Vescovo di Trivento ha celebrato a San Lorenzo fuori le Mura la Santa Messa per Beato Pio IX

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Nel ventennale di fondazione dell’Istituto di Studi Storici Beato Pio IX, presieduto dal Conte Fernando Crociani Baglioni, si è svolta nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma l’annuale Solenne Concelebrazione Eucaristica, per impetrare la canonizzazione del Beato Pio IX.

Il colpo d’occhio rimane impresso nella sentita partecipazione dei sodali dell’Istituto accorsi da Spagna, Francia, Austria, Scozia Romania, Brasile e Senegal; nonché da molte regioni italiane del Nord, Centro e Sud, e dei devoti del Pontefice santo. Al Sacro Rito hanno presenziato anche dei Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, tra cui il Delegato della Tuscia e Sabina Cav. Gr. Cr. Avv. Roberto Saccarello.

Il rito tuttavia sobrio rendeva emozionante lo svolgersi della Santa Messa, presieduta da S.E. Mons. Claudio Palumbo Vescovo di Trivento, Diocesi del Molise, affiancato da numerosi concelebranti (Mons. Sandro Corradini, Protonotario Apostolico, Prelato teologo emerito della Congregazione per le Cause dei Santi; Mons. Vittorio Formenti, Prelato d’Onore di Sua Santità, Officiale della Segreteria di Stato; Padre Armando Ambrosi, Rettore della Basilica con la sua comunità cappuccina; Don Ettore Capra; Don Stefano Sivilla Clary; Don Renato Tarcísio de Moraes Rocha).

La toccante sacra liturgia è stata solennizzata dal coro diretto da Don Luigi Ullucci e dalla maestria d’organo dei laici salesiani di Santa Maria Ausiliatrice. I momenti salienti della Celebrazione a cominciare dall’ingresso processionale seguendo poi tutti i passaggi della Santa Messa cantata, venivano solennizzati dai canti come dalle musiche liturgiche che abbracciavano tutto il repertorio sacro, dal gregoriano alle moderne composizioni di Marco Frisina.

Mons. Palumbo, non a caso uomo di profondi studi storici ed “appassionato” della figura e dell’opera di questo Papa, ha reso una toccante omelia, abbracciando tutta la spiritualità e la biografia del Conte Giovanni Maria Mastai Ferretti, giovane aristocratico marchigiano nato il 13 maggio 1792 a Senigallia, che rapidamente divenne Prelato, Arcivescovo di Spoleto, Vescovo di Imola, Cardinale e il 16 giugno 1846, a soli 54 anni eletto 255̊ Vescovo di Roma e Sommo Pontefice con il nome di Pio IX dal 1846 al 1878; 163º e ultimo Sovrano dello Stato Pontificio dal 1846 al 1870. Un arco di vita lungo e venerando ad 86 anni ed il più lungo pontificato della storia della Chiesa, per più di 31 anni, dopo quello di San Pietro. Morto a Roma il 7 febbraio 1878 a 85 anni è sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Fu proclamato beato da San Giovanni Paolo II nel 2000.

Un Papa martire, che ebbe a subire persecuzione, odio, insulti, minacce alla Sua pacifica dignità. Amava i suoi nemici, pregava per loro, così come dichiarò allo stesso Garibaldi dal quale subì l’aggressione del novembre 1867 ed allo stesso Re Vittorio Emanuele II, dal quale subì l’aggressione del settembre 1870 e le successive spoliazioni della Chiesa in Roma ed in tutto lo Stato Romano. Uomo di grandi vedute metapolitiche, per le quali concepiva un’assetto federale dell’Italia intera secondo il modello vagheggiato da Gioberti, da Rosmini e dallo stesso Cattaneo, che avrebbe ricalcato il processo unitario federale della Germania, dell’Austria-Ungheria, della Svizzera, del Belgio, della Gran Bretagna, e come tale in voga nell’Europa di metà Ottocento. Nel rispetto delle specifiche identità dei popoli, che avrebbero perseguito vie pacifiche di convivenza e affratellamento, conservando le peculiari caratteristiche culturali e morali delle rispettive regioni di appartenenza.

Altro che negatore dell’unità d’Italia. Altro che avversario del Risorgimento. Papa Pio IX fu l’antesignano dell’unità d’Italia così come Egli la immaginava, non certo sotto forma delle successive invasioni e annessioni rispetto al Piemonte, contrassegnate da guerre fratricide, violenze, soprusi, spogliazioni e spargimento di sangue; e sradicamento delle specificità proprie delle diverse contrade d’Italia. Fu dunque sovrano di un principato civile prospero e pacifico che subì l’invasione del 1860, che privò lo Stato Pontificio dell’Italia Centrale senza dichiarazione di guerra; l’aggressione rivoluzionaria del 1867 di una masnada di forze irregolari garibaldine; e quella finale del 1870, pur essa senza dichiarazione di guerra ed in violazione della Convenzione stipulata tra il governo subalpino e la Francia. Nonostante il supporto di un esercito volontario costituito dagli zuavi provenienti da tutta Europa, dovette subire la violenza di Porta Pia ed ordinare la resa ad una armata che per l’onore militare voleva battersi fino in fondo. Alla resa seguirono le spoliazioni, l’umiliazione dei soldati volontari, l’unilaterale “legge delle guarentigie” e la persecuzione della religione che si protrasse sino alla Conciliazione.

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