Approfondimento. La carità nella verità, linea guida dei nuovi statuti di Caritas Internationalis

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Con il nuovo statuto, si rafforza la collaborazione tra Caritas Internationalis e Santa Sede. E allo stesso tempo si delineano con maggiore chiarezza le competenze della Segreteria di Stato vaticana. Che sempre più è chiamata ad essere centro e raccordo della Chiesa. Una operazione di rinnovamento che Benedetto XVI ha cominciato da tempo, ha reso visibile nominando il cardinal Bertone, un canonista che aveva servito come suo numero 2 alla Congregazione della Dottrina della Fede – Segretario di Stato (ma lui preferisce definirsi “Segretario di Chiesa”). E che punta a rendere viva e presente l’identità del mondo cattolico. “La carità nella verità” è il titolo dell’enciclica sociale di Benedetto XVI, ed è anche il suo programma di governo. E i nuovi statuti della Caritas Internationalis, in vigore dal 2 maggio, giorno della loro pubblicazione sull’Osservatore Romano, vanno proprio in questa direzione.

Il nuovo Statuto

Sin dai primi articoli, il nuovo Decreto Generale delinea le competenze dei dicasteri di riferimento di Caritas Internationalis. In primis, si rafforza il ruolo del Pontificio Consiglio Cor Unum, definito sin dal primo articolo “il Dicastero competente nei confronti di Caritas Internationalis, per l’intero ambito della sua attività istituzionale, in ordine all’osservanza del presente Decreto e della normativa propria di tale persona giuridica canonica pubblica nonché al controllo e vigilanza relativi, salvo quanto stabilito negli articoli seguenti”.  È a Cor Unum che Caritas Internationalis deve sottoporre qualunque testo di contenuto dottrinale e morale. E il Pontificio Consiglio partecipa con propri rappresentanti – che hanno diritto di parola – alle riunioni dei delegati di Caritas Internationalis, e nominerà un assistente ecclesiastico.

Altri punti del decreto: le nuove linee guida per la futura normativa di lavoro specifica per il personale di Caritas; la nomina pontificia di almeno tre membri nel Consiglio esecutivo; i compiti di un assistente ecclesiastico e la creazione di una Commissione di Assistenza; la necessità del nulla osta della Santa Sede per le candidature a presidente e segretario generale, come già previsto nel Chirografo “Durante l’Ultima Cena” – con il quale si diede a Caritas Internationalis la personalità giuridica canonica pubblica.  Variazione rispetto ai precedenti Statuti: la Santa Sede dovrà dare il suo nulla osta anche per la candidatura del tesoriere.

E poi, vengono meglio definiti i compiti della Segreteria di Stato. La prima sezione ha compito di tutelare lo status giuridico della Caritas Internationalis, coordinare le competenze assegnate ai dicasteri tra il Pontificio Consiglio Cor Unum e gli altri dicasteri competenti con le istituzioni del Governatorato della santa Sede, assitere “il Pontificio Consiglio Cor Unum nel compito di vigilare sulla puntuale e trasparente amministrazione patrimoniale e finanziaria di Caritas Internationalis”. La seconda sezione tiene “le relazioni con le autorità politiche, diplomatiche, amministrative e giudiziarie degli Stati, in particolare con quelle dello Stato Italiano, nonché le relazioni con le Organizzazioni internazionali e regionali”, approva gli accordi di finanziamento ufficiale da parte di governi e Organizzazioni Internazionali e gli accordi di cooperazione e gli altri accordi ufficiale con i governi, gestisce le contese (se e come Caritas Internationalis si debba rivolgere ad arbitrato, corte civile o internazionale, per risolvere una lite).

Un maggiore coordinamento

Il nuovo assetto della Caritas Internationalis va nella direzione di dare maggior coordinamento a dicasteri e organismi collegati alla Santa Sede. Un maggior coordinamento richiesto anche dal cardinal Bertone, nel suo documento preliminare alla periodica riunione dei capi-dicastero della Curia Romana di gennaio, pubblicato da korazym.org. E’ una riforma generale, quella attuata da Benedetto XVI. Una riforma che mira a un maggior coordinamento tra i dicasteri, e che vuole portare alla piena attuazione la Pastor Bonus, che assegna proprio alla Segreteria di Stato i compiti di coordinamento. Una riforma generale che ha riguardato il ramo finanziario del Vaticano (è diventata legge il decreto 159, che migliora la legge vaticana 127 sull’antiriciclaggio, in cui sono delineate anche le competenze della Segreteria di Stato), che passa attraverso la ristrutturazione della Prefettura degli Affari Economici (che – come anticipato da korazym.org – diventa un vero e proprio Ministero delle Finanze con compiti di indirizzo economico) e che punta al dialogo e alla collaborazione di tutti i dicasteri. Più che di un accentramento, si tratta di operare per un maggiore coordinamento. Proprio quello che è sembrato mancare ai dicasteri curiali in questi ultimi anni.

Il coordinamento, tra l’altro, riguarda anche aspetti dottrinali. La verità è l’impegno principale del Magistero di Benedetto XVI: vi ha dedicato il primo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (Nella verità, la pace, 2006) e più volte si è pronunciato per una fede aderente al Vangelo. Stare nel mondo non significa essere del mondo. E non giustifica rapporti o posizioni che snaturano il pensiero cattolico. Recentemente, questo impegno del Pontificato – portato avanti dalla Segreteria di Stato – si è visto con la questione dell’Università Cattolica del Cile, cui la Segreteria di Stato ha tolto l’appellativo cattolico. Ma è stato emblematico proprio l’anno scorso per quanto è riguardato la Caritas Internationalis, e la nomina del nuovo segretario.

I fondamenti teologici. I problemi del passato.

Lo scorso anno, la Segreteria di stato non concesse il nulla osta per la ricandidatura del precedente segretario generale Lesley-Anne Knight, nonostante il suo lavoro fosse stato plaudito anche dallo stesso presidente della Caritas Internationalis. Al suo posto, fu scelto Michel Roy, francese, che proviene dall’esperienza di Secours Catholique, in un Paese fortemente secolarizzato dove definire l’identità cattolica e l’appartenenza alla Chiesa è fondamentale.

Caritas Internationalis è una “organizzazione ombrello” che unisce 165 organizzazioni cattoliche nel mondo. Tra queste, la Canadian Catholic Organization for Development and Peace, che è stata sotto il tiro delle organizzazioni pro-life per aver sostenuto organizzazioni che difendono la legalizzazione dell’aborto, distribuiscono contraccettivi e supportano politiche omosessuali. Il precedente segretario Knight aveva vigorosamente difeso la CCODP in una lettera diffusa aivari donatori. Ma ci sono problemi simili anche con altre organizzazioni internazionali di aiuti di stampo cattolico sponsorizzate a vario titolo delle Conferenze Episcopali nel mondo, che sono state accusate di non aver condotto una seria indagine a riguardo. Il rischio è di trovarsi a coordinare una serie di organizzazioni in serio contrasto con il cattolicesimo.

I cambiamenti del Vaticano sull’approccio internazionale sembrano essere parte di un progetto generale delineato da Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate. L’enciclica sostiene che lo sviluppo umano integrale e la cooperazione internazionale non possono essere separati dalla verità. Nell’enciclica si esplicitava il sospetto che “alcune Organizzazioni non governative, poi, operano attivamente per la diffusione dell’aborto, promuovendo talvolta nei Paesi poveri l’adozione della pratica della sterilizzazione, anche su donne inconsapevoli. Vi è inoltre il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti di fatto l’imposizione di un forte controllo delle nascite. Preoccupanti sono altresì tanto le legislazioni che prevedono l’eutanasia quanto le pressioni di gruppi nazionali e internazionali che ne rivendicano il riconoscimento giuridico”. Il rischio da scongiurare è che queste organizzazioni ottengano un ombrello “cattolico” al loro operato.

Ma si deve guardare ancora indietro per comprendere i fondamenti della “politica della carità” di Benedetto XVI, alla seconda parte della Deus Caritas Est, la prima enciclica del Papa. Lì, Benedetto XVI afferma che “le organizzazioni caritative della Chiesa costituiscono invece un suo opus proprium, un compito a lei congeniale, nel quale essa non collabora collateralmente, ma agisce come soggetto direttamente responsabile, facendo quello che corrisponde alla sua natura. La Chiesa non può mai essere dispensata dall’esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d’altra parte, non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l’uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell’amore.”

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