Querida Amazonia. Le conseguenze di una svolta che non c’è stata. Un’altra “rivoluzione”, che divora i suoi figli

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Dopo la presentazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco “Querida Amazonia”, e le anticipazioni nei giorni scorsi dei vescovi americani via Catholic News Service e di Edward Pentin su National Catholic Register, condivido di seguito l’analisi del Prof. Roberto de Mattei su questo documento pontificio, intorno al quale si era creata una grande attesa.

Il Direttore dell’agenzia cattolica di informazioni “Corrispondenza romana” presenta una breve cronistoria del tema dell’Amazzonia, che ci ha portato ad oggi, illustrando le conseguenze delle previsioni disattese dei vescovi germanico-amazzonici, visto “l’assenza di ogni esplicita menzione di passi o paragrafi del Sinodo sull’Amazzonia è la presa di atto del suo fallimento”, che ha ridotto Assemblea sinodale panamazzonica “a un sogno evanescente”.

La delusione.

Papa Francesco chiude le porte ai rivoluzionari, che sono rimasti estremamente delusi da “Querida Amazonia”. Per capirlo basta leggere le reazioni negativi dalla Germania “Chiesa tedesca molto ricca, ma priva di fedeli” (S.E.R. Mons Massimo Camisasca, Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla) -, per esempio il Comunicato del Comitato centrale dei laici tedeschi: “Il Papa non trova il coraggio di attuare vere riforme. Ci dispiace moltissimo che abbia rafforzato le posizioni esistenti della Chiesa romana in termini di accesso al sacerdozio e di partecipazione delle donne ai ministeri”.

L’Arcivescovo di Vienna, Card. Christoph Schönborn: “Nessuna apertura, neanche implicita”.

Le parole del ultraprogressista Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di München-Freising e Presidente (uscente) della Conferenza Episcopale Tedesca, gran animatore del “cammino sinodale” che procede in Germania, lasciano poco spazio a dubbi. L’Esortazione “non intende sostituire o ripetere il documento finale del Sinodo”, ha sottolineato il Cardinale Marx, presentando “Querida Amazonia” oggi a Bonn, ma intende “presentare ufficialmente il documento finale” che va letto integralmente. “Chi si aspettava decisioni concrete e indicazioni precise non le troverà in questa esortazione”, ha aggiunto Marx riguardo la “visione ecclesiale”, poiché qui “il Papa ha avviato una ricezione del Sinodo rilevante per la Chiesa mondiale”. “Come è noto, la maggioranza dei 2/3 dei 280 padri sinodali si è pronunciata a favore di eccezioni al celibato obbligatorio e di un’ulteriore riflessione sull’ammissione delle donne al diaconato nel documento finale del Sinodo”, ha ricordato Marx, temi che sono discussi anche in Germania, ma che “non sono stati i temi principali del Sinodo”. Quindi “l’Esortazione post-sinodale non affronta direttamente queste domande, ma piuttosto incoraggia a sviluppare ulteriormente la riflessione sul tema del sacerdozio per consentire la regolare celebrazione dell’Eucaristia”. È una “discussione che continuerà”, “non la vedo chiusa”. Oltre che tema della prossima plenaria dei vescovi, elementi di Querida Amazonia “rientreranno nei corrispondenti forum del cammino sinodale”.

No ai viri probati, no all’ordinazione dei padri di famiglia per supplire alla carenza di clero, no alle diaconesse. Consegnando al popolo di Dio e agli uomini di buona volontà l’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, delle proposte rivoluzionarie contenute nel Documento finale dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi di ottobre è rimasto ben poco. Il testo è organizzato attorno a quattro sogni: un sogno sociale, un sogno culturale, un sogno ecologico e un sogno ecclesiale. Il tutto inframmezzato da brani poetici che rimandano alla sofferenza patita dalla vasta regione amazzonica.

Riporto due domande e risposte di “Noi siamo Chiesa”:
“Il libro di Benedetto XVI e Sarah ha esercitato il suo peso?
Sebbene sia stato detto dalle fonti ufficiali che il documento era pronto prima, da dicembre, mi consta che non è così: anzi, che proprio il libro in oggetto ha spinto a rivedere drasticamente la quarta parte dell’Esortazione, la quale comunque presenta fessure nelle quali infilare quanto è rimasto fuori [se questo verrebbe confermato, siamo alla presenza di una menzogna ufficiale, visto che ci è stato fatto sapere il contrario, V.v.B.].
Cosa possiamo ricavare dalla vicenda?
Benedetto XVI e il card. Sarah hanno testimoniato l’importanza del pensiero cattolico. Far pensare è il compito della filosofia, diceva Paul Ricoeur. L’attivismo oggi prevalente nella Chiesa e oltre, non aiuta anzi allontana tanti. Chi è cattolico deve, con determinazione, affermare la verità, e attendere con pazienza il tempo della grazia che la Provvidenza prepara. La Chiesa nella sua totalità non può incorrere nell’eresia. Se siamo membra di un corpo: non vi sono leggi sociologiche e politiche ma prevale la realtà della grazia, realtà ontologica e soprannaturale che rende l’uomo santo e gradito a Dio”.

La delusione dei pasdaran della rivoluzione ecclesiastica è stato riassunto dall’amico e collega Marco Mancini sul suo diario Facebook con capacità di sintesi, spostando un vecchio proverbio perfetto per oggi.

La delusione è stata ragionata dall’amico e collega Luigi Accattoli, che aggiungo in conclusione.

Dal diario Facebook di Marco Mancini. Capacità di sintesi. Un vecchio proverbio perfetto per oggi.

Per Prof. de Mattei “la Querida Amazonia appare, sotto questo aspetto, come uno schiaffo alla Conferenza episcopale tedesca” e “non segna la ‘svolta’ dirompente annunciata da Mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen, secondo cui, dopo il Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, «niente sarebbe stato più come prima»”. Le cose sono andate diversamente in modo decisiva, “il Cardinale Reinhold Marx ha annunciato che a marzo abbandonerà la carica di Presidente della Conferenza episcopale tedesca” e l’assenza dalla conferenza stampa di presentazione oggi in Sala Stampa della Santa Sede del Cardinale Cláudio Hummes, Relatore generale dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Amazzonia e presidente della Repam, “si rivela significativa”. La notizia di oggi.
Il Cardinale Hummes, che era il principale protagonista dell’operazione “viri probati”, che ha riversato nell‘operazione sforzi incredibili, andando in praticamente tutte le diocesi dell’Amazzonia, per incitare i vescovi a scrivere a Roma spingendo per chiedere l’ordinazione di viri probati. Intervistato da Vatican News, Hummes ha detto: “Sarà difficile dire se frustrerà o meno. Non posso dirlo. Le persone che diranno di essere frustrate dovrebbero dire che non c’è nulla che possa frustrare le persone. Lo ripeto perché il Papa ha chiarito che l’intero documento, non alcuni numeri, sì e altri no, ma l’intero documento sia messo in pratica.

Il Papa ha anche chiarito che si tratta di un processo. E quindi, torniamo anche con tutta questa documentazione – sia che si tratti del Documento finale o dell’Esortazione del Papa, torneremo alle basi lì, ancora una volta, per iniziare insieme alla gente, per iniziare a costruire questi percorsi. Come, quindi, costruire questi percorsi ora, a questo punto del processo – un processo che aveva un punto alto, sì, al Sinodo, ma non si è concluso qui. È un percorso che dobbiamo ancora percorrere, continuare a percorrere, come la Chiesa deve sempre fare nella storia”.

L’analisi del Prof. de Mattei, che segue, ha il pregio di fornire “una chiave per comprendere l’eterogenesi dei fini di ogni azione che si allontani dalla verità e dall’ordine”.

Querida Amazonia: le conseguenze di una svolta che non c’è stata
di Roberto de Mattei
Corrispondenza Romana, 12 febbraio 2020

Colpo di freno sui “viri probati”; fallimento del Sinodo sull’Amazzonia; aperto contrasto con i vescovi germanico-amazzonici. In questi tre punti può racchiudersi la dinamica avviata dalla Esortazione post-sinodale di papa Francesco Querida Amazonia, presentata il 12 febbraio 2020.
Attorno all’Esortazione pontificia, che ha messo l’ultimo sigillo al Sinodo sull’Amazzonia, svoltosi a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019, si era creata una grande attesa.  Sia l’Instrumentum laboris del 17 giugno che il documento finale del 26 ottobre proponevano una nuova cosmologia panteista, di cui era espressione la statuetta del Pachamama venerata nei Giardini Vaticani e portata in processione in San Pietro, prima di essere gettata a Tevere da Alexander Tschugguel. Questa visione cosmologica rimane l’aspetto più scandaloso del Sinodo panamazzonico, che però si proponeva altri ambiziosi obiettivi, a cominciare dall’introduzione dei viri probati: ossia l’accesso al sacerdozio di uomini sposati, dopo che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano categoricamente escluso questa ipotesi, avanzata dai settori più progressisti della Chiesa fin dall’epoca del Concilio Vaticano II. Il paragrafo 111 del documento finale approvato dal Sinodo aveva assunto, negli ultimi mesi, un forte valore simbolico. Questo paragrafo proponeva di «ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile».
Mentre papa Francesco lavorava al testo definitivo della sua Esortazione, il 13 e il 29 gennaio 2020 il cardinale Cláudio Hummes, relatore generale del Sinodo per l’Amazzonia e presidente della Repam, ha inviato a tutti i vescovi due lettere sub secreto, per sensibilizzarli sull’imminente uscita del testo di papa Francesco. Nella seconda di queste lettere il cardinale brasiliano allegava un link al paragrafo 111 del documento finale del Sinodo sull’Amazzonia, lasciando intendere che avrebbe costituito parte dell’Esortazione post-sinodale. L’introduzione dei viri probati avrebbe dovuto iniziare in alcune regioni dell’Amazzonia per poi estendersi alla Chiesa universale. Non sarebbe stata liquidata solo una mutevole “disciplina ecclesiastica”, ma una legge della Chiesa fondata su un precetto di origine divino-apostolica. Però nell’Esortazione post-sinodale Querida Amazonia, è assente il riferimento non solo al paragrafo 111, ma a qualsiasi altro paragrafo del Documento finale del Sinodo, al contrario di quanto era accaduto con la Amoris laetitia, che nelle sue note aveva citato circa ottanta volte la Relatio finalis del Sinodo del 2015. E’ vero che nel paragrafo 3 della sua Esortazione papa Francesco invita a leggere il Documento sinodale, nella speranza che la Chiesa possa essere “arricchita” dai lavori dell’Assemblea”, ma l’assenza di ogni esplicita menzione di passi o paragrafi del Sinodo sull’Amazzonia è la presa di atto del suo fallimento. Il  Sinodo panamazzonico è  ridotto a un sogno evanescente, «un testo – come scrive Andrea Tornielli – scritto come una lettera d’amore». 
La lettera ai vescovi del cardinale Hummes, di cui il Papa non era certamente all’oscuro, conferma come lo stesso papa Francesco abbia rinviato fino all’ultimo la sua scelta, sotto la spinta di due opposte pressioni: da una parte quella dei vescovi germanico-amazzonici, dall’altra quella dei cattolici ortodossi, che hanno salutato come un “manifesto” il libro a quattro mani del cardinale Sarah e di Benedetto XVI Dal profondo dei nostri cuori, pubblicato nel mese di gennaio. Questa seconda spinta ha prevalso e l’assenza del cardinale Hummes dalla conferenza stampa di presentazione, si rivela significativa. Il cardinale si trova a San Paolo del Brasile, dove la protesta contro l’Esortazione post-sinodale è destinata a manifestarsi. Eppure, nell’incontro con i giornalisti del 28 gennaio 2019, sull’aereo di ritorno da Panama, Papa Francesco aveva fatto una distinzione tra le sue personali convinzioni favorevoli al celibato e ciò che – aveva detto – potrebbe essere necessario alla Chiesa, dal punto di vista pastorale. In quell’occasione il Papa aveva citato un libro del vescovo emerito di Aliwal (Sud Africa) Fritz Lobinger, Teams of EldersMoving Beyond Viri Probati, che suggeriva l’introduzione di due tipi di preti nella Chiesa: i primi celibi, a tempo pieno; i secondi sposati, con famiglia. L’Osservatore Romano del 6 febbraio 2019 aveva rilanciato la «proposta per i preti di domani» formulata dal vescovo Lobinger, lasciando intendere che il Sinodo sull’Amazzonia l’avrebbe fatta propria.
Ciò non è accaduto e l’insoddisfazione degli ambienti progressisti è destinata ad esplodere. La Querida Amazonia, a differenza della Amoris laetitia, non segna la “svolta” dirompente annunciata da mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen, secondo cui, dopo il Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, «niente sarebbe stato più come prima». Ma ciò che soprattutto non va dimenticato è che l’Esortazione di papa Francesco è pressoché simultanea all’inizio del percorso sinodale dei vescovi tedeschi che nella loro assemblea di Francoforte, hanno insistito nella richiesta delle due forme di presbiterato, quella celibataria e quella “uxorata. La Querida Amazonia appare, sotto questo aspetto, come uno schiaffo alla Conferenza episcopale tedesca.
Qualcuno ricorderà a questo punto la strategia dei “due passi avanti e uno indietro” di papa Francesco, ma quando un treno viaggia ad alta velocità, una brusca frenata può farlo deragliare, ponendo fine alla corsa in modo drammatico. Il processo rivoluzionario è una macchina sociale che spesso diviene incontrollabile e travolge i macchinisti. «La Rivoluzione divora i suoi figli». Questa celebre frase che il girondino Pierre Victurnien Vergniaud (1753-1793) pronunciò davanti al tribunale giacobino che lo condannava a morte, costituisce una chiave per comprendere l’eterogenesi dei fini di ogni azione che si allontani dalla verità e dall’ordine.
Anche la manifestazione dei cattolici di Acies ordinata a Monaco di Baviera, rivela tutta la sua importanza dopo l’Esortazione post-sinodale del 12 febbraio. In concomitanza con la Querida Amazonia, il cardinale Reinhold Marx ha annunciato che a marzo abbandonerà la carica di presidente della Conferenza episcopale tedesca. Gli osservatori collegano questo gesto alle forti pressioni contro il processo sinodale che l’arcivescovo di Monaco ha ricevuto negli ultimi mesi, tra cui vengono citate l’opposizione del cardinale di Colonia Rainer Maria Woelki, la “correzione fraterna” subita da parte dei vescovi ucraini di rito latino e le accuse di Acies ordinata, nella conferenza stampa svoltasi il 18 gennaio nella sua diocesi. Al percorso sinodale dei vescovi tedeschi, che li conduce verso una nuova chiesa, separata da quella cattolica, apostolica e romana, Acies ordinata ha opposto a Monaco la pubblica professione di fede del Credo. Oggi Acies ordinata è il simbolo di tutti coloro che nella Chiesa combattono le forze del caos in maniera ordinata, stando in piedi con il rosario in mano e lo sguardo rivolto al nemico, come esorta sant’Ambrogio: «Il soldato sta in assetto di guerra, non sta seduto; il soldato in armi non sta reclinato, ma sta in piedi ben eretto. Per questo è detto ai soldati di Cristo: “Ecco ora, benedite il Signore, voi tutti servi del Signore, che state in piedi nella casa del Signore”» (Commento a dodici Salmi, Città Nuova, Roma 1980, Salmo I, n. 27, p. 69).

Provo a intendere il no del Papa alle riforme amazzoniche
di Luigi Accattoli
Il blog di Luigi Accattoli, 12 febbraio 2020

Ho passato la giornata a rispondere a richieste di commenti al documento papale. Ora provo a tirare le fila di riflessioni che mi sono trovato a improvvisare in risposta a domande poste con le angolature più varie. A ogni interpellante spiegavo che non mi aspettavo un testo come quello che abbiamo avuto. Qui non ho bisogno di dare questa spiegazione, avendo già fatto due post che chiariscono come mi aspettassi altro. Il nocciolo della mia interpretazione, che svolgerò a passi cauti nei commenti, è il seguente: abbiamo a che fare con un’esortazione post sinodale assai diversa da quelle conosciute fino a oggi. Essa non dà risposta positiva alle richieste di riforma che sono state avanzate ma neanche le respinge. Dunque in sostanza le questioni poste restano aperte. È come se il Papa invece di dire “sì” o “no” abbia detto: aspettiamo.
Un rinvio a tempi migliori. Non credo che l’esortazione “Querida Amazonia” costituisca una svolta antiriformatrice del Papa argentino, ma certo segnala una battuta d’arresto sulla via delle riforme. O forse – come accennavo nel post – è piuttosto un loro rinvio a tempi migliori.
Quattro richieste senza risposta. Il Sinodo di ottobre aveva chiesto con maggioranze qualificate una manciata di vere innovazioni: l’ordinazione sacerdotale per diaconi permanenti sposati, l’ammissione delle donne al diaconato, la creazione di un rito liturgico amazzonico, l’istituzione di un organismo che riunisca i vescovi della regione che oggi appartengono alle conferenze episcopali di nove paesi.
Il Papa nel documento conclusivo neanche cita queste richieste. Le prime due non le nomina, la terza la richiama di passaggio in una nota dicendola “emersa in Sinodo”, alla quarta allude indirettamente. Nessuno si aspettava questa linea dell’astensione, stante la tendenza di Francesco ad affrontare di petto le questioni.
Non apre e non chiude. Forse Bergoglio nel tirare le somme del lavoro del Sinodo ha avvertito che nessuna di quelle questioni era matura al punto giusto da permettere una decisione normativa, canonica. Forse l’opposizione degli ambienti tradizionalisti gli ha consigliato il rinvio a quando le nespole saranno mature.
Sta di fatto che ha scelto di non entrare nelle “questioni disputate”, come si dice nel linguaggio ecclesiastico. Con questa scelta ha ottenuto – mi pare – un doppio risultato: di allentare – almeno momentaneamente – l’assedio tradizionalista e di mantenere aperte le questioni.
Il documento finale è ancora là. Il punto arduo a intendere è forse questo: dopo la pubblicazione dell’esortazione, le quattro richieste di riforma restano valide, come fossero ancora da affrontare. Nessuna infatti ha avuto risposta, ma neanche è stata cassata. Il documento finale del Sinodo, che le proponeva, il Papa con la sua “esortazione” l’ha raccomandato a tutta la Chiesa perché ne faccia una lettura “integrale”.
Francesco ha scritto anche che quel documento con la sua esortazione ha inteso “presentarlo ufficialmente”. Con gli altri Sinodi mai aveva proceduto così. Dunque le richieste dei “padri” sono ancora valide. Per ora non hanno avuto risposta, ma potrebbero averla domani. E se non da Francesco, magari dal suo successore. Perché si sa che i tempi della Chiesa sulle questioni disputate sono lentissimi.

Lorenzo Cuffini aggiunge: “Non entro nel merito della esortazione. Lo fa Luigi, da par suo. Non nascondendosi lo spiazzamento ma, come sempre, cercando di capire, analizzare e spiegare. Che è la cosa migliore , ma soprattutto l’unica che serva, davanti a un pronunciamento del papa (qualunque papa) o del magistero. Il che non significa portare il cervello all’ammasso: tutt’altro, anzi, l’opposto. Significa tenersi le proprie idee, speranze, aspettative, illusioni, insomma i propri ” gusti” in materia di fede & chiesa, ma rendendosi conto che ( grazie a Dio, sai che casini!!!) valgono pura aria fritta, e che la chiesa vera funge in altro modo, con altri tempi, e altre strade. Insomma : se quel che fa/ non fa – dice/non dice -decide/non decide un papa NON mi va, sono affari miei, non del papa , men che meno della Chiesa. Se no, sono uguale (e rovesciato) rispetto a un Valli qualunque. Della Chiesa, specie quando va per una strada che è diversa, lontana, opposta alla mia, occorre sempre e comunque fidarsi: senza rinunciare di una virgola ai propri convincimenti e alle proprie eventuali battaglie da fare ALL’INTERNO , ma senza lasciarsi andare nemmeno per un attimo alla deriva seiana del “so tutto mi, faso tutto mi, el cattolico son mi”.
Di quest’ultima genìa, siamo oltremodo inflazionati, ci manca pure che io ci metta sopra il carico da novanta”.

Rosicando.
Ma quanto rosica Spadaro sul fatto che nel documento papale non si parla di preti sposati e di diaconesse?
 Seguito da altri, a cui ha dato la linea, Spadaro cerca di vedere aperture positive, nuovi orizzonti e nuovi cieli laddove altri tirano un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, commenta Marco Tosatti su “Stilum Curiae”.
«Per favore, non potete essere più restrittivi della stessa Chiesa né più papisti del Papa: aprite le porte, non fate esami di perfezione cristiana perché così facendo promuoverete un fariseismo ipocrita» (Francesco alla Federazione internazionale Azione Cattolica, aprile 2017).

Conclude con un’annotazione di Marco Tosatti su “Stilum Curiae”: “I commentatori di sinistra, a cominciare da Luigi Accattoli e a finire al Manifesto, parlano senza esitazione di uno stop, di un rinvio a tempi indefiniti, a risposte non date a domande e proposte precise contenute nel documento finale, che non entra però a far parte dell’Esortazione, e resta là, domanda inevasa. Vedremo se dal Sinodo della Germania – che certamente si trova privo di una stampella importante, e sulla quale forse contava – verranno altre provocazioni”.

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