Papa Francesco mostra davanti al mondo tutto lo splendore, il dramma, il mistero dell’amata Amazzonia

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La Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso questa mattina, insieme al testo integrale in varie lingue, tra altro, anche una sintesi (una velina di tre pagina in più lingue, a cura di Vatican News del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede) dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” al popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà. Riporto la sintesi offerta, seguita da 3 paragrafi integrali dell’introduzione e qualche riflessione (anche se parziale, quindi senza pretesa di offrire una visione globale, per cui rimando al testo integrale di Papa Francesco pubblicata oggi, in più lingue (Bollettino N. 91), che si può trovare qui, che è composto da 4 Capitoli, suddivisi in 111 Paragrafi).
I testi della Conferenza Stampa di presentazione nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede (Bollettino N. 94) si possono trovare qui.

Sintesi a cura di Vatican News

Introduzione
“L’amata Amazzonia si mostra di fronte al mondo con tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero”. Inizia così l’Esortazione apostolica post-sinodale, Querida Amazonia. Il Pontefice, nei primi punti, (2-4) spiega “il senso di questa Esortazione” ricca di riferimenti a documenti delle Conferenze episcopali dei Paesi amazzonici ma anche a poesie di autori legati all’Amazzonia. Sottolinea che desidera “esprimere le risonanze” che il Sinodo ha provocato in lui. E precisa che non intende né sostituire né ripetere il Documento finale che invita a leggere “integralmente”, auspicando che tutta la Chiesa si lasci “arricchire e interpellare” da esso e che la Chiesa dell’Amazzonia si impegni “nella sua applicazione”.
Francesco condivide i suoi “Sogni per l’Amazzonia” (5-7), la cui sorte deve preoccupare tutti perché questa terra è anche “nostra”. Formula cosi “quattro grandi sogni”: che l’Amazzonia “lotti per i diritti dei più poveri”, “che difenda la ricchezza culturale”, che “custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale”, che infine le comunità cristiane siano “capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia”.
Primo capitolo
Il sogno sociale: la Chiesa sia al fianco degli oppressi
Il capitolo primo di Querida Amazonia è incentrato sul “Sogno sociale” (8). Sottolinea che “un vero approccio ecologico” è anche “approccio sociale” e, pur apprezzando il “buon vivere” degli indigeni, mette in guardia dal “conservazionismo” che si preoccupa solo dell’ambiente. Con toni vibranti, parla di “ingiustizia e crimine” (9-14). Rammenta che già Benedetto XVI aveva denunciato “la devastazione ambientale dell’Amazzonia”. I popoli originari, avverte, subiscono un “asservimento” sia da parte dei poteri locali che da quelli esterni. Per il Papa le operazioni economiche che alimentano devastazione, uccisioni, corruzione, meritano il nome di “ingiustizia e crimine”. E con Giovanni Paolo II ribadisce che la globalizzazione non deve diventare un nuovo colonialismo.
I poveri siano ascoltati sul futuro dell’Amazzonia
Di fronte a tanta ingiustizia, il Pontefice chiede di “indignarsi e chiedere perdono”. (15-19) Per Francesco servono “reti di solidarietà e di sviluppo” e chiama all’impegno tutti, compresi i leader politici. Di qui, il Papa si sofferma sul tema del “senso comunitario” (20-22). Rammenta che per i popoli amazzonici le relazioni umane “sono impregnate dalla natura circostante”. Per questo, scrive, vivono come un vero “sradicamento” quando sono “obbligati a emigrare in città”. L’ultima parte del primo capitolo è dedicato alle “Istituzioni degradate” (23-25) e al “Dialogo sociale” (26-27). Il Papa denuncia il male della corruzione che avvelena lo Stato e le sue istituzioni. E si augura che l’Amazzonia diventi “un luogo di dialogo sociale” prima di tutto “con gli ultimi. Quella dei poveri, ammonisce, sia “la voce più potente” sull’Amazzonia.
Secondo Capitolo
Il sogno culturale: avere cura del poliedro amazzonico
Il secondo capitolo è dedicato al “sogno culturale”. Francesco mette subito in chiaro che “promuovere l’Amazzonia” non significa “colonizzarla culturalmente” (28). Ricorre così ad una immagine che gli è cara: “il poliedro amazzonico” (29-32). Bisogna combattere la “colonizzazione postmoderna”. Per Francesco è urgente “custodire le radici” (33-35). Citando Laudato si’ e Christus vivit, sottolinea che la “visione consumistica dell’essere umano” tende a “rendere omogenee le culture” e questo impatta soprattutto sui giovani. A loro, il Papa chiede di “farsi carico delle radici”, di “recuperare la memoria ferita”.
No a un indigenismo chiuso, serve incontro interculturale
L’Esortazione si sofferma quindi sull’“incontro interculturale” (36-38). Anche le “culture apparentemente più evolute”, osserva, possono apprendere da popoli che hanno “sviluppato un tesoro culturale stando legate alla natura”. La diversità, quindi, non sia “una frontiera” ma “un ponte” e dice no ad “un indigenismo completamente chiuso”. L’ultima parte del II capitolo è dedicata al tema “culture minacciate, popoli a rischio” (39-40). In qualsiasi progetto per l’Amazzonia, è la sua raccomandazione, “è necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli”. Questi, soggiunge, “difficilmente potranno conservarsi indenni” se l’ambiente, in cui sono nati e si sono sviluppati, “si deteriora”.

Terzo Capitolo
Il sogno ecologico: unire cura dell’ambiente e cura delle persone
Il terzo capitolo, “Un sogno ecologico”, è quello più immediatamente collegato alla Enciclica Laudato si’. Nella introduzione (41-42), viene sottolineato che in Amazzonia esiste una relazione stretta dell’essere umano con la natura. Il curarsi dei nostri fratelli come il Signore si cura di noi, ribadisce, “è la prima ecologia di cui abbiamo bisogno”. Cura dell’ambiente e cura dei poveri sono “inseparabili”. Francesco rivolge poi l’attenzione al “sogno fatto di acqua” (43-46). Cita Pablo Neruda e altri poeti locali sulla forza e bellezza del Rio delle Amazzoni. Con le loro poesie, scrive, “ci aiutano a liberarci dal paradigma tecnocratico e consumista che soffoca la natura”.
Ascoltare il grido dell’Amazzonia, lo sviluppo sia sostenibile
Per il Papa, urge ascoltare “il grido dell’Amazzonia” (47-52). Ricorda che l’equilibrio planetario dipende dalla sua salute. Ci sono, scrive, forti interessi non solo locali, ma pure internazionali. La soluzione non è perciò “l’internazionalizzazione” dell’Amazzonia; deve invece crescere “la responsabilità dei governi nazionali”. Lo sviluppo sostenibile, prosegue, richiede che gli abitanti siano sempre informati sui progetti che li riguardano e auspica la creazione di “un sistema normativo” con “limiti inviolabili”. Invita così alla “profezia della contemplazione” (53-57). Ascoltando i popoli originari, sottolinea, possiamo amare l’Amazzonia “e non solo utilizzarla”; possiamo trovare in essa “un luogo teologico, uno spazio dove Dio si manifesta e chiama i suoi figli”. L’ultima parte del III Capitolo è incentrata su “educazione e abitudini ecologiche” (58-60). Il Papa rimarca che l’ecologia non è questione tecnica, ma comprende sempre “un aspetto educativo”.
Quarto Capitolo
Il sogno ecclesiale: sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico
L’ultimo capitolo, il più corposo, è dedicato “più direttamente” ai pastori e ai fedeli cattolici e si concentra sul “sogno ecclesiale”. Il Papa invita a “sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico” attraverso un “grande annuncio missionario” (61), un “annuncio indispensabile in Amazzonia” (62-65). Per il Papa non basta portare un “messaggio sociale”. Questi popoli hanno “diritto all’annuncio del Vangelo”, altrimenti “ogni struttura ecclesiale diventerà” una ONG. Una parte consistente è poi dedicata all’inculturazione. Riprendendo Gaudium et spes, parla di “inculturazione” (66-69) come un processo che porta “a pienezza alla luce del Vangelo” quanto di buono esiste nelle culture amazzoniche.
Una rinnovata inculturazione del Vangelo in Amazzonia
Il Papa volge lo sguardo più in profondità indicando le “vie di inculturazione in Amazzonia”. (70- 74). I valori presenti nelle comunità originarie, scrive, vanno tenuti “in conto nell’evangelizzazione”. E nei due paragrafi successivi si sofferma sulla “inculturazione sociale e spirituale” (75-76). Il Papa evidenzia che, vista la condizione di povertà di tanti abitanti dell’Amazzonia, l’inculturazione deve avere “un timbro fortemente sociale”. Al tempo stesso, però, la dimensione sociale va integrata con quella “spirituale”.
I Sacramenti siano accessibili a tutti, specie ai poveri
L’Esortazione indica poi i “punti di partenza per una santità amazzonica” (77-80) che non devono copiare “modelli da altri luoghi”. Sottolinea che “è possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico”. Si può valorizzare, aggiunge, un mito “carico di senso spirituale” senza necessariamente considerarlo “un errore pagano”. Vale lo stesso per alcune feste religiose che, sebbene richiedano un “processo di purificazione”, “contengono un significato sacro”. Altro passaggio significativo di Querida Amazonia è sull’inculturazione della liturgia (81-84). Il Pontefice constata che già il Concilio Vaticano II aveva richiesto uno sforzo di “inculturazione della liturgia nei popoli indigeni”. Ricorda inoltre, in una nota al testo, che nel Sinodo “è emersa la proposta di elaborare un rito amazzonico”. I Sacramenti, esorta, “devono essere accessibili, soprattutto ai poveri”. La Chiesa, sottolinea richiamando Amoris laetitia, non può trasformarsi in una “dogana”.
Vescovi latinoamericani inviino missionari in Amazzonia
Legato a questo è il tema “l’inculturazione della ministerialità” (85-90) su cui la Chiesa deve dare una risposta “coraggiosa”. Per il Papa va garantita “una maggiore frequenza della celebrazione dell’Eucaristia”. Al riguardo, ribadisce, è importante “determinare ciò che è più specifico del sacerdote”. La risposta, si legge, è nel sacramento dell’Ordine Sacro che abilita solo il sacerdote a presiedere l’Eucaristia. Come dunque “assicurare il ministero sacerdotale” nelle zone remote? Francesco esorta tutti i vescovi, specie latinoamericani, “a essere più generosi”, orientando quanti “mostrano una vocazione missionaria” a scegliere l’Amazzonia e li invita a rivedere la formazione dei presbiteri.
Favorire un protagonismo dei laici nelle comunità
Dopo i Sacramenti, Querida Amazonia si sofferma sulle “comunità piene di vita” (91-98) in cui i laici devono assumere “responsabilità importanti”. Per il Papa, infatti, non si tratta “solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati”. Un obiettivo “limitato” se non si suscitasse “una nuova vita nella comunità”. Servono, dunque, nuovi “servizi laicali”. Solo attraverso “un incisivo protagonismo dei laici”, ribadisce, la Chiesa potrà rispondere alle “sfide dell’Amazzonia”. Per il Pontefice un posto speciale hanno pure i consacrati, mentre ricorda il ruolo delle comunità di base che hanno difeso i diritti sociali e incoraggia in particolare l’attività della REPAM e dei “gruppi missionari itineranti”.
Nuovi spazi alle donne, ma senza clericalizzazioni
Uno spazio a sé, il Papa lo dedica alla forza e al dono delle donne (99-103). Riconosce che in Amazzonia alcune comunità si sono sostenute solo “grazie alla presenza di donne forti e generose”. Avverte però che non si deve ridurre “la Chiesa a strutture funzionali”. Se fosse così, infatti, si accorderebbe loro un ruolo solo se avessero accesso all’Ordine Sacro. Per il Papa va rifiutata la clericalizzazione delle donne, accogliendo invece il contributo secondo il modo femminile che prolunga “la forza e la tenerezza di Maria”. Incoraggia il sorgere di nuovi servizi femminili, che – con un riconoscimento pubblico dei vescovi – incidano nelle decisioni per le comunità.
Cristiani lottino insieme per difendere i poveri dell’Amazzonia
Per il Papa, bisogna “ampliare orizzonti al di là dei conflitti” (104-105) e lasciarsi sfidare dall’Amazzonia a “superare prospettive limitate” che “rimangono chiuse in aspetti parziali”. Il IV capitolo termina con il tema della “convivenza ecumenica e interreligiosa” (106-110). Il Papa invita i credenti a “trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune”. “Come non lottare insieme? – si chiede Francesco – Come non pregare insieme e lavorare fianco a fianco per difendere i poveri dell’Amazzonia”?
Affidiamo l’Amazzonia e i suoi popoli a Maria
Francesco conclude la Querida Amazonia con una preghiera alla Madre dell’Amazzonia (111). “Madre, guarda i poveri dell’Amazzonia – recita un passo della sua orazione – perché la loro casa viene distrutta per interessi meschini (…) tocca la sensibilità dei potenti perché, se anche sentiamo che è già tardi, tu ci chiami a salvare ciò che ancora vive”.

«Il senso di questa Esortazione
2. Ho ascoltato gli interventi durante il Sinodo e ho letto con interesse i contributi dei circoli minori. Con questa Esortazione desidero esprimere le risonanze che ha provocato in me questo percorso di dialogo e discernimento. Non svilupperò qui tutte le questioni abbondantemente esposte nel Documento conclusivo. Non intendo né sostituirlo né ripeterlo. Desidero solo offrire un breve quadro di riflessione che incarni nella realtà amazzonica una sintesi di alcune grandi preoccupazioni che ho già manifestato nei miei documenti precedenti, affinché possa aiutare e orientare verso un’armoniosa, creativa e fruttuosa ricezione dell’intero cammino sinodale.
3. Nello stesso tempo voglio presentare ufficialmente quel Documento, che ci offre le conclusioni del Sinodo e a cui hanno collaborato tante persone che conoscono meglio di me e della Curia romana la problematica dell’Amazzonia, perché ci vivono, ci soffrono e la amano con passione. Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente.
4. Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà».

Questi 3 Paragrafi dell’Esortazione apostolica, che riporto integralmente, per non lasciar aperta la porta ad un travisamento, possono essere letti in vari modi e portare a diverse valutazioni.

Nel suo primo commento questa mattina su”Stilum Curiae” ESORTAZIONE, AMAZZONIA. NIENTE VIRI PROBATI, NÈ CELIBATO, Marco Tosatti, non volendo “violare nessun embargo” e non entrando “a citare o commentare il testo”, ha scritto “che è un lavoro non lungo, in una forma se possiamo così dire quasi poetica, e che riflette quelle che sono le speranze del Pontefice per l’Amazzonia. Quello che si può dire è che invita a leggere il Documento finale dei vescovi sul Sinodo, ma non se ne appropria. Non solo: pur considerando le difficoltà delle comunità che possono ricevere l’eucarestia in maniera sporadica, non apre all’idea dei Viri Probati, come invece fa il Documento Finale, e riafferma alcune caratteristiche basilari della figura del sacerdote in relazione ai sacramenti. Quindi aveva ragione l’anticipazione di qualche giorno fa della Fede Quotidiana. Giusto per tranquillizzare chi temeva che dall’Esortazione Apostolica potesse emergere il grimaldello che scardinasse il celibato sacerdotale latino, non solo in Amazzonia ma anche in altri Paesi (Germania in testa…)”.

Avevano ragione i vescovi americani (Papa Francesco ai vescovi americani: in “Querida Amazonia” nessuna apertura all’ordinazione di uomini sposati – 11 febbraio 2020), anche se alcuni esprimevano il dubbio: Papa Francesco NON parla lui stesso dei punti critici e criticati con forza e autorità più o meno alta, da più parti: anche se non lo fa proprio, rimanda a – e quindi vale – quello che è scritto nel Documento Finale dell’Assemblea sinodale per l’Amazzonia.

Intanto, per curiosità sono andato a rileggere le 5 ipotesi che aveva formulato Edward Pentin, per vedere quale delle 5 ha vinto il concorso…: In attesa della pubblicazione, 5 possibili scenari per l’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” – 9 febbraio 2020. Pare che abbia vinto la quarta ipotesi formulata da Pentin.

Concordo con Phil Pullella.

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