Papa Francesco e le nuove forme di fraternità solidale

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‘Le cinquanta persone più ricche del mondo… da sole potrebbero finanziare l’assistenza medica e l’educazione di ogni bambino povero’; ‘potrebbero salvare milioni di vite ogni anno’: lo ha sottolineato, ad inizio mese papa Francesco rivolgendosi ai partecipanti al workshop su ‘Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione’, organizzato dalla Pontificia accademia delle scienze sociali nella Casina Pio IV nei Giardini vaticani.

Non è la prima volta che il papa ribadisce l’importanza dell’economia nella società odierna alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, che offre una speranza certa al mondo, in quanto i problemi economici sono risolvibili: “Non esiste un determinismo che ci condanni all’iniquità universale. Permettetemi di ripeterlo: non siamo condannati all’iniquità universale.

Ciò rende possibile un nuovo modo di fronteggiare gli eventi, che consenta di trovare e generare risposte creative dinanzi all’evitabile sofferenza di tanti innocenti; il che implica accettare che, in non poche situazioni, ci troviamo di fronte a una mancanza di volontà e di decisione per cambiare le cose e principalmente le priorità. Ci viene chiesta la capacità di lasciarci interpellare e di lasciar cadere le squame dagli occhi e vedere con una nuova luce queste realtà, una luce che ci spinga all’azione”.

Per il papa il richiamo alla responsabilità non è affatto una condanna, ma giustizia sociale; l’indifferenza è una ‘struttura di peccato’, come molte volte ha scritto san Giovanni Paolo II nelle sue encicliche sociali  spesso volutamente dimenticate:

“La globalizzazione dell’indifferenza l’hanno chiamata ‘inazione’. San Giovanni Paolo II l’ha chiamata: strutture del peccato. Tali strutture trovano un clima propizio alla loro espansione ogni volta che il bene comune viene ridotto o limitato a determinati settori o, nel caso che ci riunisce qui, quando l’economia e la finanza diventano fini a se stesse”.

Ed ha ben sottolineato che la Dottrina sociale della Chiesa celebra le buone forme di bene comune nella storia come i monti di pietà e le banche popolari, che hanno consentito lo sviluppo armonico degli Stati: “Tuttavia la Chiesa avverte che queste istituzioni benefiche, sia pubbliche sia private, possono decadere in strutture di peccato. Sto utilizzando la definizione di san Giovanni Paolo II.

Le strutture del peccato oggi includono ripetuti tagli delle tasse per le persone più ricche, giustificati molte volte in nome dell’investimento e dello sviluppo; paradisi fiscali per i guadagni privati e corporativi; e naturalmente la possibilità di corruzione da parte di alcune delle imprese più grandi del mondo, non di rado in sintonia con il settore politico governante”.

Ed ecco che papa Francesco sottolinea il grande insegnamento scritto nell’enciclica sociale ‘Centesimus Annus’ al n^ 35, in cui affermava che non si può pretendere esigere debiti con ‘insopportabili sacrifici’ da parte del popolo, perché esso ha il ‘fondamentale diritto’ alla ‘sussistenza ed al progresso’.

Inoltre è ritornato a sottolineare con vigore che l’industria bellica è una struttura di peccato, richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite: “Praticamente da qui è necessario affermare che la più grande struttura di peccato, o la più grande struttura d’ingiustizia, è la stessa industria della guerra, poiché è denaro e tempo al servizio della divisione e della morte…

Questi diritti economici e un ambiente sicuro per tutti sono la misura più elementare della solidarietà umana. E la buona notizia è che mentre nel 1948 tali obiettivi non erano di portata immediata, oggi, con un mondo molto più sviluppato e interconnesso, sì lo sono. Sono stati fatti passi avanti in tal senso”.

Quindi ha richiamato tutti a lavorare insieme per porre fine alle ingiustizie, secondo una traccia che segue fin da quando è stato eletto papa ed avrà un imminente sviluppo nell’incontro convocato ad Assisi nell’ultimo week end di marzo, richiamando i moniti di sant’Ambrogio:

“Ricordate loro la responsabilità che hanno di offrire assistenza per lo sviluppo alle nazioni povere e un alleggerimento del debito per le nazioni molto indebitate. Ricordate loro l’imperativo di arrestare il cambiamento climatico provocato dall’uomo, come hanno promesso tutte le nazioni, affinché non distruggiamo le basi della nostra Casa Comune.

Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti, che finiscono col soffocare e impedire la produzione locale”.

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