In attesa della pubblicazione, 5 possibili scenari per l’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”

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Un misto di anticipazione ha preceduto la pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” (Amata Amazzonia) di Papa Francesco, frutto dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale” (6-27 ottobre 2019), previsto per mercoledì prossimo, 12 febbraio 2020.

Le anticipazioni hanno creato forte apprensione tra i fedeli, perché dei commentatori hanno ritenuto, che potrebbe apportare una modifica alla regola (canonica, non dogmatica) obbligatoria del celibato per i sacerdoti cattolici di rito latino. Quindi, in tanti si sono posti delle domande: “Cosa dirà il documento sinodale post-amazzonico del Papa sul celibato sacerdotale?”. Davvero attraverso “Querida Amazonia” Papa Francesco apporterà una modifica storica alla regola obbligatoria del celibato per i sacerdoti cattolici di rito latino? È possibile che la pubblicazione del libro “Dal profondo del nostro cuore” scritto dal Cardinale Robert Sarah con Joseph Ratzinger/Benedetto XVI ha influito sulla stesura finale del documento papale, anche visto che la pubblicazione è in ritardo su quanto auspicato da Papa Francesco?

Diversi amici mi hanno posto queste domande anche in privato, visto che non ne ho parlato. Ho risposto che – come abitudine – non mi occupo di testi papali non ancora pubblicati e non mi piace che il tutto viene ridotto a gossip sulla base di bozze o versioni provvisori. Certamente non mi occupo di testi parziali o parti di essi tirati fuori contesto.

Intanto, per quanto riguarda l’ultima domanda, quel che ci è dato a sapere è, che il documento sarebbe stato terminato da Papa Francesco il 27 dicembre 2019; che da allora non ha avrebbe subito alcun cambiamento nei contenuti, sottoposto solo degli adattamenti di stile per le traduzioni; e che il testo definitivo sarebbe stato completato il 2 febbraio (quindi, 10 giorni prima delle anticipazioni su “Dal profondo del nostro cuore” fornite dall’amico e collega Jean-Marie Guénois su Le Figaro, anche se l’amico e collega Marco Tosatti ha scritto su Stilum Curiae “in base ad anticipazioni e notizie, che esistano, o siano esistite più versioni del documento”).

Nel frattempo ho letto l’articolo del collega Edward Penti, vaticanista serio del National Catholic Register – quotidiano online edito dal gruppo EWTN -, che ha ricordato, come la maggior parte dei Padri sinodali del Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre ha votato a favore di un’eccezione, per consentire l’ordinazione sacerdotale di diaconi permanenti sposati, apparentemente per aiutare a far fronte alla carenza di accesso ai sacramenti dei fedeli nelle vaste regioni amazzoniche. Ma i critici avvertono – continua Pentin – che se portato avanti, questa eccezione amazzonica equivarrebbe all’abolizione, o per lo meno al indebolimento, della disciplina del celibato sacerdotale obbligatorio, perché la Chiesa in paesi che soffrono di una crisi vocazionale – come la Germania, i cui vescovi stanno sostenendo tale cambiamento – potrebbe invocare lo stesso principio.

Nelle ultime settimane sono circolate delle voci più disparate, secondo le quali il documento papale probabilmente conterebbe esattamente la proposta, che i Padri sinodali hanno passato nel ottobre 2019; altre, secondo le quali, che non conterebbe alcun riferimento ai viri probati (l’ordinazione al sacerdozio di uomini sposati “di comprovata virtù”); e altri ancora, che affermano di aver visto il testo ma dicono che farebbe solo un riferimento passante e insignificante.

Nel suo articolo del 7 febbraio 2020 Edward Pentin riflette su alcune possibilità relative al contenuto dell’atteso documento papale – che verrà promulgato (e presentato in una Conferenza Stampa presso la Sala Stampa della Santa Sede, che sarà trasmessa come di consueto in diretta streaming, alle ore 13.00) mercoledì 12 febbraio 2020 – e ha elaborato cinque scenari che potrebbero emergere.

Alla luce delle voci – con diverse ipotesi sul contenuto dell’Esortazione, più o meno fantasiose, serie o accampate all’aria – che sono fatte circolare nelle ultime settimane, vediamo quali sono – secondo Pentin – le cinque possibili scenari.
Lì propongo qui di seguito – nella versione originale in inglese, con la traduzione italiana (di lavoro) – in attesa di vedere il documento pubblicato.
“Ognuna di queste opzioni – conclude Pentin – potrebbe fornire l’opportunità di modificare la regola del celibato attraverso mezzi alternativi”.

Inoltre, condivido di seguito la riflessione-intervista – serena ed equilibrata (che non guasta in questi tempi caratterizzati dalla mancanza di pensiero da parte della ciurma dei pasdaran della rivoluzione di protestantizzazione della Chiesa) – concessa da Don Nicola Bux a Vito Palmiotti per il sito Scuola Ecclesia Mater.

Vedremo, a pubblicazione avvenuta, cosa ne sarà.

1. The first could be that the post-synodal apostolic exhortation indeed contains no reference to viri probati, and so the document presents no danger to the mandatory celibacy rule. This is possible, given Francis’ seeming ambivalence about the issue, although no one knows exactly what he thinks about the matter. No action may also be taken due to continuous criticism from concerned faithful who want to see the universal Church maintain the discipline of priestly celibacy. Added to the chorus is the recent book defending priestly celibacy by Benedict XVI and Cardinal Robert Sarah. Pope Francis could also make no reference to the issue with intention of just leaving the issue for a successor to pick up. But the possibility that this issue will now be left alone is generally considered unlikely as it prompts the question: Why open up a Pandora’s box of questioning the rule via the synodal process, with the harm this might do to people’s faith, unless there is a will to change it?
[Il primo potrebbe essere che l’Esortazione apostolica post-sinodale in realtà non contiene alcun riferimento ai viri probati, e così il documento non presenta alcun pericolo per la regola sul celibato obbligatorio. Questo è possibile, data l’apparente ambivalenza di Francesco in merito al problema, sebbene nessuno sappia esattamente cosa ne pensi dell’argomento. Nessuna azione potrebbe essere intrapresa anche a causa delle continue critiche dei fedeli preoccupati che vogliono vedere la Chiesa universale mantenere la disciplina del celibato sacerdotale. Aggiunto al coro è il libro recente a difesa del celibato sacerdotale scritto da Benedetto XVI e Cardinale Robert Sarah. Papa Francesco potrebbe anche fare alcun riferimento al problema con l’intenzione di lasciare il problema ad essere affrontato da un successore. Ma la possibilità che questo problema venga ignorato è generalmente considerata improbabile in quanto pone la domanda: perché aprire un vaso di Pandora mettendo in discussione la regola attraverso il processo sinodale, con il danno che questo potrebbe recare alla fede della gente, a meno che non vi sia una volontà di cambiarlo?]

2. The second possibility is that the document firmly reasserts the Church’s discipline and so appears to adhere to orthodoxy, but allows an exception for the Amazon synod proposal. This would tally with what Cardinal Walter Kasper said last June, that if the synod fathers voted for such a measure for the Amazon, Francis would “in principle probably accept it.” But it would be seen as a major defeat for defenders of priestly celibacy who believe that the reasons for allowing such an exception for the Amazon would instantly be used elsewhere, even if disallowed in the document. (Numerous post-conciliar examples exist of exceptions becoming the rule, such as use of the vernacular, Communion in the hand, Mass celebrated versus populum and the widespread use of extraordinary ministers.) For such critics, it would therefore be tantamount to abolishing the rule, however much priestly celibacy is valued and reinforced in the exhortation.
[La seconda possibilità è che il documento riafferma fermamente la disciplina della Chiesa e così sembra aderire all’ortodossia, però consentendo un’eccezione per la proposta del Sinodo amazzonico. Ciò corrisponderebbe a quanto ha detto il Cardinale Walter Kasper lo scorso giugno, secondo cui se i Padri sinodali votassero per tale misura per l’Amazzonia, Francesco “in linea di principio probabilmente lo accetterebbe”. Ma sarebbe vista come una grande sconfitta per i difensori del celibato sacerdotale che credono che i motivi per consentire una simile eccezione per l’Amazzonia verrebbero immediatamente usati altrove, anche se non consentiti nel documento. (Esistono numerosi esempi postconciliari di eccezioni diventate la regola, come l’uso del volgare, la Comunione sulla mano, la Messa celebrata verso il popolo e l’ampio uso di ministri straordinari). Per tali critici, l’eccezione sarebbe quindi equivalente a una subdola abolizione della regola, per quanto il celibato sacerdotale è valutato e rafforzato nell’Esortazione.]

3. A third scenario is that the document contains no reference to viri probati and the celibacy rule would appear to have survived intact. But in reality, rather than being completely shelved, the matter would either be transferred to the new constitution for the Roman Curia and, in turn, bishops’ conferences. This is possible given the draft constitution revealed last year, which handed greater authority to episcopal conferences, in line with Pope Francis’ plans outlined in his first apostolic exhortation, Evangelii Gaudium. So rather than decide on the issue himself in the exhortation, Francis would in effect delegate the responsibility of allowing married priests to bishops who could handle it according to their particular local situation. One possible reason, said or unsaid, might be because changing the priestly celibacy rule would in reality be a costly burden on diocesan finances, due to the additional material care dioceses would need to provide to priests’ families, and so Francis could pass the responsibility to regional bishops to decide if they can afford it.
[Un terzo scenario è che il documento non contiene riferimenti ai viri probati e la regola del celibato apparirebbe di essere sopravvissuto intatto. Ma in realtà, piuttosto che essere accantonata totalmente, l’argomento verrebbe trasferita, o alla nuova costituzione per la curia romana, e successivamente alle conferenze episcopali. Ciò è possibile dato le bozze della costituzione rivelate l’anno scorso, che ha conferito maggiore autorità alle conferenze episcopali, in linea con i piani di Papa Francesco delineati nella sua prima Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Quindi, piuttosto che decidere autonomamente sul problema, Francesco in effetti delega la responsabilità di permettere sacerdoti sposati ai vescovi, i quali potrebbero decidere in base alla loro particolare situazione locale. Una possibile ragione, detto o non detto, potrebbe essere perché cambiare la regola del celibato sacerdotale costituirebbe in realtà un onere costoso per le finanze diocesane, a causa dell’assistenza materiale aggiuntiva che le diocesi dovrebbero fornire alle famiglie dei sacerdoti, e così Francesco potrebbe passare la responsabilità di decidere ai vescovi regionali, se possono permetterselo.]

4. A fourth hypothesis is that the Pope says the exhortation must be read in light of the final document, allowing him to make no reference himself to the issue of viri probati and so at least avoid the accusation that he, himself, caused the abolition of priestly celibacy. The change would be enacted all the same, however, based on Pope Francis’ 2018 apostolic constitution on the Synod of Bishops, Episcopalis Communio (Episcopal Communion) which rules that “if it is expressly approved by the Roman Pontiff, the final document participates in the ordinary magisterium of the Successor of Peter.” It could in effect act the like footnote 351 in his apostolic exhortation Amoris Laetitia, which allowed some remarried Catholic divorcees to receive Holy Communion, even though the main text, in this case the exhortation itself, could be read differently.
[Una quarta ipotesi è che il Papa afferma che l’Esortazione deve essere letta alla luce del documento finale, consentendogli di non fare lui stesso riferimento al problema dei viri probati e quindi almeno evitare l’accusa che, egli stesso, abbia causato l’abolizione del celibato sacerdotale. Il cambiamento, tuttavia, verrebbe comunque attuato, basandosi sulla Costituzione apostolica di Papa Francesco Episcopalis Communio (Comunione episcopale), secondo la quale, “se è espressamente approvato dal Romano Pontefice, il documento finale partecipa al magistero ordinario del Successore di Pietro”. Potrebbe in realtà agire come la nota a piè di pagina 351 nella sua Esortazione apostolica Amoris laetitia, che permetteva ad alcuni divorziati cattolici risposati di ricevere la Santa Comunione, sebbene il testo principale, in questo caso l’Esortazione stessa, potrebbe essere letto diversamente.]

5. A fifth possibility is that no reference is made to viri probati and a change to the priestly celibacy rule is postponed. It would then be dealt with either in a “study commission” on the matter, or in light of the next Synod of Bishops which will probably be on synodality. That synod could well create a new institutional and canonical framework, possibly involving a “permanent synod,” analogous to a permanent revolution, along the lines envisioned by the late Cardinal Carlo Martini. This could then go in two possible directions, either as a synodal experiment on the local level, similar to the current synodal path in Germany, for which there is currently no canonical structure and a Vatican synod would provide one for it. Or a “permanent synod” could be established on the universal level, creating a kind of “synodal parliament” in which bishops would be able to grant more and more exceptions to allow married priests.
[Una quinta possibilità è che non si faccia riferimento ai viri probati e che una modifica alla regola del celibato sacerdotale sia rimandata. La questione sarebbe dunque affrontata o in una commissione di studio o magari nel prossimo Sinodo dei Vescovi, che probabilmente sarà sulla sinodalità. Quel Sinodo potrebbe benissimo creare un nuovo quadro istituzionale e canonico, possibilmente coinvolgendo un “Sinodo permanente”, analogo a una rivoluzione permanente, secondo le linee immaginate dal defunto Cardinale Carlo Martini. Ciò potrebbe andare in due possibili direzioni: o come un esperimento sinodale a livello locale, simile all’attuale via sinodale in Germania, per il quale attualmente non esiste una struttura canonica e un Sinodo vaticano ne provvedrebbe uno. Oppure, proprio come un “Sinodo permanente”, potrebbe essere istituito a livello universale, creando una sorta di “parlamento sinodale” in cui i vescovi sarebbero in grado di concedere sempre più eccezioni per permettere sacerdoti sposati.]

Cosa ci si aspetta dall’Esortazione Apostolica di Papa Francesco? Unità o Verità? Il Papa è infallibile sempre?
Intervista a Don Nicola Bux
a cura di Vito Palmiotti
Scuola Ecclesia Mater


In vista dell’ imminente pubblicazione dell’Esortazione Apostolica che seguirà il sinodo sull’Amazzonia, stiamo assistendo ad una radicalizzazione di posizioni stile ultrà al punto che, ad esempio, se Ratzinger e Sarah scrivono delle riflessioni si urla al successo da una parte e lo scandalo dall’altra, si assiste a una sorta di standing ovation di una fazione alla sola ipotesi di ritiro della firma di Benedetto, salvo poi sdegnarsi quando questa di fatto rimane in qualche modo sulla copertina. Quindi nuovamente si assiste ad una serie di epiteti tesi a descrivere Benedetto “lucido solo mezz’ora al giorno” (e magari è proprio la mezz’ora in cui ha scritto poi tornerebbe in uno stato soporifero per ventitré ore e mezza) e se così non fosse allora diventa una grave ingerenza nei confronti di qualcosa che nessuno conosce ma che è tirato per la giacca di qua e di là, interpretando i pensieri di colui- il papa- che deve dare una indicazione, si spera chiara, tra le altre cose,  su un tema delicato quale la possibilità di aprire al clero uxorato, in alcune “situazioni particolari” come chiedono i padri sinodali nel documento finale del controverso e discusso Sinodo sull’Amazzonia.

L’impressione che se ne ricava è che manchi uno sguardo cattolico e il senso della realtà. Che farà il papa? Il cardinal Charles Journet, insigne patrologo, diceva: «Quanto all’assioma “Dove è il Papa, lì è la Chiesa” vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa». D. Nicola Bux ha partecipato, da esperto invitato da Ratzinger cardinale e poi papa, al sinodo sull’Eucaristia del 2005 e a quello sul Medioriente del 2010: quindi sa come vanno le cose. Certo, se continua questo can can, altro che sinodo: il papa potrebbe risentirsi e mutare qualcosa.

VP: Cosa vuol dire sinodalità, parola di cui tutti si riempiono la bocca? 
DBUX: I variegati fan di san Francesco ignorano forse che egli si definiva uomo cattolico ed apostolico: la prima è ormai parola rara da udire, eppure indica lo sguardo alla realtà ‘secondo la totalità dei suoi fattori’. Dal greco katà olòn. Purtroppo, la morale del ‘caso per caso’ e l’enfasi sulla ‘Chiesa locale’, hanno contribuito all’oblio. Infatti, si ritiene che, dare la Comunione a una coppia di divorziati risposati in un paesino sperduto, e non darla in una parrocchia di città, possa farsi senza pregiudicare l’unità del tutto, che è poi la Chiesa cattolica. Proprio su questo bisogna soffermarsi. L’unità è il bene più prezioso, dice san Giovanni Crisostomo, purché le diversità non siano avverse tra loro, ma convergano verso l’unità, siano cioè uni-versus, universali. Ecco la Chiesa universale o cattolica. Il Papa dovrebbe essere segno e vincolo di ciò. Dobbiamo sperare che l’Esortazione serva a questo: per essere cattolica, dovrebbe non rifarsi al Documento finale del Sinodo. Se così sarà, non poco lo si dovrà anche al contributo di Benedetto XVI e del cardinal Sarah con il loro libro sul celibato sacerdotale, e di quanti nella Chiesa non hanno smesso di dire la verità senza venir meno alla carità, senza cedere alla tentazione di separarsi, che è soprattutto dovuta alla mancanza della pazienza dell’amore. Dietro quel libro c’è una parte non piccola della Chiesa, di cui il papa, da pater patruum, non può non tener conto; non solo: ci sono duemila anni di traditio di Gesù Cristo e degli Apostoli, che, con la Scrittura, è fonte della rivelazione. La pazienza è la prima caratteristica dell’amore indicata da san Paolo: la carità è paziente. In conclusione, la sinodalità può essere sinonimo di cammino e di sguardo comune (sempre stando all’etimo greco) e in tal senso, ciascun cristiano e la Chiesa devono usarla. Ma la Chiesa non è un Sinodo e nemmeno un Concilio permanenti, ma una comunità gerarchicamente ordinata. Se il Documento finale ha espresso la parola dei vescovi e degli altri padri sinodali, l’Esortazione comunicherà la parola del papa, che non necessariamente deve concordare con quella. Si ricordi la nota praevia fatta apporre da Paolo VI alla costituzione Lumen Gentium. Il Sinodo è rappresentativo e non sostitutivo dell’intero episcopato cattolico.

VP: Il Papa è infallibile, sempre?
D.BUX: Il magistero c’è quando il papa e tutti i vescovi concordano (Compendio CCC 185) – sottolineo ‘concordano’ – nel proporre un insegnamento definitivo sulla fede e sulla morale. Che vuol dire definitivo? Deve essere – come le foto ad alta definizione – dai contorni nitidi. Infatti, come negli atti dommatici straordinari, il papa usa tre verbi: pronunziamo, dichiariamo e definiamo, così nell’insegnamento ordinario, se dovesse permanere la discordia non ci sarebbe il magistero. Oggi succede che molti vescovi non concordino ma siano discordi persino su una dottrina già creduta per fede: la discordanza significa che non c’è infallibilità, ma non per questo i fedeli non sono tenuti ad obbedirvi, salvo che quell’insegnamento contrasti con il depositum fidei. Se un padre dicesse una cosa e la madre l’opposto, i figli a chi dovrebbero obbedire? Abbiamo ragione di sperare e pregare che l’Esortazione sia chiara e senza eccezioni. Se non fosse così, si favorirebbe l’avvicinarsi della ‘grande apostasia’ che asservirebbe la Chiesa; la prova che scuoterà la Chiesa(CCC 675-677) ben oltre l’attuale crisi di fede: la persecuzione.

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