Il caso del congedo a tempo indeterminato del Prefetto della Casa Pontificia. Voci circa la sua sostituzione

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Nella mattinata del 5 febbraio scorso, prima dei media mainstream, ho riportato la notizia (con la mia traduzione italiana dal tedesco) – data in esclusiva dal giornale cattolico tedesco “Die Tagespost” – con l’articolo “ULTIME NOTIZIE. Papa Francesco ha mandato Mons. Georg Gänswein in congedo a tempo indeterminato”, seguito da un articolo di aggiornamento nel pomeriggio “Nuovo giallo in Vaticano: Gänswein congedato. Cauta la posizione della Santa Sede che minimizza. Ulteriori retroscena”.

Oggi è ritornato sull’argomento – senza motivo apparente – l’aggregatore para-vaticano “Il Sismografo”, con un articolo alle ore 10.30, in cui l’attuale Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, Mons. Leonardo Sapienza viene presentato come “il candidato più accreditato per la nomina di nuovo Prefetto della Prefettura della Casa Pontificia”.
Inoltre, anche di oggi è la riflessione di Massimo Franco sul Corriere della Sera, ce faccio seguire.

Con Padre Leonardo Sapienza in occasione della Visita Pastorale di Papa Giovanni Paolo II in Emilia Romagna (3-7 giugno 1988).

Mons. Leonardo Sapienza (Cassano delle Murge, 18 novembre 1952) è un religioso rogazionista e scrittore prolifico. Il 4 agosto 2012 è stato nominato da Papa Benedetto XVI Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, dopo averci lavorato per circa trent’anni come ufficiale addetto al protocollo. In precedenza era stato Cerimoniere pontificio. Il 9 febbraio 2013 è stato nominato Protonotario Apostolico “de numero partecipantium” da Papa Benedetto XVI.

Scrive la Redazione del Sismografo:
(LB-RC) Ha lavorato, con risultati brillanti ma con modi e atteggiamenti discreti, per quasi 40 anni nell’ambito del protocollo vaticano e la sua esperienza è riconosciuta da tutti. Inoltre è un autorevole e molto preparato studioso e conoscitore della persona e del magistero di s. Paolo VI sul quale ha pubblicato diversi libri. Si chiama Leonardo Sapienza – 68 anni a novembre – ed è attualmente, dal 4 agosto 2012, Reggente della Prefettura della Casa Pontificia, dicastero del quale è Prefetto dal 7 dicembre 2012 mons. Georg Gänswein (64 anni), da qualche giorno, in pratica, dispensato dai principali impegni istituzionali affinché possa dedicare tutto il tempo necessario a Joseph Ratzinger del quale è segretario personale da molti anni.
È proprio mons. Leonardo Sapienza, sacerdote rogazionista, il candidato più accreditato a succedere a mons. Gänswein come nuovo Prefetto della Prefettura della Casa Pontificia, dicastero di grande importanza e rilievo poiché è quello che cura, organizza e realizza l’agenda delle udienze del Pontefice, private e pubbliche, e in più è responsabile – proprio nella persona di mons. Sapienza – delle visite e viaggi di Francesco in Italia e nelle parrocchie di Roma.
Prefettura della Casa Pontificia
La Prefettura della Casa Pontificia fu istituita da Papa Paolo VI con la Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae Universae (15 agosto 1967). Il Motu Proprio Pontificalis Domus, dell’anno successivo, ne rivide le norme. Oggi è regolamentata dagli articoli 180 e 181 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus (28 giugno 1988). In particolare “si occupa dell’ordine interno” e dirige tutti coloro che costituiscono la cappella e la famiglia pontificia, “per quanto attiene alla disciplina e al servizio”. Le pagine web di Vatican.va sulla Prefettura sottolineano: “È compito della Prefettura ordinare il servizio di anticamera e organizzare le udienze solenni che Sua Santità concede a Capi di Stato, Capi di Governo, Ministri e ad altre eminenti Personalità, come pure agli Ambasciatori che si recano in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. La Prefettura prepara quanto si riferisce a tutte le udienze – private, speciali e generali – ed alle visite delle persone ammesse alla presenza del Sommo Pontefice. Dispone pure quanto si riferisce alle cerimonie pontificie – esclusa la parte strettamente liturgica -, agli Esercizi Spirituali del Santo Padre, del Collegio Cardinalizio e della Curia Romana. Parimenti spetta alla Prefettura disporre i preparativi necessari ed opportuni ogni qual volta il Santo Padre si porta dal Palazzo Apostolico in Roma o viaggia in Italia.”
Prefetti:
Mario Nasalli Rocca di Corneliano (1968-1969) [creato cardinale]
– Antonio Caretta (1968) – (1972) (prefetto aggiunto)
– Jacques-Paul Martin (9 aprile 1969 – 18 dicembre 1986, ritirato) [creato cardinale]
– Dino Monduzzi (18 dicembre 1986 – 7 febbraio 1998, ritirato) [creato cardinale]
– James Michael Harvey (1998-novembre 2012, nominato arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura) [creato cardinale]
– Stanislaw Dziwisz (7 febbraio 1998 – 3 giugno 2005, nominato Arcivescovo Metropolita di Cracovia) (prefetto aggiunto) [creato cardinale]
– Georg Gänswein, dal 7 dicembre 2012 (dalla fine di gennaio 2020 dispensato da molti compiti)
Reggenti:
– Monsignore Dino Monduzzi (1969 – 18 dicembre 1986, nominato poi Prefetto del medesimo dicastero) [creato cardinale]
– Monsignore Leonardo Sandri (22 agosto 1991 – 2 aprile 1992, nominato poi Assessore per gli Affari Generali alla Segreteria di Stato) [creato cardinale]
– Padre Paolo De Nicolò (10 marzo 1994 – 4 agosto 2012) [fu vescovo e Protonotario Apostolico “de numero partecipantium”]
– Monsignore Leonardo Sapienza (dal 4 agosto 2012)

Gli equilibri mutati
Vaticano, così finisce l’era dei «due Papi»
di Massimo Franco
Corriere della Sera, 8 febbraio 2020
Sui teleschermi continua la saga ormai un po’ stucchevole dei «due Papi». Ma sembra una pellicola di colpo ingiallita. La realtà vaticana dimostra una fantasia e una capacità di sorprendere superiori alla finzione cinematografica. Nella realtà, la coabitazione miracolosa e armoniosa tra Francesco e Benedetto XVI si è incrinata per sempre. L’ha interrotta bruscamente il «congedo» informale deciso il 5 febbraio scorso da Francesco nei confronti del prefetto della Casa pontificia, monsignor Georg Gänswein. La ridefinizione del suo ruolo solo come «segretario privato del Papa emerito», e la distanza fisica impostagli dal Papa dopo telefonate che si raccontano tempestose, rappresentano uno spartiacque nel pontificato.
Larvata parità
«Bisognava chiarire l’equivoco una volta per tutte», spiegano a Casa Santa Marta, l’albergo dove Francesco abita dentro il Vaticano. Anche se si ammette che a crearlo è stato, senza volerlo, lo stesso Jorge Mario Bergoglio, che col Papa emerito si è sempre comportato in modo tale da accreditare una sorta di larvata parità di rango. Ma nell’ultimo anno la situazione ha preso una piega diversa e imprevista. Prima gli Appunti di Benedetto XVI sulla pedofilia, nella primavera del 2019, con l’eco enorme che hanno ottenuto, si sono rivelati una fonte di imbarazzo per la cerchia papale. È stato notato con disappunto quanto l’analisi del pontefice emerito pesasse ancora; e come fosse utilizzata strumentalmente dagli avversari di Bergoglio.
Poi, pochi giorni fa, è emerso il pasticcio del libro sul celibato dei preti scritto dal cardinale conservatore africano Robert Sarah; e presentato furbescamente come un’opera a quattro mani con Ratzinger. Di nuovo, è stata evocata una contraddizione dottrinale tra i «due Papi», che ha irritato un Francesco accusato di essere per l’abolizione del celibato: sebbene i suoi consiglieri assicurino che non è così, come si capirà dalle sue conclusioni sul sinodo sull’Amazzonia. Ma l’episodio, con la gestione maldestra dell’iniziativa editoriale, ha fatto saltare equilibri già delicati.
Ruolo di supplenza
Monsignor Gänswein ha finito per essere additato come la persona che non avrebbe fatto abbastanza per evitare il pericolo di strumentalizzazioni; e che avrebbe esagerato la «supplenza» di Benedetto rispetto alle presunte debolezze di Francesco. Velenosamente, da Casa Santa Marta hanno cominciato a bollarlo come «il terzo Papa», «servitore di due pontefici». Si è consumata così la rottura dell’anello di congiunzione tra predecessore e successore: un anello che per i primi sei anni ha legato Francesco e Benedetto XVI in un gioco delle parti condiviso, per quanto avvolto da un inevitabile alone di ambiguità.
Il libro delle polemiche
Le polemiche sul libro del cardinale Sarah sono state dunque l’occasione per regolare i conti tra i pretoriani dei «due Papi»; e per esautorare il prefetto della Casa pontificia. Ma c’è qualcosa di più, sebbene poco notato. La vicenda è stata colta al volo per ricalibrare e ridefinire i confini tra Papa e Papa emerito; e restituire il pieno possesso anche simbolico del pontificato a Francesco; insomma, per dare un colpo definitivo alla narrativa sui «due Papi». La domanda è perché sia stato fatto adesso, nel 2020, e non prima. In fondo, appena eletto era stato Bergoglio a chiedere una partecipazione attiva di Benedetto alla costruzione del nuovo papato; a incoraggiarlo a intervenire.
Ma analizzato in prospettiva, quell’invito sembra appartenere a un’altra era geologica. Nel 2013 rifletteva un pontificato in luna di miele con l’opinione pubblica e lo stesso Vaticano: un Francesco così forte e sicuro di sé da non temere l’ombra del predecessore. Sei anni dopo, invece, il siluramento di Gänswein è il prodotto di un Francesco più debole e più insicuro; preoccupato dalle critiche montanti; blindato dai suoi consiglieri e indotto a riaffermare un’autorità e un primato rispetto a un Benedetto infragilito, e influente quasi suo malgrado. Ha colpito la nettezza di un uomo prudente come il segretario di Stato vaticano, Piero Parolin.
Trauma non superato
Sull’onda del «congedo» del prefetto della Casa pontificia, il cardinale Parolin ha scandito: «Il Papa è uno solo perché il Papa è colui che ha l’autorità. Chi non ha più questa autorità non è più Papa. Questo è molto chiaro». Ribadirlo ora sembra un messaggio a quanti, tra gli oppositori di Bergoglio, alimentano l’idea di una sorta di «doppio papato». Con una doppia fedeltà e, al fondo, il trauma mai superato della rinuncia ratzingeriana, la prima dopo settecento anni. D’altronde, Francesco non ha mai preteso che uno scritto di Benedetto fosse sottoposto alla sua autorizzazione; semmai è stato quest’ultimo a sottoporglielo.
La convivenza
Lo stesso abito bianco mantenuto da Ratzinger rimane il segno persistente di uno status perduto eppure, ambiguamente, conservato. Che prima o poi ci potesse essere un cortocircuito, in assenza di norme che regolino i rapporti tra Francesco e il predecessore, era un’eventualità temuta. Rimane da capire come sarà rielaborata la convivenza tra due personaggi percepiti ormai quasi come inscindibili. In modo imprevisto, Benedetto ha accompagnato tutto il pontificato del primo papa argentino. Per paradosso, Bergoglio dovrà assumere un’identità doppia: la propria e quella di Ratzinger. E non sarà una sfida facile, nella fase più difficile e convulsa del suo pontificato.

Desaparacido-Mancante 3

– Desaparecido-Mancante 2 – 5 febbraio 2020
– Desaparecido-Mancante 1 – 5 febbraio 2020

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