Disinformazia in puro stile sovietico-allendista

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L’aggregatore para-vaticano “Il Sismografo” (diretto dal giornalista cileno Luis Badilla Morales, che per anni ha anche lavorato a Radio Vaticana, dal 1973 in esilio politico in Europa, con un passato da ministro del Governo di Salvador Guillermo Allende Gossens, Presidente del Cile dal novembre del 1970 al settembre del 1973, dichiaratamente marxista), per annunciare la prossima pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale amazzonica, fa uso del metodo di disinformazia in puro stile sovietico-allendista, scrivendo una fake news clamoroso: il Papa emerito Benedetto XVI – secondo Il Sismografo – avrebbe ritirato la sua firma/non avrebbe firmato il libro scritto insieme al Cardinale Robert Sarah “Dal profondo del nostro cuore”. Una menzogna messo nero su bianco sapendo di mentire, senza vergognarsi.

Il Sismografo
8 febbraio 2020
Vaticano
Quanto della controversia sul libro riguardo il sacerdozio e il celibato, scritto “a quattro mani” ma poi non firmato da Benedetto XVI, avrà influenzato o condizionato la stesura dell’Esortazione apostolica post sinodale che sarà pubblicata mercoledì 12 febbraio?
(a cura Redazione “Il sismografo”)
Il titolo di questo post riassume un’inquietudine, e forse anche un dubbio, che serpeggia nelle riflessioni di molti osservatori, commentatori e analisti della vita della Chiesa, della Sede Apostolica e del Pontificato di Francesco che tra l’altro si avvicina al suo settimo anno di vita. Tutte le fonti e i doverosi riscontri confermano che il testo elaborato dal Papa, datato 2 febbraio, Solennità della Presentazione del Signore, venne consegnato ai redattori della Segreteria di Stato, al team guidato da mons. Paolo Luca Braida, per la revisione, allestimento e traduzione, molto prima che venisse fuori la vicenda del libro del cardinale Robert Sarah e di Benedetto XVI, che poi ritirò la sua firma, e che ora è in vendita con il titolo “Dal profondo dei nostri cuori”.
(LB-RC) In queste ore la Tipografia Vaticana lavora alacremente per essere in grado di mettere in circolazione, il prossimo mercoledì 12 febbraio, un buon numero di copie, in diverse lingue, della  quinta Esortazione apostolica del Santo Padre Francesco [1],  Querida Amazonia (Cara Amazzonia), che in una quarantina di pagine riassume il suo magistero dopo il Sinodo del mese d’ottobre scorso dedicato all’evangelizzazione dei Popoli della regione Panamazzonica e alle sfide delle chiese locali.
Da settimane si prova ad individuare il percorso che sarà proposto dal Papa, in particolare nel caso di  alcune questioni delicate, controverse e dirimenti secondo quanto pensano molti analisti. E’ ben noto ormai che la principale di queste questioni sul tappetto, certamente non l’unica, riguarda la possibilità di conferire l’ordinazione sacerdotale a diaconi sposati, eventualità che costituirebbe un’altra dispensa nell’ambito del celibato ecclesiastico, regola generale e generalizzata nella vita della Chiesa da molti secoli.
La materia è tutta riassunta in modo cristallino nel paragrafo N° 111 del Documento finale (che noi in passato abbiamo spiegato ampiamente – 30 gennaio 2020). Ovviamente ci sono altri punti o passaggi ugualmente rilevanti e sui quali si è anche discusso con una certa insistenza come per esempio il diaconato femminile (paragrafo N° 103) e il Rito amazzonico (Paragrafo N° 119) (Attese e ipotesi). Le quattro diagnosi al centro della sfida Amazzonia
Per ora, da più fonti, in modo concordante e autorevole, si sottolinea che l’Esortazione ha un respiro molto ampio e uno sguardo molto largo e non si sofferma solo sui punti controversi come se fossero il nocciolo delle questioni. Tra l’altro, lo stesso Papa Francesco nel discorso di chiusura di quest’Assemblea sinodale, con riferimento al lavoro del Sinodo, ringraziando i media e i giornalisti fece un auspicio che vale la pena rileggere in questo momento: “Nella diffusione che faranno del documento finale si soffermino soprattutto sulle diagnosi, che è la parte più consistente, che è la parte dove davvero il Sinodo si è espresso meglio: la diagnosi culturale, la diagnosi sociale, la diagnosi pastorale e la diagnosi ecologica. Perché la società deve farsi carico di ciò. Il pericolo può essere che a volte si soffermino forse — è un pericolo, non dico che lo faranno, ma la società lo chiede — sul vedere che cosa hanno deciso in quella questione disciplinare, che cosa hanno deciso in quell’altra, quale partito ha vinto e quale ha perso. Ossia su piccole cose disciplinari che hanno la loro importanza, ma che non farebbero il bene che questo Sinodo deve fare. Che la società si faccia carico della diagnosi che noi abbiamo fatto nelle quattro dimensioni. Io chiederei ai media di fare tutto questo.
L’appello di Papa Francesco all’élite
Dopo le riflessioni precedenti, Papa Francesco aggiunse un altro passaggio molto importante sia per il suo contenuto sia per i destinatari. Ecco le parole del Santo Padre: “C’è sempre un gruppo di cristiani di “élite” ai quali piace intromettersi, come se fosse universale, in questo tipo di diagnosi. In quelle più piccole, o in quel tipo di risoluzione più disciplinare intra-ecclesiastica, non dico inter-ecclesiale, intra-ecclesiastica, e dire che ha vinto questa o quell’altra sezione. No, abbiamo vinto tutti con le diagnosi che abbiamo fatto e fino a dove siamo giunti nelle questioni pastorali e intra-ecclesiastiche. Ma non ci si chiuda in questo. Pensando oggi a queste “élite” cattoliche, e cristiane a volte, ma soprattutto cattoliche, che vogliono andare “al piccolo” e si dimenticano del “grande”, mi è venuta in mente una frase di Péguy e sono andato a cercarla. Cerco di tradurla bene, credo che ci possa aiutare, quando descrive questi gruppi che vogliono “la piccola cosa”, e si dimenticano della “cosa”. «Poiché non hanno il coraggio di stare con il mondo, loro credono di stare con Dio. Poiché non hanno il coraggio di impegnarsi nelle opzioni di vita dell’uomo, credono di lottare per Dio. Poiché non amano nessuno, credono di amare Dio». Mi ha fatto molto piacere che non siamo caduti prigionieri di questi gruppi selettivi che del Sinodo vogliono vedere solo che cosa è stato deciso su questo o su quell’altro punto intra-ecclesiastico, e negano il corpo del Sinodo che sono le diagnosi che abbiamo fatto nelle quattro dimensioni“.
***
L’Esortazione e le recenti controversie sul celibato
In queste due ottiche sopracitate, veri grandi angolari del “corpo del Sinodo”, si potrebbe dire che vi è rachiusa l’intera Esortazione che Francesco finì di scrivere praticamente alla fine del 2019, con un paio di settimane di “ritardo” rispetto a quanto si era proposto. La consegna del manoscritto e della versione dattiloscritta agli appositi uffici della Segreteria di Stato è molto precedente alla domenica 12 gennaio, giorno in cui, al pomeriggio, dalla Francia arrivarono le prime notizie di Jean-Marie Guénois, su Le Figaro, riguardo il libro che veniva allora presentato come scritto “a quattro mani” attribuite a due illustri autori: il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, e Joseph Ratzinger, Papa emerito, che però firmava Benedetto XVI. Da subito, e anche nei giorni successivi, si capì che il libro – sulla questione binaria ‘sacerdozio-celibato’ – entrava a gamba tesa in una materia sulla quale avevano discusso e votato i padri sinodali nell’ottobre scorso, sulla quale era pubblica e ufficiale una riflessione puntuale (N° 111 del documento finale) e sulla quale la Chiesa discute da secoli. A prescindere dalla volontà degli autori dei diversi capitoli del libro, ad eccezione dell’introduzione dell’editore francese Nicolas Diat il cui unico valore è quello di dimostrare che sulla materia non è preparato, l’opera “a quattro mani” (che poi sono diventate solo due) appariva come un siluro lanciato contro l’Esortazione nonché una ingerenza almeno poco opportuna.
Ecco il perché oggi, alla vigilia della pubblicazione di questa importante Esortazione, in molti si sono chiesti: quanto questa controversia e a volte aspra polemica ha condizionato, in un modo o nell’altro, la stesura del documento pontificio?
Abbiamo cercato per giorni in diversi ambienti e con l’aiuto di numerose fonti adeguate una riposta a questa domanda ritenendo rilevante sviscerare il rapporto fra la storia del libro “a quattro mani” e l’Esortazione Querida Amazonia.
1) La prima considerazione — e mancano pochi giorni per una verifica puntuale da parte di chiunque la vorrà fare — è questa: dalla semplice prima lettura si capisce subito che fra i due eventi non esiste nessun rapporto. L’elaborazione dell’Esortazione è precedente al libro scritto “a quatttro mani” e come si potrà capire analizzando i suoi contenuti centrali non è stata influenzata minimamente dal volume “Dal profondo dei nostri cuori” rivelato da Le Figaro. (Célibat des prêtres: le cri d’alarme de Benoît XVI – Jean-Marie Guénois – Le Figaro – Pdf – 13 gennaio 2020)
2) La fase finale, revisione e allestimento da parte del team della Segreteria di Stato, per le traduzioni e la pubblicazione, è iniziata molti giorni prima che scoppiasse la polemica sul libro a “quattro mani” e non si è mai fermata o interrotta.
3) Dopo la consegna del manoscritto alla Segreteria di Stato, il Santo Padre non è più intervenuto e non ha mai richiamato il testo alla sua scrivania.
4) Risulta che la base dell’Esortazione siano i 120 paragrafi (5 capitoli, più un’Introduzione ed una Conclusione) del Documento finale votato dai padri sinodali il 26 ottobre 2019.
Dall’Instrumentum Laboris – “documento martire” – all’Esortazione …
Alla vigilia della diffusione di quest’attesa Esortazione risuonano ancora alcune cose dette da Francesco, il 7 ottobre 2019, nel discorso dell’Apertura dell’Assemblea sinodale panamazzonica, e che certamente saranno di grande aiuto per capire fino in fondo il documento. Allora, in conclusione, il Pontefice sottolineò: “Non siamo venuti qui per inventare programmi di sviluppo sociale o di custodia di culture, di tipo museale, o di azioni pastorali con lo stesso stile non contemplativo con cui si stanno portando avanti le azioni di segno opposto: deforestazione, uniformazione, sfruttamento. Fanno anche programmi che non rispettano la poesia — mi permetto di dirlo — , la realtà dei popoli che è sovrana. Dobbiamo anche guardarci dalla mondanità nel modo di esigere punti di vista, cambiamenti nell’organizzazione. La mondanità si infiltra sempre e ci fa allontanare dalla poesia dei popoli.”
Poi, Papa Francesco, volle precisare:
Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano. Questo configurerebbe una Chiesa congregazionalista, se intendiamo cercare per mezzo di sondaggi chi ha la maggioranza. O una Chiesa sensazionalista così lontana, così distante dalla nostra Santa Madre la Chiesa cattolica, o come amava dire Sant’Ignazio: «la nostra Santa Madre la Chiesa gerarchica». Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo.”
Il Sinodo “dentro” e il Sinodo “fuori”
Ecco le parole conclusive dell’allocuzione con la quale il Papa aprì l’Assemblea sinodale quattro mesi fa:
Sono state fatte consultazioni, si è discusso nelle Conferenze episcopali, nel Consiglio pre-sinodale, è stato elaborato l’Instrumentum Laboris che, come sapete, è un testo-martire, destinato ad essere distrutto, perché è punto di partenza per quello che lo Spirito farà in noi. E ora camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo. Ora dobbiamo consentire allo Spirito Santo di esprimersi in questa assemblea, di esprimersi tra noi, di esprimersi con noi, attraverso di noi, di esprimersi “nonostante” noi, nonostante le nostre resistenze, che è normale che ci siano, perché la vita del cristiano è così. Ma un processo come quello di un sinodo si può rovinare un po’ se io, quando esco dalla sala, dico quello che penso, dico la mia. E allora ci sarà quella caratteristica che si è vista in alcuni sinodi: del “sinodo di dentro” e del “sinodo di fuori”. Il sinodo di dentro che segue un cammino di Madre Chiesa, di attenzione ai processi, e il sinodo di fuori che, per una informazione data con leggerezza, data con imprudenza, porta chi ha il dovere di informare a equivoci. Quindi, grazie per quello che state facendo, grazie perché pregate gli uni per gli altri e coraggio. E, per favore, non perdiamo il senso dell’umorism“. [2] 
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[1] Esortazioni precedenti:1. Evangelii Gaudium: Esortazione Apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)
2. Amoris laetitia: Esortazione Apostolica sull’amore nella famiglia (19 marzo 2016)
3. Gaudete et exsultate: Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo (19 marzo 2018)
4. Christus vivit: Esortazione Apostolica post-sinodale ai Giovani e a tutto il Popolo di Dio (25 marzo 2019)
[2] Discorso citato
POSTED BY IL SISMOGRAFO ORE 09:00

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