Il documento della fratellanza: un cammino secondo il Concilio Vaticano II

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“Saluto tutti voi presenti e saluto in particolar modo tutte le persone che nell’umanità aiutano i loro fratelli poveri, ammalati, perseguitati e deboli senza badare alla religione, al colore, alla razza a cui appartengono. Un anno fa, mio fratello, il Grande Imam il dr. Aḥmad al-Tayyib, imam di Al-Azhar, e io abbiamo firmato un documento sulla fratellanza umana nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, Abu Dhabi. Oggi celebriamo il primo anniversario di questo grande evento umanitario, sperando in un futuro migliore per l’umanità, un futuro libero dall’odio, dal rancore, dall’estremismo e dal terrorismo, in cui prevalgano i valori della pace, dell’amore e della fratellanza”.

Con questo messaggio papa Francesco ha ricordato il primo anniversario della firma del documento sulla fratellanza umana, che si conclude con un incoraggiamento a proseguire: “Sono lieto dunque di poter partecipare a questo momento di presentazione al mondo del Premio Internazionale della Fratellanza Umana, affinché vengano incoraggiati tutti i modelli virtuosi di uomini e donne che in questo mondo incarnano l’amore attraverso azioni e sacrifici compiuti per il bene degli altri, non importa quanto siano diversi per religione o per appartenenza etnica e culturale, e chiedo a Dio Onnipotente di benedire ogni sforzo che giovi al bene dell’umanità e ci aiuti ad andare avanti nella fratellanza”.

All’incontro ha partecipato anche Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, che ha sottolineato il fatto che molte regioni del mondo attraversano momenti molto difficili. Sono spesso situazioni, ha precisato, dove s’inseriscono fenomeni terroristici, estremisti, che nulla hanno a che fare con le religioni, con le confessioni religiose, anche se sovente questi movimenti si richiamano a principi religiosi: “Le religioni non possono sostituire la politica e non mirano a farlo. Tuttavia, possono ispirare attività civili e politiche, sensibilizzando per il progresso della coesione sociale, per la protezione del creato, per lo sviluppo sostenibile e per l’instaurazione di una cultura di fraternità”.

A tal proposito mons. Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia, ha sottolineato per l’Osservatore Romano che il documento riprende i decreti conciliari ‘Dignitatis humanae’ e ‘Nostra Aetate’: “Si tratta di due documenti che, idealmente, sono strettamente legati l’uno all’altro e il cui spirito ha spinto con forza papa Francesco a firmare, da parte cattolica, il Documento sulla fratellanza umana.

Una delle rappresentazioni più eloquenti dell’immagine evangelica di Chiesa propiziata dal Concilio, come ha sottolineato san Giovanni Paolo II, è stata in effetti quella che il mondo ha contemplato nella Giornata mondiale di preghiera per la pace delle religioni vissuta ad Assisi nel 1986, che è diventata l’icona luminosa d’una pagina nuova nella storia dell’incontro tra le religioni e del loro servizio alla famiglia umana.  Il documento siglato da Papa Francesco e dal Grande imam di al-Azhar segna un’ulteriore, incancellabile pagina in questo cammino di realizzazione del messaggio profetico del Vangelo di Gesù rilanciato dal Vaticano II”.

In fondo il documento ha aperto la strada all’incontro del ‘Global Compact of Education’ a Roma del 14 maggio, come ha sottolineato papa Francesco lo scorso 9 gennaio al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede: “Si tratta di un incontro volto a ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione. Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”.

Quindi le religioni devono lavorare insieme per la giustizia e per la solidarietà secondo la logica della fraternità universale, che è un’esortazione di papa Francesco nello spirito del Concilio Vaticano II: “Le religioni siano voce degli ultimi, che non sono statistiche ma fratelli, e stiano dalla parte dei poveri; veglino come sentinelle di fraternità nella notte dei conflitti, siano richiami vigili perché l’umanità non chiuda gli occhi di fronte alle ingiustizie e non si rassegni mai ai troppi drammi del mondo”.

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