“Pensare” come “spalatore di nuvole”

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Il Commissario Jean-Baptiste Adamsberg è un personaggio immaginario creato dalla scrittrice francese Fred Vargas.
È un commissario di polizia, protagonista di una serie di romanzi gialli ambientati a Parigi.
È un sognatore e disordinato per carattere.
È sfuggente di natura, fa il poliziotto ma non si comporta come un poliziotto.
Indaga, senza indagare.
Fa vagare i pensieri, ma si rifiuta di pensare.
Per questo è apostrofato come “spalatore di nuvole”.
Si caratterizza per la mancanza di un vero e proprio metodo d’investigazione.
Non è capace di fare un ragionamento analitico o di sostenere coscientemente un lungo ragionamento, ma ottiene comunque dei risultati eccezionali: grazie al suo intuito, che supplisce all’assenza di riflessione; e soprattutto alla sua grande sensibilità, che gli permette di immedesimarsi nelle altre persone.
È un uomo lento, riflessivo, che, alle prese con casi intricati e apparentemente irrisolvibili, sembra brancolare nel buio finché non viene folgorato da una delle sue intuizioni geniali, in genere durante una delle sue camminate riflessive.

«Allora si sedette al caffè, tirò fuori il taccuino e aspettò.
Teneva d’occhio i pensieri che gli correvano nella testa.
Gli pareva certo che avessero un centro, ma né un inizio né una fine.
Allora come trascriverli?
Infastidito, ma sempre sereno, scrisse dopo un’ora: “Non ho trovato niente da pensare”»
(Fred Vargas, La trilogia Adamsberg – L’uomo dei cerchi azzurri. Giulio Einaudi Editore, 2009).

«Adamsberg rifletteva in maniera vaga.
Lui non rifletteva mai a fondo.
Non aveva mai capito cosa accadesse quando le persone si prendevano la testa tra le mani e dicevano: “Su, riflettiamo”.
Quel che si ordiva nel loro cervello, come facessero per organizzare idee precise, indurre, dedurre e concludere, era per lui un assoluto mistero.
Costatava che ciò produceva risultati innegabili, che dopo quelle operazioni le persone compivano scelte e pensava ammirato che a lui mancasse qualcosa.
Ma quando lui stesso lo faceva, quando si sedeva e si diceva “Riflettiamo”, nella sua testa non succedeva niente.
Anzi, era proprio in quei momenti che lui conosceva il nulla.
Adamsberg non si accorgeva mai di riflettere e, se gli capitava di rendersene conto, subito la cosa si bloccava.
Perciò tutte le sue idee, tutti i suoi propositi e tutte le sue decisioni, non sapeva mai da dove venissero»
(Fred Vargas, La trilogia Adamsberg – L’uomo dei cerchi azzurri, Giulio Einaudi Editore, 2009).

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