L’ascolto

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La scorsa settimana, vi ho parlato dell’OSSERVAZIONE, oggi tratterò un argomento particolarmente delicato, ovvero l‘ASCOLTO.

Condurrò la mia rubrica di Psicologia La Mente Informa, seguendo una linea di continuità tra gli argomenti che di volta in volta affronteremo insieme, in modo da darvi nozioni lineari e che ricalcano una certa continuità.

L’ascolto è l’atto dell’ascoltare, è l’arte dello stare a sentire attentamente, non è dunque un atto superficiale. In psicologia è uno strumento che ci permette di di apprendere, conoscere il tempo e lo spazio che ci circonda e comunicare con noi stessi e il mondo circostante.
Di solito siamo convinti che l’ascolto sia semplice e automatico. Tuttavia questa credenza si rivela molto spesso erronea. L’ascolto vero implica una partecipazione attiva e un interesse reale per colui che parla e per le sue parole. Ascoltare non è solo udire quello che l’interlocutore dice ma è qualcosa di più; è come dire all’altro: ”Ciò che tu mi stai dicendo è importante”. Dunque, dare autenticamente ascolto all’altro non è né semplice, né automatico.

La difficoltà di ascoltare una persona non è associata, come si potrebbe pensare, ad una indisponibilità verso l’altro, ma scaturisce da atteggiamenti sbagliati nel rapporto comunicativo con lui. Spesso fattori di natura cognitiva, emotiva, relazionale diminuiscono la nostra capacità di ascoltare veramente l’altro e comprendere pienamente quello che l’altro vuole comunicarci.

Alcuni studi di psicologia della comunicazione ci suggeriscono alcuni atteggiamenti, che più impediscono la capacità di ascolto e sono: valutativo, interpretativo, di consolazione, investigativo e risolutivo.

L’atteggiamento valutativo consiste in una posizione poco flessibile fondata su rigide convinzioni o su rigide norme morali. Chi è solito porsi in questo atteggiamento si limita a filtrare le informazioni provenienti dall’altro sulla base dei propri schemi mentali, delle proprie convinzioni e dei propri principi ideologici. In maniera prevenuta, non ascolta autenticamente chi parla ma si limita a esprimere giudizi di valore in base alle sue posizioni preconcette.
L’atteggiamento interpretativo consiste nel focalizzare l’attenzione su ciò che è essenziale per sé stessi e dal proprio punto di vista e non per chi parla. Tutto si concentra sui propri interessi e di conseguenza le cose che l’altro dice e le informazioni che sta comunicando vengono selezionate in base esclusivamente personale e non in base al punto di vista del parlante.
L’atteggiamento investigativo è caratterizzato da una quasi spasmodica smania di indagare su aspetti della vita dell’altro. Più che ascoltare, con questo atteggiamento si tende a carpire le informazioni personali dell’altro. La conseguenza è che questi ha la sensazione di subire un interrogatorio e attiva un atteggiamento difensivo e ostile.
L’atteggiamento risolutivo consiste nel cercare di fornire subito una soluzione semplicistica anche senza avere le informazioni necessarie. Questo atteggiamento induce in chi parla il convincimento che l’interlocutore più che dedicargli tempo, vuole liberarsi.

Per alcuni aspetti, i risultati delle ricerche sulla comunicazione e l’ascolto sembrano confermare le tipologie di ascoltatore individuate nell’antica Grecia dal filosofo Plutarco:
– l’esibizionista che sposta sempre il discorso su sé stesso e su tematiche da lui preferite;
– l’arrogante che ascolta accigliato e serioso palesando un forte distacco;
– il malizioso che tenta di mettere in difficoltà l’altro con domande fuori luogo;
– l’invidioso pronto a criticare ogni cosa sempre e comunque;
– l’ignorante che pur non capendo nulla si nasconde dietro a spiccati sorrisi e ampi cenni di approvazione;
– l’adulatore che è sempre pronto a lusingare l’altro;
– l’ipocrita che recita continuamente la parte dell’ascoltatore perfetto,ma che di perfetto non ha neppure l’ ombra.

Tutti i suddetti atteggiamenti impediscono l’ascolto attivo e l’atteggiamento di accettazione dell’altro: un modo di rapportarsi agli altri che non sentenzia, non colpevolizza, non approva e non disapprova.

L’atteggiamento di accettazione non si limita alla sospensione del giudizio ma richiede il profondo rispetto dell’unicità e diversità dell’altro.
L’ascolto attivo implica un coinvolgimento e una partecipazione sia sul piano verbale sia sul piano non verbale (postura, gesti, sguardo, ecc.) quasi ad avvolgere in modo accogliente l’altro, senza invadere, per facilitare la costruzione di una buona relazione.

L’atteggiamento di accettazione e l’ascolto attivo favoriscono un clima di fiducia e una reale comprensione dell’interlocutore.

Infine, alcuni studi di psicologia della comunicazione hanno mostrato che un autentico interesse verso l’altro e la capacità di decentrarsi cognitivamente, sono i due fattori più importanti per assumere un atteggiamento di ascolto attivo.

È evidente, che per apprendere questa delicata pratica e quindi migliorare noi stessi, è necessario impegno e volontà volta a stabilire un’autentica alleanza con chi abbiamo di fronte.

Buona riflessione buon cammino.

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