Don Falabretti: l’oratorio ha saputo rispondere ai bisogni educativi

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La ricerca dell’Ipsos ha confermato che l’oratorio rappresenta per gli italiani un punto fermo in un percorso di crescita e di formazione. Infatti l’oratorio riveste un ruolo educativo importante per la crescita dei giovani ed è un luogo che riesce ad essere sintesi di una vastità di attività, molto diverse fra loro eppure tutte convergenti verso un unico fine: dalle iniziative ludico-ricreative a quelle religiose-spirituali, l’oratorio si propone come luogo di educazione e di vita.

Nel tempo, e con crescente incisività in questi anni segnati dalla crisi, esso ha visto crescere il proprio peso sociale, assumendo e accrescendo il ruolo di ‘supplenza’ in presenza di risorse economiche, sempre più scarse a livello di enti locali e pubbliche amministrazioni.

L’oratorio si è fatto carico di una serie di servizi di aggregazione e sostegno al mondo giovanile che vanno al di là della sola formazione cristiana alla fede. In questo senso esso svolge un ruolo giudicato sempre più essenziale ed unico in alcuni contesti.

Quindi, secondo il 32^ ‘Rapporto Italia’ di Eurispes, gli oratori italiani  sono ‘una realtà vitale ed in continua evoluzione’: un giudizio positivo dell’Istituto di ricerca che ha voluto dedicare un ampio spazio a questa realtà ecclesiale, risposta della Chiesa italiana alle sempre mutevoli richieste delle giovani generazioni.

La sezione dedicata all’oratorio, ‘Gli Oratori in Italia, una realtà vitale e in continua evoluzione’, si apre con una citazione di papa Francesco sull’oratorio, che è “luogo dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede, si fa catechesi, si gioca, si organizzano attività di servizio. Siate frequentatori assidui del vostro oratorio per maturare sempre nella conoscenza e nella sequela del Signore”.

A margine della ricerca don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale di Pastorale Giovanile della CEI, ha sottolineato il valore della ricerca dedicata agli oratori: “Siamo molto felici di questa attenzione perché è il segno di quanto negli ultimi anni l’oratorio abbia saputo rispondere ai bisogni educativi ed aggregativi delle comunità. Ha saputo porsi come uno strumento efficace di legami, di relazioni. Ha saputo interpretare bisogni nuovi che rapidamente sono cresciuti nel paese e che oggi l’Italia attraverso questa ricerca cosi autorevole riconosce al nostro mondo”.

Inoltre ha evidenziato la caratteristica del ‘lavoro educativo’ offerto dagli oratori: “Il lavoro educativo richiede sempre la tenacia dei tempi lunghi, la pazienza di stare sul pezzo, di non arrendersi mai, di saper aspettare soprattutto in questi ultimi anni in cui la situazione è davvero mutata in modo radicale.

Questo vuol dire richiamare tutto ciò che facciamo sempre verso quel senso di responsabilità nei confronti dei più piccoli, delle nuove generazioni e quindi soprattutto dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti e anche dei giovani che la Chiesa ha saputo esprimere nei diversi secoli attraverso lo strumento dell’oratorio”.

Il Rapporto presenta anche la realtà della FOI (Federazione Oratori Italiana) quale tavolo della Pastorale Giovanile nazionale e commenta positivamente “la fioritura di un gran numero di oratori in molte regioni italiane, portatori di una vitalità rinnovata che funge da motore propulsore per le realtà parrocchiali che scelgono la via dell’oratorio con le sue numerose opportunità per avvicinare i giovani alle proprie comunità”.

Per questo don Falabretti definisce l’oratorio un luogo di libertà: “Appare chiaro che l’oratorio rappresenti una realtà che trascende lo spazio fisico, dedicato a semplici attività ludiche o ricreative, ma costituisca uno strumento fondamentale a disposizione della Chiesa per rispondere alla sua vocazione e missione educativa.

Un luogo soprattutto ideale che accoglie, che col suo calore fa germinare la capacità di donare e di offrire, in cui la libertà di creare una comunità di riferimento sia massima e che dia il giusto conforto, necessario a sentire e soddisfare il richiamo al ritorno ogni volta in cui se ne avverte il bisogno”.

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