Homo sapiens sapiens, tornando cavernicolo, sta mandando questo mondo a picco

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“Il pericolo di annientamento delle coscienze è elevato” ( (Valentina Villano)

“Silere non possum!” (Sant’Agostino)

“Non possiamo rimanere indifferenti – Il cristiano sia sempre in cammino, per fare il bene” (Papa Francesco)

Alla fine della nostra corsa, stando davanti al Signore, dobbiamo poter dire con San Paolo:
“Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la mia corsa,
ho conservato la fede” (2Tm 4,7)

La parola del giorno per oggi è “strapiombo” – proposta ieri da Unaparolaalgiorno.it (non a caso, perché il caso non esiste) – che è la parola che ho usato in una mia riposta ad un commento dell’amico Massimo Siciliano (“Sì ma finché tanta gente continuerà a guardarlo giustificherà ad una ad una tutte queste stronzate”) alla condivisione di questa notte del mio articolo in questa rubrica “Anche la rapper M¥SS KETA E LA SUA DROGA invitata al 70mo Festival di Sanremo. Ne parla Marco Brusati in un nuovo Editoriale.

La mia risposta: «Dire che “tanta gente” guarda questa disgustoso robaccia rivoltante è fuorviante. Come ho spiegato dal primo articolo con cui ho condiviso la coperture di un esperto in materia quale è Prof. Marco Brusati, che ha il gravoso compito di occuparsene e non l’invidio – perché io non guarderei e ascolterei neanche sotto tortura questi rivoltanti e osceni cavernicoli e quel “festival” dei miei stivali – questi “rapper” si rivolgono dichiaratamente, specificamente e diabolicamente mirato ai più deboli – mica a me – i giovani e a bambini. Questo è loro pubblico che sfruttano. Come l’ha sottolineato nei suoi Editoriali, Marco Brusati si rivolge ai genitori e ai nonni che hanno il compiti di salvaguardare le future generazioni dalla degenerazione totale. Siamo sospesi sopra lo strapiombo (e questo è la parola del giorno per oggi, a cui mi dedicherò questa mattina). Silere non possum!».

Il sostantivo maschile “strapiombo”, deverbale di “strapiombare”, derivato dal verbo “piombare” (cadere a piombo), col prefisso “stra-“ (fuori).

Quindi, “strapiombo” indica:

1. Lo strapiombare; conformazione di una qualsiasi struttura o superficie le cui parti superiori sporgono verso l’esterno rispetto a quelle inferiori: parete, muraglia, roccia a strapiombo; anche, la struttura o la superficie che strapiomba e, più genericamente, scoscendimento, precipizio, burrone: “Una ringhiera che limita uno strabiombo sul mare (Tomasi di Lampedusa).
In particolare:
1.a. Nelle costruzioni edili, lo strapiombo delle strutture verticali può essere voluto, come per esempio nelle caratteristiche facciate delle vecchie case nei Paesi Bassi, ma più spesso è indice di dissesto statico più o meno grave dovuto a cause varie, quali spinte impreviste o cedimento delle fondazioni (com’è il caso, per esempio, della torre pendente di Pisa).
1.b. Nell’alpinismo, conformazione rocciosa che sporge dalla linea verticale della parete, limitata a singoli tratti o anche estesa per molti metri; quando è netta e decisamente aggettante, si denomina tetto.

Nella costruzione navale, movimento irregolare e pericoloso di una nave durante il varo, allorché, essendo l’antiscalo troppo corto mentre la nave si trova a sbalzo verso il mare, non può essere ancora sostenuta sufficientemente dall’acqua, sicché la nave ruota attorno al ciglio dello scalo, alzando la prora e abbassando la poppa, per poi tornare ad appoggiarsi violentemente sullo scalo, quando, proseguendo la discesa verso il mare, la spinta dell’acqua diventa sufficiente per sollevarla. È detto anche strapiombamento.

Questa parola è spesso intesa semplicemente col significato di burrone, precipizio, e fermandoci a quest’uso perdiamo tutto il meglio di quello che ha da dirci. Lo strapiombo fa molta più paura di così.
Si nota facilmente che nella parola “strapiombo” c’è il “piombo”, e a nessuno casca la mandibola dalla meraviglia a sentir dire che questo piombo c’entra con una misura di verticalità. Un filo con un piombino in fondo è uno strumento antico ed efficace per controllare quale sia la verticale rispetto a un certo punto, e ad esempio mi può rivelare se il muretto di confine che ho tirato su ha una lato sotto cui è meglio non dormire.
In casi come questo si può affermare che il muretto strapiomba. Cioè è fuori piombo, fuori dalla verticale determinata dal filo a piombo. E lo strapiombo è proprio lo stato in cui qualcosa sporge dalla verticale. Ad esempio è uno strapiombo la punta della Rupe dei Re da cui Simba penzola pericolosamente mentre suo zio Scar gli sibila «Ho ucciso io Mufasa». È a strapiombo la terrazza dal pavimento trasparente pensata per attirare i turisti con la promessa di uno spavento. È uno strapiombo quello dello sperone di roccia che si protende dalla parete e che solo gli alpinisti più capaci possono scalare.
Anche se il filo a piombo è vecchio quasi quanto l’edilizia, “strapiombo” è un termine recente, della fine dell’Ottocento, e che anzi entra nel lessico dell’alpinismo solo negli anni ’30 del Novecento. Lo strapiombare (derivato di “piombare”, verbo che ha avuto tutta un’altra fortuna figurata) è precedente solo di qualche decennio.
Ebbene, poiché nel più sta il meno, lo strapiombo da sporgenza sotto cui vaneggia un irrimediabile vuoto, è diventato in generale il precipizio anche a piombo, lo scoscendimento vertiginoso. Un indebolimento? Be’, va comunque notato che anche davanti al precipizio a piombo, anzi anche davanti al pendio scosceso, si apprezza l’altezza e sente la vertigine quando siamo noi a sporgerci fuori piombo: a spaventare non è la parete verticale o men che verticale, ma lo sbilanciamento fuori. Quindi il riferimento, anche se meno forte, non è peregrino, e si può parlare dello strapiombo che segnato da un ripido sentiero porta al mare, dello strapiombo dei ponteggi del palazzo, e anche (nel lessico tecnico) dello strapiombo della nave che, al varo, scivola in mare da un antiscalo corto e quindi vi entra con grandi inclinazioni e sobbalzi irregolari.
Una parola che senz’altro ci suggestiona molto, specie grazie a un suono così ampio e drammatico.
Fonti: Treccani, Unaparolaalgiorno.it

Postcriptum

Consiglio vivamente di leggere il Corollario – propedeutico – che ho aggiunto in mattinata di oggi a conclusione del mio articolo di ieri.

V.v.B.

Foto di copertina: Preikestolen, Norvegia.

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