Da Torino un monito contro l’antisemitismo

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Dopo Mondovì, dove la scritta ‘Juden hier’ (qui abitano degli ebrei) era stata tracciata sulla porta di casa del figlio di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana sopravvissuta ai lager, anche a Torino si è registrato un altro caso di antisemitismo con la scritta ‘crepa sporca ebrea’, comparsa nel giorno della memoria sui muri di un palazzo di corso Casale, dove vive una donna di origini ebree, figlia di una staffetta partigiana, Maria, che ha dichiarato all’agenzia Ansa:

“Una frase terribile, soprattutto nel Giorno della Memoria. Termini vecchi, passati, che però fanno ancora male… Purtroppo il mio non è il primo caso e questa escalation fa riflettere… Meno male che in tante scuole gli insegnanti, e non solo, educano i ragazzi al rispetto dei veri valori della storia. Ma è una brutta scritta, fa male. Fa tanto male…”

Questi episodi non sono isolati, perché nei giorni scorsi anche a Rezzato, nel Bresciano, è stata sfondata una vetrina e sul pavimento è stata disegnata una svastica con una scritta; a Roma scritte antisemite sono comparse sui muri della scuola elementare Adelaide Bono Cairoli; a Calolziocorte, in provincia di Lecco, una copia della Lettera agli Ebrei di san Paolo è stata strappata alla vigilia della celebrazione del Giorno della memoria. Un atto deplorevole è stato segnalato anche a Guastalla, nella Bassa Reggiana dove è stata danneggiata una pietra d’inciampo dedicata ad Aldo Munari, militare che fu internato in Germania.

Di fronte a questi episodi, assumono un valore ancora più alto le parole pronunciate ieri dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella cerimonia svoltasi al Quirinale per commemorare il 75° della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz: “La storia dell’uomo è costellata, purtroppo, da tempi antichi, di massacri, guerre e genocidi. Di regimi violenti, oppressivi, arbitrari.

Ma, parallelamente, con il trascorrere dei secoli, si sono fatte strada, con fatica ma con costanza, correnti di pensiero che hanno posto al centro della propria riflessione la dignità di ogni persona, l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali e il dovere di porre dei limiti al potere assoluto. Il secolo scorso, il Novecento, si apriva in Europa con l’aspirazione di portare finalmente a compimento la libertà, l’eguaglianza, la fraternità degli uomini”.

Ed ha concluso con un appello di fronte agli episodi di questi giorni: “Per fare davvero i conti con la Shoah, allora, non dobbiamo più rivolgere lo sguardo soltanto al passato. Perché il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo non è confinato in una isolata dimensione storica, ma attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo. E debellarlo riguarda il destino stesso del genere umano”.

Di fronte a questi episodi l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha espresso solidarietà alla comunità ebraica torinese: “Che cosa vi è di veramente grave nelle aggressioni che si stanno ripetendo nei confronti di persone o famiglie di origini ebraiche o con una storia antifascista? E’ grave che non ci siano più argomenti per ‘ragionare’ con gli autori di questi gesti, con chi si fa portatore o altoparlante di queste sottoculture razziste, xenofobe, naziste.

L’antisemitismo, in tutte le sue forme, ha prodotto tragedie immani che dobbiamo non solo condannare, ma fare in modo che non si ripetano più. E’ grave che ci troviamo, nel nostro Paese, fra la nostra gente, senza più ragioni forti per ricordarci che non solo siamo tutti fratelli, ma che condividiamo cittadinanza e interessi economici, lingua e territori”.

Ed ha invitato a prendere atto di una situazione non più ‘strisciante’: “I profeti dell’Antico Testamento, il Signore Gesù Cristo nei Vangeli, hanno annunciato più volte la sciagura delle famiglie divise, del popolo incapace di ritrovare unità.

E’ il momento di fare un passo indietro: indietro verso la terraferma solida della convivenza condivisa, abbandonando la palude di chi fomenta l’odio e l’intolleranza, di chi lascia che i mass media moltiplichino all’infinito i messaggi insensati di individui, che non conoscono altro modo di sentirsi vivi se non quello della violenza (fisica o verbale), non fa differenza”.

Infine ha chiesto di essere vigili di fronte a tali gesti, ricordando la Giornata per l’approfondimento del dialogo tra cattolici ed ebrei: “Fare un passo indietro, e aprire gli occhi. Non si tratta di discutere le impossibili ‘ragioni’ degli autori di questi gesti, ma di comprendere che proprio questi gesti, per se stessi, sono il male, annunciano il male senza fine della divisione, dell’esclusione, della violenza sociale”.

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