Don Luigi Sturzo e l’impegno sociale dei cattolici

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“A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l’adesione al nostro Programma”: così si chiudeva l’appello di don Luigi Sturzo, ‘Ai liberi e forti’, il manifesto politico che segnò la fine dell’assenza cattolica dalla scena politica e diede le linee guida di quello che doveva essere l’impegno dei cattolici in politica.

A 100 anni di distanza l’appello sturziano è stato ricordato a Caltagirone dal card. Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, nella messa conclusiva delle celebrazioni dell’anno sturziano, richiamando il compito cristiano alla santità: “La santità non è una chiamata riservata a poche persone, ma a tutti. Alla santità sono chiamati i fedeli laici, a livello personale e nel rapporto ai vari compiti che svolgono nella Chiesa e nella società; sono chiamati i coniugi nel reciproco costante amore e come genitori con l’opera educativa; i giovani per coltivare la gioia della presenza di Dio e il senso del dovere; i lavoratori con le opere fatte bene, perfezionando sé stessi, aiutando gli altri cittadini a far progredire la società, praticando la carità operosa e testimoniando la speranza”.

Ha sottolineato che la santità si realizza nella vita quotidiana, compresa anche la vita politica, come ha fatto don Sturzo: “Nel corso della storia, anche nei tempi moderni, ci sono stati uomini e donne che hanno preso sul serio la chiamata alla santità, sforzandosi di vivere in pienezza il Vangelo.

Tra questi, noi oggi ricordiamo con animo grato il servo di Dio, don Luigi Sturzo, a chiusura dell’anno a lui dedicato promosso dalla diocesi e dal comune di Caltagirone. Questa figura storica del cattolicesimo italiano, individuò nell’impegno sociale dei cattolici il punto di gravità di una rinnovata partecipazione dei cattolici alla vita del Paese. Di qui il suo impegno per un programma sociale popolare e di stampo democratico-cristiano”.

Tratteggiando alcune caratteristiche del sacerdote di Caltagirone, il prefetto ha sottolineato l’assiduità alla preghiera: “Dall’incontro cuore a cuore con il Cristo nell’intimità della preghiera, don Sturzo traeva l’energia spirituale per rendere un servizio al bene comune. La sua granitica fede fu anche lo scudo per affrontare e resistere alle dure esperienze di incomprensioni, di denigrazioni e di amari rifiuti.

Nella capacità di immergersi nell’Eterno trovò la forza per vivere con intensità nel suo tempo. Volgendo costantemente lo sguardo alle ‘cose di lassù’ ha saputo rendersi più consapevole delle urgenze concrete della società e degli uomini suoi contemporanei. Il suo agire nel mondo era caratterizzato da quella speranza operosa radicata nella profonda convinzione che Dio guida la storia e la anima con la potenza e l’amore del Suo Spirito”.

Don Sturzo era sostenitore della collaborazione tra lo Stato e la Chiesa ed è una testimonianza per i cattolici di oggi: “Egli fu un promotore e tutore della visione cristiana della laicità dello Stato che non è opposizione o contrasto, ma rispetto e collaborazione tra la comunità civile e quella ecclesiale per il vero bene dell’uomo e della famiglia umana. Si tratta di quella che in seguito venne definita la sana laicità dello Stato.

Con il suo impegno politico, don Sturzo ricorda ancora oggi che i cristiani devono sentire il dovere di partecipare attivamente alla vita della comunità, impegnandosi anche in politica. Essa, secondo la nota espressione di Paolo VI, è ‘la forma più alta di carità’ nel senso che un cristiano dovrebbe sentirla come parte della propria missione di amore che rende capaci di spingersi fino al dono di sé. Si tratta di una missione che richiede spirito di servizio, generosa disponibilità, disinteresse e spiccato senso delle istituzioni. Inoltre, attraverso il servizio al bene comune, il discepolo del Signore può compiere un itinerario di santità”.

Quindi il suo esempio sollecita i cristiani a mettersi al servizio della ‘città’: “La sua testimonianza di fede e il suo insegnamento socio-politico sono un mirabile patrimonio dell’Italia e richiede di essere sempre più recepito, custodito, meditato e testimoniato. La sua persona e il suo messaggio, ancora attuale, hanno varcato le frontiere della nostra Nazione e sono diventati fonte di ispirazione per quanti, nei diversi Paesi specialmente europei, sentono l’urgenza di dare nuovo impulso all’animazione cristiana delle realtà temporali…

Ci troviamo di fronte a una possente figura di prete e di statista che incoraggia a coltivare quei valori umani e cristiani che formano il ricco e irrinunciabile patrimonio ideale dell’Europa. Esso ha dato vita a una civiltà che nel corso dei secoli ha favorito il sorgere di società autenticamente democratiche. Senza fondamenti etici la democrazia rischia di deteriorarsi nel tempo e persino di scomparire”.

Il card. Becciu ha concluso l’omelia ricordando che la santità è la realizzazione di ogni attività umana: “Nella santità consiste la piena realizzazione di ogni più autentica aspirazione del cuore umano. Ma perché tale santità sia sempre più un cammino in crescita, occorre non stancarsi nel continuo tentativo di accostare la Parola di Dio per trovare in essa gioia piena e salvezza vera”.

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