L’unità dei cristiani attraverso l’ospitalità

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Inizia oggi e si chiuderà sabato prossimo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sul tema della gentilezza: ‘Ci trattarono con gentilezza’. Un’iniziativa ecumenica che qualcuno potrebbe pensare sia nata dopo il Concilio Vaticano II, mentre la sua storia è più antica, nata per volontà del servo di Dio, p. Paul Wattson (1863-1940), che da pastore episcopaliano propose di pregare per una settimana, perché le confessioni cristiane cominciassero un cammino ecumenico.

La Settimana di quest’anno ha come tema ‘Ci trattarono con gentilezza’, dal brano degli Atti degli Apostoli relativo al naufragio di san Paolo a Malta, come hanno scritto questo scrivono in un messaggio mons.Ambrogio Spreafico,presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, e il metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta ed esarca per l’Europa meridionale:

“Una storia di divina provvidenza e al tempo stesso di umana accoglienza», si legge nel documento di presentazione della Settimana. Il materiale di preghiera per le celebrazioni ecumeniche non poteva che essere preparato dalle Chiese cristiane di Malta e Gozo e sullo sfondo c’è anche il tema delle migrazioni, del rapporto con lo straniero. Ci auguriamo che la Settimana di preghiera possa rafforzare in tutti i credenti e in tutte le chiese la determinazione a vivere l’accoglienza, e preghiamo che, praticando insieme la filantropia/filoxenia, cresca anche la comunione fra di noi, alla gloria di Dio”.

Nella nota introduttiva si legge che l’ospitalità è necessaria per l’unità dei cristiani: “L’ospitalità è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità tra cristiani. E’ una condotta che ci spinge ad una maggiore generosità verso coloro che sono nel bisogno. La nostra stessa unità di cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, pur importante, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede”.

 Uno degli obiettivi, ha ricordato il vescovo di Frosinone, è di arrivare ad esprimersi su certi temi coralmente, per quanto possibile, come cristiani in Italia: “Non vogliamo arrivare a un’uniformità, sarebbe utopico, ci sono fra di noi differenze che vanno rispettate e che costituiscono tra l’altro una ricchezza. Diciamo che, per prendere un termine del Consiglio mondiale delle Chiese, quello che si può perseguire è un consenso ecumenico su alcuni punti, per far sì che nel mondo di oggi così diviso e a volte tribale i cristiani siano un segno di unità”.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato preparato dalle chiese  cristiane di Malta e Gozo: il 10 febbraio, a Malta, molti cristiani celebrano la Festa del Naufragio dell’apostolo Paolo, commemorando e rendendo grazie per l’arrivo della fede cristiana in quelle isole. Il brano degli Atti  degli Apostoli proclamato in occasione della Festa è lo stesso scelto quale tema della Settimana di preghiera di quest’anno.

Gli autori del testo notano un’affinità tra i naufraghi di allora e quelli di oggi: “Oggi molte persone affrontano gli stessi pericoli nello stesso  mare. I medesimi luoghi citati nelle Scritture caratterizzano le storie dei migranti di oggi. In varie parti del mondo, molte persone affrontano viaggi altrettanto pericolosi, per terra e per mare, per scampare a disastri naturali, guerre e povertà. Anche le loro vite sono in balìa di forze immense e altamente indifferenti, non solo naturali, ma anche politiche, economiche e umane…

Questo racconto ci interpella come cristiani che insieme  affrontano la crisi relativa alle migrazioni: siamo collusi con le forze indifferenti oppure  accogliamo con umanità, divenendo così testimoni dell’amorevole provvidenza di Dio verso ogni persona?”

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