8 gennaio, natività di San Massimiliano Kolbe, frate minore conventuale e martire. La vittoria del bene con la fede sul male nel mondo

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Oggi, 8 gennaio 2020 ricordiamo la nascita di San Maksymilian Maria (Rajmund) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, fondatore della Milizia di Maria Immacolata. Nato l’8 gennaio 1894 a Zduńska-Wola, nella Polonia centrale sotto il controllo della Russia, in una famiglia dalle condizioni economiche modeste. Il padre Julius Kolbe, tedesco, era tessitore e la madre Maria Dąbrowska, polacca, faceva la levatrice. I suo genitori erano ferventi cristiani. Il padre, inoltre, era un patriota che mal sopportava la divisione della Polonia di allora in tre parti, dominate da Russia, Germania e Austria.

Il 4 settembre 1910 Rajmund entra nelll’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Dopo il noviziato fu inviato a Roma, per proseguire la sua formazione: dal 1912 dimorò quindi presso il Collegio Serafico Internazionale. In occasione della professione solenne, il 1° novembre 1914, aggiunse al nome Massimiliano che già portava da frate quello di Maria. Nel 1915 si laureò in filosofia all’Università Gregoriana. Il 28 aprile 1918 fra Massimiliano Maria venne ordinato sacerdote nella chiesa di Sant’Andrea della Valle e celebrò la Prima Messa il giorno successivo, a Sant’Andrea delle Fratte: avvenne proprio all’altare presso il quale, nel 1842, Alphonse Ratisbonne aveva avuto l’apparizione della Vergine Maria che segnò l’inizio della sua conversione. Nel 1919, laureandosi in teologia, concluse il suo periodo romano.
Nel 1927 diede inizio alla costruzione di un nuovo convento nei pressi di Varsavia, grazie alla donazione di un terreno da parte del conte Lubecki: gli diede il nome di Niepokalanów (“Città dell’Immacolata”). Quello che avvenne negli anni successivi ha del miracoloso: dalle prime capanne si passò ad edifici in mattoni; dalla vecchia stampatrice si passò alle moderne tecniche di stampa e composizione; dai pochi operai ai 762 religiosi di dieci anni dopo. Dà vita al periodico “Cavaliere dell’Immacolata”, cui si aggiunsero altri sette periodici, raggiunse la tiratura di milioni di copie. L’8 dicembre 1939 diede vita a una nuova modalità di diffusione del suo messaggio, inaugurando la stazione radio SP3RN (Stazione Polacca 3 Radio Niepokalanów), della quale aprì personalmente le trasmissioni.
Mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Tornato a Niepokalanów per curarsi dalla tubercolosi, dopo l’invasione del 1° settembre 1939 della Polonia, i tedeschi ordinarono lo scioglimento di Niepokalanów. A tutti i religiosi che partivano, spargendosi per il mondo, egli raccomandava: “Non dimenticate l’amore”. Rimasero circa 40 frati, che trasformarono la città in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi. Il 19 settembre 1939 i tedeschi deportarono il piccolo gruppo rimasto nel campo di concentramento di Amtitz in Germania. Furono inaspettatamente liberati l’8 dicembre, dopo aver cercato di cogliere la prigionia come occasione di testimonianza. Ritornati a Niepokalanów,ripresero la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati, di cui 1500 ebrei. Durò solo qualche mese: i rifugiati furono dispersi o catturati. Lo stesso padre Kolbe, dopo aver rifiutato di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, venne rinchiuso il 17 febbraio 1941 nella prigione Pawiak a Varsavia, insieme a quattro confratelli.
Il 28 maggio 1941 fu trasferito al campo di sterminio di Auschwitz (Oświęcim), dove ricevette il numero di matricola 16670. Condivise la sorte e le sofferenze di molti altri prigionieri e, come essi, fu addetto ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio.La sua dignità di sacerdote e uomo retto, che sopportava, consolava e perdonava, fece commentare un testimone così: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. Si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia,un padre di famiglia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini. Il 14 agosto 1941 muore nel bunker della fame, pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole.
Fu beatificato nel 1971 da Papa Paolo VI, che lo chiamò “martire dell’amore” e proclamato santo nel 1982 da Papa Giovanni Paolo II, che lo ha chiamò “patrono del nostro difficile secolo”.
La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
L’insegnamento di San Massimiliano Maria Kolbe è stato recepito e continuato nella Chiesa anzitutto dalla “Milizia dell’Immacolata”, che nell’80° anniversario di fondazione, il 16 ottobre 1997, è stata riconosciuta associazione pubblica internazionale di fedeli. Oggi, a cent’anni dai suoi inizi, è presente nei cinque continenti, in 46 paesi, con 27 Centri Nazionali e numerose Sedi. Il totale dei membri iscritti si aggira sui quattro milioni. Anche il “Cavaliere dell’immacolata” è diffuso in più lingue e in tutto il mondo. Anche le due Città dell’Immacolata in Polonia e in Giappone sono ancora operative.
I suoi resti mortali sono stati ridotti in cenere e dispersi, ma la sua cella nel campo di Auschwitz è diventata meta di pellegrinaggio. Ci sono stato 5 volte, anche con San Giovanni Paolo II e con Papa emerito Benedetto XVI.

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