L’elogio della preghiera distratta e la volontà di non arrendersi alla tentazione di lasciare perdere

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L’amico Maestro Aurelio Porfiri, di cui conosciamo – soprattutto grazie ai blog Stilum Curiae di Marco Tosatti e Duc in altum di Aldo Maria Valli – le riflessioni di grande peso professionale e spirituale legate alla liturgia e alla musica sacra ha pubblicato un libro Uscire nel mondo. Strategie di sopravvivenza per cattolici non adult(erat)i (Chorabooks 2019), con prefazione di Serafino Tognetti [*].
Si tratta di una proposta alternativa alla stanca spiritualità dei nostri tempi, una proposta che riprende la saggezza della tradizione, che tratta della necessità della preghiera “distratta” per la persona credente, che vive e opera attivamente nel mondo, ma non è del mondo, a cui “non viene sempre facile pregare con concentrazione”. Una riflessione – sulla figura del cristiano come monaco-cavaliere alla presa con il combattimenti spirituale – fra peccatori e non fra persone che si sentono elette. Insomma, un tornare indietro per riprendere il futuro.

Dalla prefazione di Padre Serafino Tognetti
L’ideale di vita proposto in questo libro di Aurelio Porfiri non è un nostalgico ritorno al passato, ma una valorizzazione del presente rivisto e rivisitato con quello spirito, che poi è l’unico cattolico, cristiano: essere figli di Dio umili e combattivi, semplici e convinti, nell’accettazione serena della figliolanza divina in Cristo, avendo presente l’ordine voluto da sempre. La vita non l’inventiamo noi, anche se siamo capaci di andare sulla luna (ma cos’è mai poi la luna, nei confronti dell’universo e delle stelle fisse?): quando nasciamo ci troviamo inseriti in un ordine di natura che si dà da sè, che siamo chiamati a contemplare e in qualche modo ad obbedire. Dio ci dà la libertà e ci insegna ad usarla per il bene… Quale figura di cristiano propone il nostro autore? La figura del cristiano come monaco-cavaliere. Non con la bardatura, cavallo bianco e spada sguainata, ma in giacca e cravatta negli uffici, con vesti usuali negli uffici, nelle case, nelle scuole, nelle parrocchie, ovunque. Persone che rimettono tutto in equilibrio: Dio prima di tutto, poi l’ascolto della sua divina Parola, la contemplazione della vita e dell’ordine delle cose, quindi di conseguenza l’amore vero per il prossimo, lo spirito di sacrificio, la preghiera, il servizio”.

Dall’introduzione di Aurelio Porfiri
Mi sento di poter dire che viviamo in tempi difficili. Tempi di grande divisione nella Chiesa. Ecco che necessita un passo di lato per non essere coinvolti nella marea montante che avanza. Ecco che è necessario nutrirsi di grandi scuole spirituali, come quella monastica e come quella della milizia cristiana, perché la battaglia può essere preghiera. Quindi ho voluto riflettere su questo nelle pagine che seguiranno, come essere in grado di non perdersi quando tutto sembra perdersi. Non è semplice ma non è neanche impossibile, se si desidera far parte di una sorta di monastero diffuso, l’unione profonda anche se solo spirituale con altre menti, e non sono poche, che si sentono anche loro perse in questo stato di cose e che vogliono ritrovare Dio nella loro vita nel mondo, malgrado le mancanze evidenti degli uomini di Chiesa. Spero queste parole serviranno per avviare una seria e necessaria riflessione.
Non ho la pretesa di avere detto tutto quello che andava detto, ma mi sembra che questi pensieri saranno utili per avviare una seria riflessione, riflessione fra peccatori e non fra persone che si sentono elette. Abbiamo ricevuto una chiamata che certamente non meritiamo e cerchiamo di esserne degni il più possibile. Spero questo libro serva allo scopo per cui è stato scritto e possa aiutare altri a riflettere su temi così importanti, come ha certamente aiutato me.

Dal libro: elogio della preghiera distratta
A coloro che sono nel mondo ma non sono del mondo, non viene sempre facile pregare con concentrazione. La preghiera è spesso e volentieri disturbata da altri pensieri, altre preoccupazioni, altri affanni; il rosario viene detto un poco meccanicamente, senza fissare la propria mente sui misteri che si meditano in quel giorno. Eppure, non bisogna smettere di pregare, anzi quella preghiera ha veramente un valore speciale. Come mai dico questo? Cercate di seguire. Siamo esseri fragili. Pascal nei suoi Pensieri affermava: L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano a ucciderlo. Ma, quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità sta, dunque, nel pensiero. In esso dobbiam cercare la ragione di elevarci, e non nello spazio e nella durata, che non potremmo riempire. Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della morale”. Quindi la facoltà più nobile è quella del pensare, ma è proprio in uno degli elementi del pensare, la capacità di focalizzarsi, che si annida l’avversario. Eppure la volontà di non arrendersi alla tentazione di lasciare perdere, già denota una vittoria importante. Il diavolo non si arrende, ma neanche noi. Se non ci arrendiamo stiamo ingaggiando il nostro sacrosanto combattimento spirituale.

[*] Padre Serafino Tognetti è nato a Bologna nel 1960 e dal 1983 è membro della Comunità dei Figli di Dio, fondata da Don Divo Barsotti (1914-2006), con il quale ebbe modo di vivere e collaborare in stretta figliolanza spirituale. Dal 1990 è sacerdote.

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