A Torino il cenone del digiuno: un mondo nuovo è possibile

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Ormai come consuetudine Torino, nell’ultimo giorno dell’anno, è stata invasa dalle bandiere della  pace dei  giovani italiani giunti al Sermig, Arsenale per il ‘Cenone del digiuno’ e la ‘Marcia della pace’ sulla scia della Giornata mondiale celebrata il 1° gennaio.

Tra gli obiettivi dell’evento, che ha avuto come tema ‘la speranza ha già vinto’, la devoluzione del denaro che i partecipanti avrebbero speso per la festa dell’ultimo dell’anno alla popolazione siriana tramite padre Ibrahim Alsabagh, parroco ad Aleppo, alla comunità latina della chiesa di san Francesco d’Assisi sempre nella città siriana, e per il finanziamento di opere quali la costruzione di pozzi nei campi profughi in Eritrea e in Etiopia

.Durante il ‘cenone del digiuno’, preceduto domenica 29 dicembre dalla marcia dei bambini di Porta Palazzo che hanno esortato gli adulti a compiere gesti di distensione sul tema di fondo ‘Felicizia ovunque!’, si è svolta una veglia con testimonianze e riflessioni seguite dall’animazione dei giovani dell’Arsenale della pace, come ha dichiarato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig:

“La speranza non è buonismo ma una scelta del cuore e dell’intelligenza. La vera speranza è quella che nasce da scelte concrete per la giustizia e la pace. Essa non è utopia, non è credere nei buoni sentimenti, ma chiedersi ogni giorno che cosa possiamo fare per rispondere al male e alle ingiustizie con gesti concreti, con scelte personali. Lo abbiamo fatto anche nei giorni di capodanno, per condividere ideali e motivazioni. Un mondo nuovo è davvero alla nostra portata!”.

Ed alcuni giorni dopo sempre al Sermig si è svolto l’incontro interreligioso, dal titolo ‘Noi siamo per un clima di pace’, a cui l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha inviato un messaggio, in cui ha collegato le tre parole proposte da papa Francesco nel messaggio per la pace: “Lo stretto legame tra pace, dialogo, fraternità, riconciliazione e conversione ecologica connota questo messaggio e ci indica la via da percorrere come realtà religiose: un impegno concreto di intesa e collaborazione fatta non solo di   buoni auspici e parole ma fatti che incidano nel tessuto della nostra società per renderla sempre più solidale, giusta, fraterna e amicale tra tutti i suoi cittadini”.

Ed ha indicato alcune vie proposte nel messaggio papale, che possono percorrersi insieme: “Anzitutto dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca. Il desiderio di pace è profondamente iscritto nel cuore dell’uomo. La cultura dell’incontro tra persone che si riconoscono fratelli e sorelle rompe ogni cultura della minaccia o della estraneità o del rifiuto. Rende possibile usufruire insieme del dono dell’amore vicendevole che viene da Dio”.

Ha invitato a ‘mettere’ Dio e l’uomo al centro dei pensieri: “Dio, fonte prima di pace e l’uomo, a sua volta, fonte di pace e di amore verso ogni suo simile così come Dio desidera e ci chiede. La testimonianza dei credenti sarà dunque fonte di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona e di pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in cui questi problemi si dibattono e si decidono”.

Ed ecco il compito di ogni credente: “quello di insegnare e di testimoniare ogni giorno e in qualsiasi circostanza della vita, anche sociale, che si può e si deve scommettere sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di società assicurato da una giusta e pacifica solidarietà tra tutte le persone, differenti tra loro ma parte della stessa umanità. La diffusa insicurezza e paura dell’altro, infatti, tarpano le ali dell’amore e rendono indifferenti verso tutti, poco inclini a credere e a sperare in un mondo dove dominano i ponti e non i muri”.

Concludendo ha invitato ad aprire il cuore alla speranza, secondo gli insegnamenti dei Libri Sacri: “Essi ci annunciano e ci indicano con chiarezza le vie da seguire per operare uniti e per ridare slancio e vigore alla fede in Dio e promuovere pertanto ogni uomo a vivere i suoi rapporti con gli altri, considerati non nemici o concorrenti ma fratelli chiamati a vivere insieme su questa terra come amici e ad aiutarci dunque per la convivenza pacifica basata sulla giustizia e la pace”.

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