Torino ospita i giovani europei nella contemplazione della Sindone

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“Il Pellegrinaggio dei giovani di Taizé a Torino, nel dicembre 2020, sarà uno ‘scambio di doni’: la presenza di migliaia di giovani nelle nostre famiglie e in città è un ‘regalo’ che ci aiuta a conoscere meglio il mondo, ad accrescere la fraternità fra di noi e con gli altri: così mons. Cesare Nosiglia ha presentato il cammino di preparazione al ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’, promosso dalla Comunità di Taizé e che si terrà a Torino dal 28 dicembre 2020 al 1° gennaio 2021.

I doni che la Chiesa torinese offre sono l’accoglienza fraterna nelle famiglie e nelle comunità e l’opportunità di una contemplazione della Sindone riservata ai partecipanti al Pellegrinaggio. Di questo ha parlato don Luca Ramello, responsabile della Pastorale giovanile diocesana, che ha sottolineato la peculiarità del pellegrinaggio dei giovani europei: “Dal 1978 la comunità monastica  ecumenica di Taizé invita ogni anno i giovani ad un incontro europeo chiamato ‘Pellegrinaggio  di  fiducia  sulla  Terra’ in una grande città europea”.

Ed ha sottolineato tre aspetti fondamentali, il senso, la specificità, i protagonisti: “Rispetto ad altri grandi incontri giovanili di questo tipo, come le Giornate Mondiali della Gioventù o gli happening degli oratori, il ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ della  Comunità di Taizé si caratterizza per alcune dinamiche proprie, che lo differenziano e lo rendono unico nel suo genere”.

Ed ha sottolineato la sua caratteristica ecumenica: “L’ecumenismo rappresenta infatti l’ispirazione lo stile e il frutto. Tutte le confessioni religiose delle città scelte per il ‘pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ sono chiamate a collaborare e ad esprimere visibilmente la ricerca di una sempre maggiore comunione in Cristo. Torino è stata scelta dai Frères di Taizé anche per la sua lunga storia di cammino ecumenico e per l’intenzione di tutte le confessioni  cristiane  presenti  nel  nostro  territorio  di preparare e vivere insieme il raduno di Torino 2020”.

L’altro aspetto sottolineato è stato quello dell’ospitalità: “Tra i tanti aspetti del ‘pellegrinaggio di fiducia sulla terra’, mi preme, in questa fase iniziale della preparazione, sottolinearne uno, che più  mi sta a cuore: l’ospitalità dei giovani nelle famiglie. In altri eventi simili a questo, la preoccupazione è di poter offrire ad ogni giovane un luogo dove dormire e dove poter mangiare e servizi ad essi collegati.

La preoccupazione per il ‘Capodanno di Taizé’ è la stessa ma in una prospettiva molto diversa: l’ospitalità che si cerca sempre, innanzitutto, è quella nelle case delle famiglie. Ciò che fa la differenza infatti è l’incontro interpersonale che, insieme ai momenti di preghiera, rappresenta davvero l’anima e il senso profondo di questa esperienza spirituale. A Wrocław, ci hanno raccontato, sono riusciti ad  ospitare  tutti i 13.000 giovani in famiglia ed alcune famiglie sono addirittura rimaste senza ospiti”.

Ed ha illustrato il logo del pellegrinaggio torinese: “Il logo è costituito da tre grandi segni grafici.  Il primo non può che essere la ‘Croce di Taizé’, che evoca la forma di una colomba, simbolo dello Spirito, dono del Cristo Risorto: la Croce e la Resurrezione sono un unico mistero, il mistero da cui sgorga la nostra fede in Cristo.

Il secondo segno grafico è la Mole Antonelliana, un edificio monumentale di Torino, situato nel centro storico, simbolo della città e uno dei simboli d’Italia. Il suo nome deriva dal fatto che, per un certo periodo, fu la costruzione in muratura più alta del mondo, mentre il suo aggettivo deriva dall’architetto che la concepì, Alessandro Antonelli…

Il terzo segno è una parte dello SkyLine di Torino, costituito dalle vicine montagne, simbolo anche dell’intera Regione  Piemonte, che deve il proprio nome al fatto di trovarsi geograficamente parlando ‘ai piedi dei monti’. La particolarità di Torino è di essere circondata non solo da colline e monti, ma vere e proprie alte montagne, fino alla vicina vetta dei 3500 m. del Rocciamelone”.

Il presidente della Commissione diocesana per la Sindone, don Roberto Gottardo, ha illustrato il significato della sua esposizione: “La Sindone è un segno eloquente capace di provocare chiunque vi si accosti con animo aperto e disponibile a lasciarsi interrogare ma oggi ci accostiamo ad essa già pieni di informazioni che come ben sappiamo possono giungere dalle fonti più precise e attente ad una comunicazione corretta ma anche da tante altre fonti meno affidabili che, in taluni casi, forniscono informazioni molto parziali e facilmente fraintendibili. Possiamo certamente dire che anche la Sindone si misura oggi con il tema delle cosiddette ‘fake news’ come ogni evento che abbia una qualche risonanza mediatica”.   

Infine l’arcivescovo di Torino-Susa, mons. Cesare Nosiglia, ha rivolto un appello ai giovani ed alle famiglie della città: “E’ questa una particolarità propria di questo incontro, che vuole essere dunque  un momento di conoscenza e dialogo tra i giovani e le famiglie del territorio.

Quindi un’occasione di esperienza unica ma quanto mai umana e ricca di concrete possibilità di tramutarsi in amicizia  da  perseguire poi anche dopo i giorni dell’incontro. C’è, nel Pellegrinaggio di Taizé, uno ‘scambio di doni’ che tocca tutti: l’accoglienza nelle nostre case è un modo per conoscere persone nuove e diverse, in un contesto di fede e di ricerca che ci accomuna tutti”.

Infine ha spiegato in cosa consiste l’esposizione della Sindone: “Non si tratterà di una ostensione e nemmeno di una venerazione ma di una contemplazione della Sindone, vista da vicino con modalità analoghe a quelle di due anni orsono con i giovani piemontesi in pellegrinaggio verso l’incontro con papa Francesco a Roma in preparazione al Sinodo sui giovani.

I giovani che lo vorranno e comunque solo quelli che si saranno iscritti per l’intero svolgimento dell’evento nei 4 giorni previsti potranno sostare davanti alla Sindone per cogliere in essa quel segno dell’amore più grande che Cristo ha offerto a tutti gli uomini con la sua passione, morte e risurrezione.

L’incontro con la Sindone infatti apre il cuore alla fede in Cristo morto e risorto e nello stesso tempo offre una visibilità al Vangelo della sua passione che conferma quanto grande sia stato e sia tutt’oggi l’amore di Gesù verso ogni uomo”.    

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