Papa Francesco nel Te Deum: Dio pone la tenda nella città

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‘E’ bello stare davanti al #presepe e lì confidare al Signore la vita, parlargli delle persone e delle situazioni che abbiamo a cuore, fare con Lui il bilancio dell’anno che sta finendo, condividere le attese e le preoccupazioni’: il tweet di papa Francesco ricorda che è necessario per l’umanità mettersi davanti a Dio per un bilancio dell’anno.

Papa Francesco lo ha ripetuto oggi nella meditazione al termine della liturgia dei Primi Vespri della Solennità della Madre di Dio con la preghiera del Te Deum che segna la fine dell’anno civile: “Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”.

Nell’omelia dei Primi Vespri papa Francesco ha ricordato la vicinanza di Dio all’uomo: “La decisione di Dio è chiara: per rivelare il suo amore Egli sceglie la città piccola e la città disprezzata, e quando raggiunge Gerusalemme si unisce al popolo dei peccatori e degli scartati. Nessuno degli abitanti della città si rende conto che il Figlio di Dio fatto uomo sta camminando per le sue strade, probabilmente neppure i suoi discepoli, i quali comprenderanno pienamente solo con la risurrezione il Mistero presente in Gesù”.

Ma nonostante che gli uomini Lo hanno emarginato, Egli ha redento il mondo: “Fuori della città Gesù verrà crocifisso, in alto sul Golgota, per essere condannato dallo sguardo di tutti gli abitanti e deriso dai loro commenti sarcastici. Ma da lì, dalla croce nuovo albero di vita, la potenza di Dio attirerà tutti a sé. E anche la Madre di Dio, che sotto la croce è l’Addolorata, sta per estendere a tutti gli uomini la sua maternità. La Madre di Dio è la Madre della Chiesa e la sua tenerezza materna raggiunge tutti gli uomini”.

Ed ecco il motivo della Sua presenza nella città: “Nella città Dio ha posto la sua tenda…, e da lì non si è mai allontanato! La sua presenza nella città, anche in questa nostra città di Roma, ‘non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata’… I profeti, nella Scrittura, mettono in guardia dalla tentazione di legare la presenza di Dio solo al tempio: Egli abita in mezzo al suo Popolo, cammina con esso e vive la sua vita. La sua fedeltà è concreta, è prossimità all’esistenza quotidiana dei suoi figli.

Anzi, quando Dio vuole fare nuove tutte le cose per mezzo del suo Figlio, non comincia dal tempio, ma dal grembo di una donna piccola e povera del suo Popolo. E’ straordinaria questa scelta di Dio! Non cambia la storia attraverso gli uomini potenti delle istituzioni civili e religiose, ma a partire dalle donne della periferia dell’impero, come Maria, e dai loro grembi sterili, come quello di Elisabetta”.

Ha quindi rivolto un pensiero a Roma: “Vorrei stasera che il nostro sguardo sulla città di Roma cogliesse le cose dal punto di vista dello sguardo di Dio. Il Signore gioisce nel vedere quante realtà di bene vengono compiute ogni giorno, quanti sforzi e quanta dedizione nel promuovere la fraternità e la solidarietà.

Roma non è soltanto una città complicata, con tanti problemi, con disuguaglianze, corruzione e tensioni sociali. Roma è una città in cui Dio manda la sua Parola, che si annida per mezzo dello Spirito nel cuore dei suoi abitanti e li spinge a credere, a sperare nonostante tutto, ad amare lottando per il bene di tutti”.

Ha rivolto anche un pensiero alle persone ‘coraggiose’: “Davvero Dio non ha mai smesso di cambiare la storia e il volto della nostra città attraverso il popolo dei piccoli e dei poveri che la abitano: Egli sceglie loro, li ispira, li motiva all’azione, li rende solidali, li spinge ad attivare reti, a creare legami virtuosi, a costruire ponti e non muri”.

Infine cosa devono fare gli abitanti di questa città: “Ci affida la sua Parola e ci spinge a buttarci nella mischia, a coinvolgerci nell’incontro e nella relazione con gli abitanti della città perché ‘il suo messaggio corra veloce’. Siamo chiamati a incontrare gli altri e metterci in ascolto della loro esistenza, del loro grido di aiuto. L’ascolto è già un atto d’amore!

Avere tempo per gli altri, dialogare, riconoscere con uno sguardo contemplativo la presenza e l’azione di Dio nelle loro esistenze, testimoniare con i fatti più che con le parole la vita nuova del Vangelo, è davvero un servizio d’amore che cambia la realtà. Così facendo, infatti, nella città e anche nella Chiesa circola aria nuova, voglia di rimettersi in cammino, di superare le vecchie logiche di contrapposizione e gli steccati, per collaborare insieme, edificando una città più giusta e fraterna.

Non dobbiamo aver paura o sentirci inadeguati per una missione così importante. Ricordiamolo: Dio non ci sceglie a motivo della nostra ‘bravura’, ma proprio perché siamo e ci sentiamo piccoli”.

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