Natale: Dio bussa al cuore umano

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“Il 25 dicembre giunsero a Greccio molti frati da varie parti e arrivarono anche uomini e donne dai casolari della zona, portando fiori e fiaccole per illuminare quella santa notte. Arrivato Francesco, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima, davanti alla scena del Natale. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non c’erano statuine: il presepe fu realizzato e vissuto da quanti erano presenti. E’ così che nasce la nostra tradizione: tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero”.

In questo modo papa Francesco racconta nella lettera apostolica ‘Admirabile Signum’ l’evento del presepe a Greccio, grazia all’intuizione di san Francesco per rendere ‘popolare’ la manifestazione di Dio nel mondo attraverso l’incarnazione di Gesù nel grembo di Maria: un Natale fatto con un cuore ‘povero’ come quello dei personaggi del presepe, secondo l’augurio natalizio del segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo:

“Una cosa, una sola, può fare davvero la differenza, ed è questa che mi auguro e vi auguro: un cuore povero. Un cuore che non pensi di avere già tutto quello che occorre, ma che sia affamato di salvezza e assetato di giustizia. Un cuore come quello dei pastori, che a differenza di quanti non avevano trovato posto nella loro locanda, si misero in cammino nella notte e incontrarono gli angeli.

Un cuore come quello dei Magi, che seppero staccarsi dalle loro comodità e dai loro studi per seguire la stella, e al vederla provarono una grandissima gioia. Un cuore come quello di Maria. A lei affido ciascuno di voi e le vostre famiglie, e tutte le comunità del nostro Paese. Buon Natale povero! L’infinita misericordia del Dio che si fa Bambino sia la nostra unica, vera, ricchezza”.

E dalle diocesi italiane i vescovi hanno invitato i fedeli a riscoprire l’essenzialità del presepe, come ha scritto il vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Giovanni Ricchiuti, invitando a ‘ritornare’ a Betlemme: “Ritornare idealmente a Betlemme, dunque, non per fare domande, ma per creare un silenzio pieno di stupore e di meraviglia per il dono di Dio all’umanità, perdutamente innamorato di lei, del suo amatissimo Figlio.

Ritornare, per prendere le distanze da ‘celebrazioni’ natalizie delle quali siamo francamente stanchi. Non se ne può più di luminarie pubbliche e private che sembra di essere a Las Vegas, di frenesia da consumo e ansia da regalo, di parole e di frasi vuote e retoriche, di una festa che non ti cambia la vita, di musiche e concerti, più o meno tradizionali, che non fanno cantare il cuore…

Ritornare, dunque, a Betlemme, sostare, contemplare, ascoltare e poi ripartire, come i pastori, lodando Dio per aver visto nel Bambino-Gesù la sua gloria, e raccontare di questo straordinario e sorprendente incontro. Ci attendono strade e sentieri difficili; un mondo vasto e complesso; una umanità che sembra vagare nell’incertezza, più che camminare sicura; popoli affamati di giustizia, ancor prima che di pane, e in fuga da guerre e da violenze; una terra devastata e vittima di logiche di possesso e di sfruttamento”.

Mentre dal vescovo della diocesi di Ancona-Osimo, mons. Angelo Spina, arriva il messaggio a non farci ‘rubare’ Natale: “Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, che ci invita all’umiltà e alla semplicità. Il Natale è un mistero di amore. Dio si fa uomo, diventa un volto da amare affinché ogni volto sia amato. Nel Bambino di Betlemme Dio assume un volto affinché ogni persona sia per noi un volto.

Quando l’altro è un volto che ignoro, io ignoro il Natale… Ecco il vero Natale cristiano: noi ricordiamo la tua nascita a Betlemme, Signore, attendiamo la tua venuta nella gloria, accogliamo la tua nascita in noi oggi. Un mistico del XVII secolo, Angelo Silesio poteva affermare: ‘Nascesse mille volte Gesù a Betlemme, se non nasce in te, tutto è inutile’. Il Natale ci viene dato come dono grande, non lasciamocelo rubare”.

Anche dalla vicina diocesi di Senigallia, mons. Francesco Manenti, sottolinea che Dio è diventato carne, come ha detto san Bernardo: “Per san Bernardo la nascita di Gesù dice anche che questa ricerca dell’uomo da parte di Dio conferisce all’uomo ‘grande dignità’, lo rende apprezzabile, una ricerca che non è mai venuta meno né ha conosciuto momenti di stanchezza, che continua ancora oggi, perché quella creatura che Lui desidera e vuole amare come figlio non si perda, non continui a restare lontano dalla casa del suo amore, ma torni a sentire nostalgia per quella casa e decida di ritornarvi.

Se a Natale riconosciamo questo, abbiamo la possibilità di osare una speranza che non resta prigioniera di quell’ ‘almeno a Natale’ che dura lo spazio di un giorno e di pochi altri giorni, perché la venuta nel mondo del Figlio di Dio non si consuma nello spazio di un giorno, ma si distende nel tempo e perché, grazie a questa presenza, possiamo realmente far fronte al male, tenerlo lontano dal nostro cuore e non assecondarlo con le nostre mani”.

Dalla diocesi di Cremona mons. Antonio Napolioni sottolinea che Natale è una buona notizia: “E la notizia è questa: Dio è qui, da quel Natale di Gesù il suo stesso Spirito abita il cuore dei credenti e guida la storia, interpellando la libertà di ogni uomo. Dio non è stanco di noi, non se ne è andato, non ci minaccia né si fa complice dei nostri mali, ma ci viene incontro. Nella carne di Gesù, il cui corpo risorto si dilata nelle membra dei piccoli e dei poveri, dei vicini e dei lontani, di tutti.

E nessuno più resta solo, se qualcuno crede davvero al Natale e si guarda attorno. Quanti presepi di povertà e tenerezza aspettano una visita, un dono, per condividere il vero senso della vita. E’ una notizia più grande di ogni globalizzazione, più radicata di ogni campanile, più nuova di ogni novità e di ogni moda”.

Infine mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, ha augurato buon Natale con una poesia inedita di suor Anna Maria Canopi, ‘Nostalgia del mattino’: “E sempre la sera mi sorprende con la nostalgia del mattino, di quel mattino cui non seguirà la sera, ma il meriggio, il culmine del giorno senza tramonto.

Per lo stupore dei nostri occhi Dio ha alternato il giorno e la notte. Nel buio ha tutto adagiato come in una culla e nella luce tutto risveglia rendendosi Lui stesso presente per una sempre nuova epifania della Bellezza, sorgente della Gioia”.

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