Da Gerusalemme un invito ad adorare Gesù senza indugio

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“Dopo avere visitato gran parte delle nostre comunità parrocchiali e religiose, devo dire che anche oggi e nonostante tutti i nostri limiti, questo ancora accade. Fra le tante nostre contraddizioni, infatti, ho incontrato ovunque persone felici, dedite con costanza al servizio della loro famiglia, della loro comunità, della loro realtà di vita. Sono loro la speranza della nostra Chiesa. In loro, qui, si celebra ancora il Natale vero. Possa il loro esempio e la loro vita continuare a cambiare il cuore di tanti. Sono certo che solo così potremo davvero rendere felice questa nostra tormentata Terra Santa. Buon Natale e felice Anno Nuovo!”

Da Gerusalemme mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino, invita nel messaggio natalizio a recarsi a Betlemme accompagnati dai pastori, sollecitando a recarvisi ‘senza indugio’:

“I Vangeli del Natale, come quelli della Pasqua, sono pieni di verbi di movimento. La nascita di Gesù, il suo venire a noi ha infatti provocato una sorta di effetto domino: Maria e Giuseppe, gli angeli, i pastori, i magi… tutti si spostano, si muovono da un luogo all’altro. Tutti a motivo o a causa della nascita apparentemente normale di un bambino qualsiasi nella Betlemme di allora”.

E come all’epoca si sono mossi i pastori invitati dall’Angelo, così anche oggi gli Angeli invitano ad intraprendere il cammino: “Solo così hanno potuto vedere e infine conoscere, fare cioè esperienza di quanto era stato loro annunciato dagli angeli. L’invito viene rivolto anche a noi oggi. Andare e vedere, per conoscere”.

Ma cosa indica il ‘segno di Betlemme’ oggi, ha chiesto l’amministratore apostolico di Gerusalemme alla comunità ecclesiale: “Dobbiamo fare i conti con la fragilità della vita politica, percepita sempre più lontana dalla vita reale della popolazione e apparentemente non in grado di affrontare in maniera sistematica gli enormi problemi sociali ed economici della nostra regione. Difficile, in questo contesto, vedere come sia possibile dare anche minime prospettive di respiro alla questione israelo-palestinese, che appesantisce la vita di gran parte della nostra comunità.

Vediamo volare sopra le nostre teste tante proposte di soluzione, ma non le vediamo mai atterrare e portare a qualcosa di concreto. L’arrivo di sempre più numerosi pellegrini da tutto il mondo porta il sorriso in tante famiglie, che possono così lavorare con serenità. Nonostante ciò, in gran parte del territorio della nostra diocesi il lavoro resta il problema principale per tante nostre famiglie.

Assistiamo, inoltre, all’inasprirsi delle condizioni di vita di tanti lavoratori stranieri e immigrati. L’idea di emigrare diventa una tentazione, un pensiero persistente in tanti di noi. Potrei continuare a lungo con questa litania di difficoltà. Tutto, insomma, sembra dirci che parlare di speranza sia semplice retorica, un estraniarsi dalla realtà vera della nostra terra”.

Anche in quel tempo c’era l’occupazione romana, però, nonostante i tempi non siano cambiati, mons. Pizzaballa invita a non rassegnarsi: “Ma guai a rassegnarsi! Non è questo il messaggio del Natale. La nascita di Gesù non ha cancellato nessuno dei drammi politici, sociali ed economici del suo tempo. Gesù non è venuto a rivoluzionare le strutture sociali del suo tempo, non ha voluto conquistare il potere, ma il cuore dell’uomo. E’ così che ha cambiato il mondo”.

Infine un ringraziamento a chi continua a guardare il futuro con speranza: “A quanti, insomma, hanno capito che essere cristiani significa donare la vita, amare gratuitamente, senza attendere nulla per sé, perché hanno già tutto. Sono persone che hanno nel cuore una speranza grande, un desiderio sincero e profondo che li porta fuori da sé e attenti all’altro. Solo con una speranza così, quella che lo Spirito Santo ha messo in noi, riusciremo davvero a cambiare il mondo”.

Anche i Patriarchi delle Chiese a Gerusalemme hanno invitato i cristiani a vivere la pienezza del Natale: “Come persona umana, Gesù ha sperimentato la nostra umanità in modo che potessimo essere trasformati a sua immagine e somiglianza.

Gesù stesso ha sperimentato la mancanza di una casa, essendo un rifugiato. Ha anche affrontato minacce e, in ultima istanza, la morte. Tuttavia, il messaggio celeste di pace, gioia e amore è stato più forte di qualsiasi altra voce. La nascita di Gesù ha portato speranza e vita alla gente. Il nome di Gesù offre la salvezza e la novità della vita”.

Il messaggio dei Patriarchi si conclude con la richiesta di pace per il Medio Oriente: “Alla luce di tutte le realtà umane, preghiamo affinché questo santo periodo del Natale porti giustizia a tutti gli uomini. Offriamo anche il nostro sostegno e le nostre preghiere per la presenza cristiana in Medio Oriente.

Preghiamo con tutti i popoli del mondo, in particolare con il nostro popolo della Terra Santa e del Medio Oriente in generale, affinché questo Natale porti a tutte le nazioni notizie gioiose di pace, giustizia e riconciliazione. Possa il Principe della Pace trasformare il male e il peccato nel nostro mondo in luce e in pienezza di vita”.

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