Francesco e il Sultano: incontro fondamentale tra le religioni

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Si chiude questo 2019 in cui si sono ricordati gli 800 anni dall’incontro tra san Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik al-Kamil, avvenuto a Damietta, in Egitto, nel 1219. In un passaggio storico come il nostro, caratterizzato da grande attenzione al rapporto tra mondo cristiano (o post-cristiano) e islamismo più o meno teocratico, la commemorazione ha captato l’interesse di molti, anche al di fuori del mondo francescano.

A Tolentino, su iniziativa del Circolo Culturale ‘Tullio Colsalvatico’ con il  sostegno della Regione Marche ed il patrocinio del comune di Tolentino, ho assistito allo spettacolo ‘Francesco e il Sultano, Ainalsharaa il Pozzo dei Poeti’, realizzato con la regia di Otello Cenci, la drammaturgia di Giampiero  Pizzol, la partecipazione di Valeria Khadijah Collina (autrice del libro ‘In Nome di chi?’), della cantante siriana Mirna Kassis e del musicista Fabio Mina.

Lo  spettacolo teatrale pone la domanda sul vero senso dell’identità,  in particolare se essa può essere ancora concepita come semplice autoaffermazione con la pretesa di integrare la diversità per cancellarla. Quindi lo spettacolo pone la questione su che cosa accade nella dinamica dell’incontro quando non si cade nella tentazione di vedere nell’altro il nemico: anche quando tutto un contesto spingerebbe verso la demonizzazione del nemico, il testo dello spettacolo pone l’interrogativo in nome di chi il dialogo e l’incontro sono possibili.

Ampio è l’orizzonte che lo spettacolo apre, spaziando dall’Egitto, al Marocco, alla Siria ed all’Italia, attraversando un ricco cammino musicale, poetico e spirituale: nella drammaturgia, l’incontro tra la lingua italiana ed araba, così come accaduto nell’incontro tra Francesco e il Sultano, testimonia la volontà di comprendersi e di riuscire a trasmettere sé stesso nell’altro e nello spazio del non-traducibile il rapporto con la diversità diventa una relazione autentica che non conosce un tempo  predefinito, ma coinvolge l’intero cammino della vita.

Al termine dello spettacolo ho chiesto a Valeria Khadjiah Collina di raccontare la genesi dello spettacolo: “Lo spettacolo è nato per ricordare 800 anni di questo incontro. E’ una possibilità che ci è stata data come incontro tra noi due attrici dello spettacolo. Io sono un’italiana mussulmana e Mirna è una siriana cristiana. Anche per noi c’è stato un incontro tra questi due mondi, al punto di scambiarci i ruoli. Il messaggio è che l’incontro è basilare. Non sappiamo cosa si siano detti  800 anni fa, perché nessun cronista del tempo lo ha riportato. Abbiamo provato a raccontarlo, sottolineando che ci deve essere l’incontro”.

In quale modo la sua storia entra nello spettacolo?

“La mia storia è terribile perché sono la madre di uno che ha ucciso sul ponte di Londra molte persone ed è stato ucciso, che ha provocato in me una reazione, di cui non conosco ancora la fine. La prima reazione è stata quella di andare incontro a quelle persone di religione diversa.

Quindi sono ritornata a fare teatro con quelle persone che avevo incontrato ai tempi dell’Università ed una di queste è l’autore del testo, Gianpiero Pizziol, ed anche con Mirna, perché due anni fa eravamo insieme al Meeting dell’Amicizia tra i popoli ed è scaturita la possibilità di uno spettacolo insieme. E’ stato un ritorno al teatro, che per molti anni avevo negato nella mia ‘veste’ da mussulmana”.

Invece Mirna Kassis mi ha spiegato cosa è il Pozzo dei Poeti: “Il Pozzo dei Poeti è il mio paese, in cui esisteva una sorgente dove la gente, di ogni religione. si incontrava. Con questo spettacolo vogliamo raccontare la bellezza dell’incontro di due religioni e di due culture diverse, perché esso è molto bello ed arricchisce le persone; le fa diventare più belle e più buone”.

Come è la situazione in Siria?

“E’ un po’ complicata! Ora la rivoluzione di qualche anno fa si è trasformata in una guerra con tante formazioni militari; ma il popolo voleva la libertà ed una vita dignitosa e dopo 8 anni di guerra la situazione è drammatica. Prima di giungere in Italia ho vissuto per un anno e mezzo questa guerra”.

Il Pozzo dei Poeti richiama il monastero di Mar Moussa: quale collegamento ci può essere?

“Nel monastero di Mar Moussa c’era p. Paolo Dall’Oglio, un bellissimo monastero e molto spirituale, perché cristiani e mussulmani partecipavano alle preghiere di queste fedi. Egli aiutava chi si trovava in difficoltà, aldilà della fede, ed era un grande esempio di fratellanza ed amicizia tra le religioni e le culture”.

In quale modo la sua storia si intreccia con quella di ‘Francesco ed il Sultano’?

“Anche io ho fatto questo viaggio seguendo il cammino di Dio per incontrare il sultano”.

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