Papa Francesco continua la lotta contro gli abusi sessuali

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La lotta contro gli abusi sessuali nei confronti dei minori all’interno della Chiesa non si arresta nemmeno nel giorno del compleanno di papa Francesco, che pubblica con una nuova Istruzione ‘Sulla riservatezza delle cause’, abolendo il segreto pontificio per quelli commessi su minori o adulti vulnerabili da esponenti delle Chiesa.

Le nuove norme stabiliscono che l’esclusione del segreto sussista “anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti; non può essere imposto alcun vincolo di silenzio a chi effettua la segnalazione» di un caso, nonché «alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni”.

Il segreto pontificio, a norma dell’Istruzione ‘Secreta continere’, è imposto su materie di particolare gravità o importanza. In particolare l’elaborazione di alcuni documenti pontifici; l’attività della Congregazione per la dottrina della fede, incluse le notificazioni e l’esame di pubblicazioni, le denunce di delitti contro la fede e i costumi; informazioni riguardanti alcune misure e interventi della Segreteria di stato o del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, la creazione di cardinali, la nomina dei vescovi; i cifrari; le questioni che il papa, un cardinale o i legati pontifici riterranno opportuno custodire con il segreto pontificio.

Papa Francesco ha stabilito di introdurre alcune modifiche alle norme sui ‘delicta graviora’, cioè i delitti più gravi riservati al giudizio della Congregazione per la dottrina della fede.

In particolare l’articolo 6, comma 1 del Motu proprio 2° ‘Sacramentorum sanctitatis tutela’, che indica tra i delitti più gravi contro i costumi “l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori sotto i quattordici anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento”, cambia nella formulazione più rigida: “l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di 18 anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento”.

Inoltre l’articolo 13 del precedente Motu proprio è sostituito integralmente da questo testo: “Funge da avvocato e procuratore un fedele, provvisto di dottorato in diritto canonico, che viene approvato dal presidente del collegio”. In questo modo il segreto d’ufficio (a cui viene derubricato il segreto pontificio) non potrà essere più opposto all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione per pedofilia, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili.

Ciò significa che le denunce, le testimonianze e i documenti processuali relativi ai casi di abuso conservati negli archivi dei Dicasteri vaticani come pure quelli che si trovano negli archivi delle diocesi, e che fino ad oggi erano sottoposti al segreto pontificio, potranno essere consegnati ai magistrati inquirenti dei rispettivi Paesi che li richiedano.

L’arcivescovo di Malta, mons. Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha commentato il rescritto in un’intervista a Radio Vaticana – Vatican News nella parte riguardante l’abolizione del segreto pontificio: “Non sono di dominio pubblico ma, per esempio, è facilitata la possibilità di una collaborazione più concreta con lo Stato, nel senso che la diocesi che ha una documentazione ormai non è più legata al segreto pontificio e può decidere (come deve) di collaborare bene, trasmettendo copia della documentazione anche alle autorità civili.

Lo stesso rescritto, questa nuova legge, parla anche dell’esigenza di salvaguardare il privato della persona, la buona fama delle persone coinvolte, come pure la loro dignità. Una certa riservatezza ci vuole sempre in ambito penale e questo viene ancora garantito. Ciò non significa dunque che la documentazione diventa di dominio pubblico, ma viene facilitata la collaborazione con lo Stato e con altri enti che hanno diritto all’accesso a questa documentazione”.

Mentre mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha precisato che l’istruzione è parte di una serie di provvedimenti adottati dalla Santa Sede dopo il summit anti abusi: “Il documento vuole dare certezza sul modo di comportarsi in queste situazioni che, in alcuni casi, particolarmente per i ministri sacri, possono sfiorare irrinunciabili doveri morali di segretezza.

L’Istruzione dà pure seguito ad altri provvedimenti adottati di recente dalla Santa Sede, particolarmente dopo la riunione dei Presidenti delle Conferenze Episcopali tenuta a fine dello scorso mese di febbraio. Anche la Penitenzieria Apostolica è intervenuta in questi argomenti con una Nota dello scorso 29 giugno sull’importanza del foro interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale, nel cui contesto è da inquadrare anche l’Istruzione ora promulgata”.

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