A Natale, porta a Gesù le tue ferite

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Pubblicità, filmati, luci colorate, alberi addobbati e canzoni che risuonano in ogni angolo delle nostre città annunciano l’arrivo del Natale. Un Natale un po’ mondano, ammettiamolo, che sembra ‘inventato’ solo per le persone felici. Una festa che sembra ‘imporci’ di essere felici.

Non puoi essere triste, se vedi intorno a te solo facce sorridenti, pacchi regalo giganteschi, persone che fanno file chilometriche nei supermercati per organizzare pranzi e cenoni con le loro meravigliose famiglie. Natale sembra la festa di chi non ha problemi. Di chi non ha contrasti in casa, di chi non ha motivi per piangere. Insomma, di chi sta bene.

Così, quando si avvicina dicembre iniziamo a domandarci che Natale sarà per noi: saremo tra coloro che festeggiano in allegria, o saremo ‘tra gli esclusi dalla gioia natalizia’ di cui parlano i film, tra coloro che hanno più motivi per piangere che per essere allegri? Se rientriamo nella seconda categoria, proveremo insofferenza, tristezza e il Natale ci sembrerà una festa crudele, che dovrebbe essere abolita dal calendario.

E se vi dicessi che il Natale, invece, è proprio la festa di coloro che sono nel pianto? Se vi dicessi che Gesù è nato per voi, per sollevarvi dalla melma in cui vi trovate proprio in questo momento? Se vi dicessi che in quella grotta, a Betlemme, circa duemila anni fa è nato un bambino capace di riconciliare chi è accecato dall’odio, di dare forza a chi vive una grave malattia, di consolare chi piange un lutto?

Se vi dicessi che il Natale è la festa di un Dio che si fa uomo per accompagnarvi in ogni vostra difficoltà? Se vi dicessi che quel Bambino è potenza di chi è debole, vita per chi ha la morte nel cuore? Se vi dicessi che il Natale è la festa di chi soffre, ma non vuole più soffrire da solo?

Quest’anno, a Natale, non importi di essere felice e non scappare dal Natale se non lo sei. Gesù, il vero festeggiato (anche se spesso lo dimentichiamo!) non ci chiede di fare questo. Non vuole che facciamo finta di non avere più problemi. Quest’anno non fuggire dal Natale, fuggi piuttosto dai rumori e dalla frenesia dello ‘spirito natalizio’.

Siediti davanti ad un presepe e dialoga con quel bambino che è venuto nel mondo per salvarti, per salvarti proprio da quella situazione che ora ti toglie pace, che ora ti angoscia, che ti fa sentire in gabbia, che ti fa passare la voglia di ridere, di uscire, forse persino di mangiare. Guarda quel bambino e chiedigli di guarire le tue ferite. Chiedigli di stare con te in questa situazione di prova.

Perché il Natale, in fondo, è la festa di chi smette di volersi salvare da solo. E’ la festa di chi non finge allegria, ma si lascia riempire da una gioia nuova, che viene dall’alto. Una gioia che prima non c’era, eppure, duemila anni fa, è scesa in una stalla e ancora oggi vuole essere riversata su tutti, anche su di te!

Esci dai negozi ed entra in quella stalla. Inginocchiati davanti al Signore della vita, davanti a Colui che fa tremare l’inferno, a Colui che ha distrutto la morte… a Colui che ha fatto udire i sordi e vedere i ciechi. Inchinati come uno dei pastori davanti a Colui che ha sottomesso i demoni e che può cacciare ogni ombra di male che ora si trova nella tua vita.

Non fuggire dal Natale, piuttosto entraci dentro sul serio. Prova a parlare con quel bambinello, con quel Dio che si è fatto così piccolo proprio per venire dentro di te.

A Natale, non avere paura di essere triste. Non importi di essere felice. Inginocchiati davanti a Gesù bambino e affidagli ogni tua croce. Se senti che la tua vita si trascina stancamente, allora il Natale è proprio la tua festa. Perché Cristo non è venuto nel mondo perché mangiassimo il panettone, ma per illuminare la vita di chi si trova nelle tenebre.

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