Papa Francesco: l’Amore non finirà

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Dopo la recita dell’Angelus papa Francesco ha pranzato in Aula Paolo VI con circa 1500 poveri: “Vi do il benvenuto: grazie per essere qui. Auguro che il Signore ci benedica tutti, oggi: che Dio ci benedica tutti in questa riunione di amici, in questo pranzo, e le famiglie vostre. Che il Signore benedica tutti. Grazie e buon pranzo”.

Il menù è consistito in una lasagnetta, bocconcini di pollo alla crema di funghi e patate, dolce, frutta e caffè. Prima del pranzo papa Francesco, al temine dell’Angelus, aveva ringraziato coloro che stanno quotidianamente accanto ai poveri:

“Il mio pensiero va a quanti, nelle diocesi e nelle parrocchie di tutto il mondo, hanno promosso iniziative di solidarietà per dare concreta speranza alle persone più disagiate. Ringrazio i medici e gli infermieri che hanno prestato servizio in questi giorni nel Presidio Medico qui in Piazza San Pietro. Ringrazio per tante iniziative in favore della gente che soffre, dei bisognosi, e questo deve testimoniare l’attenzione che non deve mai mancare nei confronti dei nostri fratelli e sorelle”.

Mentre  durante l’Angelus aveva sottolineato l’atteggiamento del cristiano davanti alla storia: “E’ l’atteggiamento della speranza in Dio, che consente di non lasciarsi abbattere dai tragici eventi. Anzi, essi sono ‘occasione di dare testimonianza’.

I discepoli di Cristo non possono restare schiavi di paure e angosce; sono chiamati invece ad abitare la storia, ad arginare la forza distruttrice del male, con la certezza che ad accompagnare la sua azione di bene c’è sempre la provvida e rassicurante tenerezza del Signore. Questo è il segno eloquente che il Regno di Dio viene a noi, cioè che si sta avvicinando la realizzazione del mondo come Dio lo vuole”.

Quindi il cristiano è un collaboratore nella costruzione della storia: “Ci sono di esempio i martiri cristiani (i nostri martiri, anche dei nostri tempi, che sono di più di quelli degli inizi) i quali, nonostante le persecuzioni, sono uomini e donne di pace. Essi ci consegnano una eredità da custodire e imitare: il Vangelo dell’amore e della misericordia”.

E nell’omelia della celebrazione eucaristica per la terza giornata dei poveri papa Francesco ha sottolineato la forte ammonizione di Gesù riguardo le ‘cose penultime’: “Per Gesù non bisogna andare dietro a chi dice che la fine arriva subito, che ‘il tempo è vicino’. Non va seguito, cioè, chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell’altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente.

Eppure, quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere tutto e subito, dal prurito della curiosità, dall’ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice ‘ora o mai più’.

Ma questa fretta, questo tutto e subito non viene da Dio. Se ci affanniamo per il subito, dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo”.

Il secondo ‘inganno’ scoperto da Gesù è la tentazione dell’io: “Parla la lingua di Gesù non chi dice io, ma chi esce dal proprio io. Eppure, quante volte, anche nel fare il bene, regna l’ipocrisia dell’io: faccio del bene ma per esser ritenuto bravo; dono, ma per ricevere a mia volta; aiuto, ma per attirarmi l’amicizia di quella persona importante. Così parla la lingua dell’io. La Parola di Dio, invece, spinge a una ‘carità non ipocrita’, a dare a chi non ha da restituirci, a servire senza cercare ricompense e contraccambi”.

Per questo i poveri sono amati da Dio: “perché non parlano la lingua dell’io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano. Ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio.

La presenza dei poveri ci riporta al clima del Vangelo, dove sono beati i poveri in spirito. Allora, anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro”.

E, concludendo l’omelia, il papa ha sottolineato che le cose penultime finiranno ma l’amore di Dio non avrà termine: “Tra tante cose penultime, che passano, il Signore vuole ricordarci oggi quella ultima, che rimarrà per sempre. E’ l’amore, perché ‘Dio è amore’ e il povero che chiede il mio amore mi porta dritto a Lui.

I poveri ci facilitano l’accesso al Cielo: per questo il senso della fede del Popolo di Dio li ha visti come i portinai del Cielo. Già da ora sono il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa. Ci dischiudono infatti la ricchezza che non invecchia mai, quella che congiunge terra e Cielo e per la quale vale veramente la pena vivere: cioè, l’amore”.

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