Papa Francesco chiede un capitalismo inclusivo

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Nell’udienza ai membri del Consiglio per un capitalismo inclusivo, Papa Francesco chiede un profondo rinnovamento dei cuori e delle menti per mettere la persona al centro della vita economica, perché non si tratta solo di ‘avere di più’ ma di ‘essere di più’. Quindi in un mondo dove aumentano i livelli di povertà su scala globale e prevale la disuguaglianza, è urgente puntare ad un sistema economico giusto, in grado di rispondere alle sfide più radicali che si trovano davanti l’umanità e il pianeta.

Lo ha sottolineato papa Francesco, ricevendo in Vaticano i membri del Consiglio per un Capitalismo Inclusivo, che costituisce uno dei risultati del ‘Fortune – Time Global Forum del 2016’, avendo raccolto la sfida a ridurre il divario che separa la maggior parte delle persone dalla prosperità di cui pochi godono.

Per il papa l’attività imprenditoriale è parte imprescindibile del servizio al bene comune: “Uno sguardo alla storia recente, in particolare alla crisi finanziaria del 2008, ci mostra che un sistema economico sano non può essere basato su profitti a breve termine a spese di uno sviluppo e di investimenti produttivi, sostenibili e socialmente responsabili a lungo termine. E’ vero che l’attività imprenditoriale ‘è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti’…

Tuttavia, come ha ricordato san Paolo VI, il vero sviluppo non può limitarsi alla sola crescita economica, ma deve favorire la promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Ciò significa molto di più che far quadrare i bilanci, migliorare le infrastrutture o offrire una più ampia varietà di beni di consumo”.

Perciò il papa ha chiesto un rinnovamento per un ordine sociale giusto: “Comporta piuttosto un rinnovamento, una purificazione e un rafforzamento di validi modelli economici basati sulla nostra personale conversione e generosità nei confronti dei bisognosi. Un sistema economico privo di preoccupazioni etiche non conduce a un ordine sociale più giusto, ma porta invece a una cultura ‘usa e getta’ dei consumi e dei rifiuti.

Al contrario, quando riconosciamo la dimensione morale della vita economica, che è uno dei tanti aspetti della dottrina sociale della Chiesa che deve essere pienamente rispettata, siamo in grado di agire con carità fraterna, desiderando, ricercando e proteggendo il bene degli altri e il loro sviluppo integrale”.

Li ha invitati ad estendere a tutti i benefici dell’economia: “I vostri sforzi ci ricordano che coloro che si impegnano nella vita economica e commerciale sono chiamati servire il bene comune cercando di aumentare i beni di questo mondo e renderli più accessibili a tutti. In definitiva, non si tratta semplicemente di ‘avere di più’, ma di ‘essere di più’. Ciò che occorre è un profondo rinnovamento dei cuori e delle menti così che la persona umana possa essere sempre posta al centro della vita sociale, culturale ed economica”.

La presenza dei membri del Consiglio per un capitalismo inclusivo è quindi un segno di ‘speranza’: “La vostra presenza qui è quindi un segno di speranza, perché avete riconosciuto le questioni che il nostro mondo è chiamato ad affrontare e l’imperativo di agire con decisione per costruire un mondo migliore.

Vi esprimo la mia gratitudine per il vostro impegno nel promuovere un’economia più giusta e umana, in linea con i principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa e tenendo conto dell’intera persona, nonché della generazione presente e delle future. Un capitalismo inclusivo, che non lascia indietro nessuno, che non scarta nessuno dei nostri fratelli e sorelle, è una nobile aspirazione, degna dei vostri migliori sforzi”.

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