Papa Francesco: povertà frutto di squilibri sociali

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‘La speranza dei poveri non sarà mai delusa’: le parole del Salmo 9 danno il titolo al messaggio di papa Francesco per la terza Giornata Mondiale dei Poveri, istituita al termine del Giubileo della Misericordia, che ricorre il 17 novembre. Ne sono protagonisti uomini, donne, giovani, bambini: vittime delle nuove schiavitù che li rendono immigrati, orfani, senzatetto, emarginati.

I poveri sono il frutto sempre più numeroso di una società dai forti squilibri sociali che costruisce muri e sbarra ingressi e che vorrebbe sbarazzarsi di loro; ma sono anche coloro che ‘confidano nel Signore’ e la Chiesa, come ciascun cristiano, è chiamata ad un impegno particolare nei loro confronti.

Il filo conduttore del messaggio è il Salmo le cui parole manifestano innanzitutto una ‘incredibile attualità’: “Il Salmista descrive la condizione del povero e l’arroganza di chi lo opprime (10, 1-10). Invoca il giudizio di Dio perché sia restituita giustizia e superata l’iniquità (10, 14-15).

Sembra che nelle sue parole ritorni la domanda che si rincorre nel corso dei secoli fino ai nostri giorni: come può Dio tollerare questa disparità? Come può permettere che il povero venga umiliato, senza intervenire in suo aiuto? Perché consente che chi opprime abbia vita felice mentre il suo comportamento andrebbe condannato proprio dinanzi alla sofferenza del povero?”

Le domande del salmista scaturiscono dalla constatazione di un ‘prosperoso’ sviluppo economico’: “Nel momento della composizione di questo Salmo si era in presenza di un grande sviluppo economico che, come spesso accade, giunse anche a produrre forti squilibri sociali. La sperequazione generò un numeroso gruppo di indigenti, la cui condizione appariva ancor più drammatica se confrontata con la ricchezza raggiunta da pochi privilegiati. L’autore sacro, osservando questa situazione, dipinge un quadro tanto realistico quanto veritiero”.

Il papa, quindi, sottolinea che la situazione storica si ripete: “Era il tempo in cui gente arrogante e senza alcun senso di Dio dava la caccia ai poveri per impossessarsi perfino del poco che avevano e ridurli in schiavitù. Non è molto diverso oggi. La crisi economica non ha impedito a numerosi gruppi di persone un arricchimento che spesso appare tanto più anomalo quanto più nelle strade delle nostre città tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati…

Passano i secoli ma la condizione di ricchi e poveri permane immutata, come se l’esperienza della storia non insegnasse nulla. Le parole del Salmo, dunque, non riguardano il passato, ma il nostro presente posto dinanzi al giudizio di Dio”.

Ed ha elencato i ‘nuovi schiavi’ prodotti dalla società contemporanea: “Incontriamo ogni giorno famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo.

Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città?”

Il messaggio del papa è anche un invito alla consapevolezza dell’esistenza dei poveri: “Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi! Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo.

Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà. Il giudizio è sempre all’erta. Non possono permettersi di essere timidi o scoraggiati, sono percepiti come minacciosi o incapaci, solo perché poveri”.

Il ‘dramma’ descritto dal Salmista è valido anche per i giorni nostri, nonostante i secoli di distanza: “Dramma nel dramma, non è consentito loro di vedere la fine del tunnel della miseria. Si è giunti perfino a teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza.

Vagano da una parte all’altra della città, sperando di ottenere un lavoro, una casa, un affetto… Ogni eventuale possibilità offerta, diventa uno spiraglio di luce; eppure, anche là dove dovrebbe registrarsi almeno la giustizia, spesso si infierisce su di loro con la violenza del sopruso”.

E la descrizione del Salmista non ‘risparmia’ il contesto del comportamento dei ‘ricchi’: “Il Salmista descrive con crudo realismo l’atteggiamento dei ricchi che depredano i poveri: ‘Stanno in agguato per ghermire il povero… attirandolo nella rete’. E’ come se per loro si trattasse di una battuta di caccia, dove i poveri sono braccati, presi e resi schiavi.

In una condizione come questa il cuore di tanti si chiude, e il desiderio di diventare invisibili prende il sopravvento. Insomma, riconosciamo una moltitudine di poveri spesso trattati con retorica e sopportati con fastidio. Diventano come trasparenti e la loro voce non ha più forza né consistenza nella società. Uomini e donne sempre più estranei tra le nostre case e marginalizzati tra i nostri quartieri”.

Davanti a questa descrizione realistica il salmista concede al povero il riscatto di Dio che ‘rende giustizia’ a chi lo invoca: “Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre.

Il ‘giorno del Signore’, come descritto dai profeti, distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti. La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera”.

Nel messaggio il papa invita a non eludere l’ammonimento della Parola di Dio: “Dovunque si volga lo sguardo, la Parola di Dio indica che i poveri sono quanti non hanno il necessario per vivere perché dipendono dagli altri. Sono l’oppresso, l’umile, colui che è prostrato a terra. Eppure, dinanzi a questa innumerevole schiera di indigenti, Gesù non ha avuto timore di identificarsi con ciascuno di essi…

Sfuggire da questa identificazione equivale a mistificare il Vangelo e annacquare la rivelazione. Il Dio che Gesù ha voluto rivelare è questo: un Padre generoso, misericordioso, inesauribile nella sua bontà e grazia, che dona speranza soprattutto a quanti sono delusi e privi di futuro”.

Ed indica di percorrere la strada di molti ‘uomini di Dio’ come Jean Vanier: “Jean Vanier ha ricevuto da Dio il dono di dedicare tutta la sua vita ai fratelli con gravi disabilità che spesso la società tende ad escludere. E’ stato un ‘santo della porta accanto’ alla nostra; con il suo entusiasmo ha saputo raccogliere intorno a sé tanti giovani, uomini e donne, che con impegno quotidiano hanno dato amore e restituito il sorriso a tante persone deboli e fragili offrendo loro una vera ‘arca’ di salvezza contro l’emarginazione e la solitudine.

Questa sua testimonianza ha cambiato la vita di tante persone e ha aiutato il mondo a guardare con occhi diversi alle persone più fragili e deboli. Il grido dei poveri è stato ascoltato e ha prodotto una speranza incrollabile, creando segni visibili e tangibili di un amore concreto che fino ad oggi possiamo toccare con mano”.

Ha concluso il messaggio chiedendo di avere la visione di Dio sul mondo: “Con gli occhi umani non si riesce a vedere questa forza salvifica; con gli occhi della fede, invece, la si vede all’opera e la si sperimenta in prima persona. Nel cuore del Popolo di Dio in cammino pulsa questa forza salvifica che non esclude nessuno e tutti coinvolge in un reale pellegrinaggio di conversione per riconoscere i poveri e amarli…

La speranza del povero sfida le varie condizioni di morte, perché egli sa di essere particolarmente amato da Dio e così vince sulla sofferenza e l’esclusione… La speranza del povero si fa forte della certezza di essere accolto dal Signore, di trovare in lui giustizia vera, di essere rafforzato nel cuore per continuare ad amare”.

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