Nel ricordo di Benigno Zaccagnini: i cattolici costruttori di democrazia

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“C’era del fascino in questo legame così stretto con la sua città e il suo territorio e la sua apertura verso l’altrove, verso ogni altra realtà”: con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha reso omaggio all’amico e al politico Benigno Zaccagnini nel 30^ anniversario della sua morte, avvenuta il 9 novembre 1989.

Nell’intervento il presidente della Repubblica ha ricordato il suo ultimo discorso prima della morte, affermando la sua attualità: “Vorrei ricordare alcune parole del suo ultimo discorso in pubblico, alla fine dell’ottobre di trent’anni fa. Zaccagnini parlò dell’esigenza, del dovere, di offrire ai giovani un orizzonte di ideali, una prospettiva di valori per evitare, così disse, l’inaridimento.

Inaridirsi è il pericolo che si corre. E’ un messaggio forte per oggi, per il nostro momento presente. Io rappresento tutte le opinioni, le ideologie, le correnti, le posizioni, le convinzioni del nostro Paese. Questo non mi impedisce di sottolineare, per ciascuna di esse, i loro caratteri.

E questo messaggio così attuale, in questa ultima occasione in pubblico di Zaccagnini, è in fondo il messaggio storico e culturale del cattolicesimo democratico che ha visto in Zaccagnini una figura esemplare, vivendo (come egli ha vissuto) la sua profonda fede cristiana in maniera semplice, autentica. In maniera laica. Un atteggiamento che lo accomuna a Luigi Sturzo, ad Alcide De Gasperi, ad Aldo Moro, un atteggiamento che non è la rinuncia alle opinioni e neppure l’attenuazione della propria ispirazione.

Al contrario: è la ricerca con tutti gli altri del bene comune. La ricerca del bene comune insieme a chiunque altro, al di là dei confini di ideologie, opinioni e fedi, è quello che Zaccagnini ha fatto in tutta la sua vita”.

Il pensiero di Benigno Zaccagnini fu sempre un pensiero pieno di speranza per sfidare la crisi economica e morale, come quello pronunciato nel luglio 1975, appena eletto segretario della Democrazia Cristiana: “Sono sempre stato accusato di essere un ottimista: ma io penso, l’ho sempre detto, che senza ottimismo non si possa far politica. Un ottimismo che significhi speranza, fiducia nelle proprie idee, coerenza e coraggio: il contrario, cioè, non tanto di quella meditata consapevolezza che a volte può condurre allo sconforto, quanto del cinismo, dell’arido professionismo politico.

Ho sempre pensato anche che il fascino della politica stia nell’essere costantemente tesi ed ancorati ad un patrimonio ideale, conservando però la capacità di calarsi, con uno sforzo talvolta duro e difficile, sul terreno delle realtà concrete, per compiere quelle azioni che siano nello stesso tempo coerenti con gli ideali e compatibili con la realtà, in una misura che corrisponda sempre ad una autentica sincerità ed onestà di atteggiamenti e di scelte”.

In questo senso chiedeva alla D.C. l’abbandono di tesi populiste e conservatrici: “Il sistema politico italiano, si dice in sostanza, sta maturando, come quello di altri Paesi, verso forme bipartitiche. Per questo la Democrazia Cristiana dovrebbe abbandonare ogni venatura definita populista di vecchio tipo, non più adeguata alle esigenze di una società industriale, ed accettare di essere puramente e semplicemente il polo moderato dello schieramento politico italiano. Su questa via la DC dovrebbe assumere un più deciso carattere laico come interprete dei centri urbani di una Italia industrializzata”.

Nell’intervento ricordava la lezione di don Sturzo che invitava a non tradire le radici di un partito popolare, fedele al cattolicesimo: “E’ di questo impegno cristiano che i protettori borghesi hanno timore: perciò danno per pacifico che la Chiesa italiana e il mondo cattolico siano disposti ad offrire una copertura e un sostegno di massa ad una politica conservatrice, assegnando cosi arbitrariamente, alla Chiesa e alla cattolicità, e proprio in contrasto con l’asserita esigenza di laicità, una ben precisa parte politica incompatibile con l’evoluzione e con la crescita della coscienza religiosa”.

Per questo affermò una laicità che è capace di ribadire le radici cristiane di un popolo contro le ideologie: “La laicità della DC, insomma, non può esprimersi in un impoverimento della sua ispirazione cristiana, ma nel continuo ed efficace apporto ad una costruzione della politica italiana e della vita pubblica libera da condizionamenti confessionali e da dipendenze ideologiche di parte.

Mi sembra anche necessario, oggi, affermare la laicità dello Stato di fronte alle ideologie del nostro tempo, nessuna delle quali ha il diritto di appropriarsi dello Stato italiano… Penso che la società italiana di questi anni abbia bisogno, forse più di ieri, dell’opera politica di cattolici di fermi principi democratici”.

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