Card. Becciu: la beata Riquelme Zayas donna evangelica

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María Emilia Riquelme Zayas, (Maria di Gesù e dell’Immacolata), è stata una religiosa spagnola, fondatrice della congregazione delle Religiose Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata. Era figlia del colonnello Joaquín Riquelme y Gómez, capo di stato maggiore, e di sua moglie María Emilia Zayas de la Vega. Orfana di madre all’età di 7 anni, fu affidata ai nonni materni che la collocarono in un collegio di Siviglia, dove rimase fino alla maggiore età. Tornata in famiglia, si stabilì con il padre a Madrid, dove iniziò a dedicarsi ad opere caritatevoli.

Su consiglio del card. Marcelo Spínola y Maestre, abbracciò la vita religiosa tra le Ancelle del Divin Cuore e fu maestra delle novizie, ma dopo un anno decise di abbandonare la congregazione e tornare in famiglia. Le fu concesso di custodire il Santissimo Sacramento nel suo oratorio privato per dedicarsi assiduamente all’adorazione eucaristica: su consiglio del suo direttore spirituale, José Moreno y Mazón, arcivescovo di Granada, nel 1896 istituì presso la sua villa di Granada una nuova congregazione per l’adorazione perpetua e l’educazione della gioventù.

E sabato 9 novembre il card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha celebrato a Granada la messa di beatificazione, sottolineando la consapevolezza della beata di essere il tempio di Dio: “Questa consapevolezza ha segnato l’intera esistenza di una figlia di questa terra, la beata María Emilia Riquelme y Zayas, fondatrice delle Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata.

Oggi riceve il riconoscimento delle sue virtù e della sua santità di vita, perché in lei veneriamo una cristiana esemplare, un’anima di Dio, distaccata da tutto ciò che è mondano. Ci troviamo di fronte a una donna di grande fervore religioso, la cui esistenza era incentrata nel Signore, al quale riservava il primo posto. Tutto ciò fu reso possibile grazie alla sua fede profonda e viva nel mistero di Dio, che fu la luce che la illuminò fino alla fine”.

Il prefetto della congregazione dei santi ha sottolineato la ‘passione eucaristica’: “Della nuova beata colpisce soprattutto la ‘passione’ eucaristica, vissuta personalmente con costanza e trasmessa alle sue suore. La sua vita si presenta come un cammino graduale di approfondimento e di maturazione, guidato dalla prospettiva eucaristica come fonte di una carità dal chiaro respiro ecclesiale e missionario.

Ci troviamo di fronte a una religiosa mistica e, al tempo stesso, di grande spirito apostolico, che visse nella contemplazione continua del Cristo suo sposo e nell’incessante preghiera per la salvezza delle anime. Da questo grande amore verso Gesù Eucaristia e verso la Vergine Santa, scaturiva il suo spirito missionario che la spinse a fondare le Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolata per l’adorazione perpetua e l’apostolato impegnativo in favore dell’educazione della gioventù.

E così Granada diventò il cuore della missione di un gruppo di donne intrepide che adoravano il Santissimo giorno e notte per chiedere la grazia di poter educare le ragazze più povere e di poter andare nel mondo ad annunciare il Vangelo”.

Quindi ha sottolineato la sua umiltà: “Uno dei tratti caratteristici della sua spiritualità era l’umiltà. Non si vantava della sua discendenza aristocratica e delle sue doti umane, anzi si considerava sempre l’ultima, la più piccola di tutti, la più peccatrice davanti a Dio.

Non soltanto parlava di sé in modo umile, ma accettava anche con lo stesso atteggiamento le umiliazioni che molte volte le infliggevano altre persone, soprattutto quando avviò il processo di fondazione dell’istituto. La sua umiltà era sempre accompagnata da dolcezza e amabilità, ma anche da energia nel difendere i diritti delle sue figlie di fronte a certe intrusioni ingiuste nella vita della congregazione”.

Ha concluso l’omelia additando ai cristiani il suo esempio: “Con la beatificazione di madre María Emilia Riquelme y Zayas la Chiesa oggi offre all’imitazione dei credenti un esemplare di donna evangelica che richiama ai valori essenziali dell’essere cristiani e consacrati:

l’amore tenace ed esclusivo per Cristo e il suo Vangelo, l’opzione preferenziale per i più poveri della terra, la preghiera come feconda radice nascosta del nostro operare, l’ottimismo della speranza, il senso della giustizia, la gioia e la fiducia che sempre dovrebbero accompagnare la nostra testimonianza cristiana”.

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