Aiuto alla Chiesa che Soffre: in aumento le persecuzioni contro i cristiani

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Nel mondo un cristiano ogni sette viene perseguitato per la sua fede. Oggi i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente colpito e l’asse del fondamentalismo islamista si è ormai spostato dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale ed orientale; ciò emerge dal nuovo studio sulla persecuzione anticristiana della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

‘Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra 2017 e 2019’ è stato presentato a Roma nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, che san Giovanni Paolo II ha voluto diventasse memoriale dei nuovi martiri del XX e XXI secolo. Nel rapporto ACS ha denunciato che quasi 300.000.000 cristiani vivono in terre di persecuzione.

Nel periodo in esame, la situazione è tutt’altro che migliorata e la lista dei Paesi in cui i cristiani soffrono si arricchisce di nazioni quali Camerun, Burkina Faso e Sri Lanka. Gli ultimi due rappresentano per il direttore di ACS, Alessandro Monteduro, gli esempi più drammatici dello scenario della persecuzione anticristiana: “Il focus dimostra purtroppo che la sola risposta militare non è sufficiente.

Dal 2017 infatti, dalla sconfitta di Isis nel nord dell’Iraq e in gran parte della Siria, abbiamo assistito alla migrazione del terrorismo in altre aree del mondo, innanzitutto in Africa e in Asia meridionale e orientale. I 20 Paesi che Aiuto alla Chiesa che Soffre evidenzia come territori nei quali le minoranze cristiane soffrono la persecuzione ospitano 4.000.000.000 di persone. Dunque la difesa della libertà religiosa dovrebbe essere come non mai prioritaria nell’agenda delle grandi potenze nazionali e delle Istituzioni sovranazionali. Così ancora oggi non è”.

Durante la presentazione, il rettore del Santuario di sant’Antonio a Colombo, don K.A. Jude Raj Fernando, ha raccontato i tragici momenti in cui la sua chiesa è stata attaccata: “Non potevo credere ai miei stessi occhi. Ho visto i miei fedeli morti, sanguinanti e mi sono chiesto ‘Dio mio perché?’ Ma nonostante la grave ferita infertaci, restiamo saldi nella nostra fede che ci consente di perdonare i nostri persecutori. Perdoniamo ma continuiamo a chiedere giustizia per le nostre vittime. E’ per questo che preghiamo ogni giorno”.

La ricerca di ACS ha denunciato anche la drammatica situazione in Africa, dove negli ultimi anni sempre più formazioni jihadiste hanno colpito i cristiani in sempre più Paesi. Nell’ambito delle violenze anticristiane è alto il prezzo pagato da sacerdoti e religiosi. Infatti, dei 18 sacerdoti e una suora uccisi nel mondo nel 2019, ben 15 sono stati assassinati in Africa, di cui 3 in Burkina Faso.

In quest’ultima nazione, ha testimoniato il sacerdote burkinabé don Roger Kologo, “è in atto una vera e propria caccia ai cristiani, i quali vengono colpiti durante processioni ed espressioni della loro fede e perfino raggiunti nelle loro case e giustiziati”.

Inoltre resta grave la situazione mediorientale, nonostante la sostanziale sconfitta militare del Daesh e del suo tentativo di creare uno ‘stato islamico’. In Iraq la presenza dei cristiani è crollata da 1.500.000 prima del 2001 a 150.000 di quest’anno. In Siria prima dell’inizio della guerra nel 2011 i cristiani erano circa 1.500.000, mentre a metà 2017 erano stimati in meno di 500.000.

Migliora la situazione in Egitto dove la diminuzione degli attacchi fondamentalisti anticristiani sembra dovuta alla dura azione di contrasto del presidente al-Sisi. Difficile però la situazione nelle aree rurali, dove spesso la polizia è complice. Prosegue la repressione sistematica in Arabia Saudita, nonostante timidi segnali di apertura.

Nel paese wahhabita la conversione dall’Islam è ancora perseguita con la pena capitale. In Nigeria, accanto alle violenze di Boko Haram ai danni dei cristiani, si intensificano quelle di elementi estremisti islamici tra i mandriani di etnia fulani, mentre il governo del presidente Mohammed Buhari, anch’egli di etnia fulani, non fa nulla per arrestare i massacri che negli ultimi mesi hanno visto centinaia di vittime fra i cristiani.

Secondo molti rappresentanti della Chiesa locale vi sarebbe un’agenda deliberata per islamizzare l’intera regione della Middle Belt nigeriana. Boko Haram agisce inoltre nella regione anglofona situata nella parte occidentale del Camerun. Nel periodo in esame è precipitata la situazione in Burkina Faso; soprattutto nel nordest del Paese sono state colpite numerose processioni e celebrazioni cristiane.

Nei soli primi sei mesi del 2019 sono stati uccisi 20 cristiani, tra cui tre sacerdoti ed un pastore. Anche nel vicino Niger la situazione è drammatica. In altri Paesi dell’Africa la principale minaccia per i cristiani proviene dallo Stato. In Sudan continuano la discriminazione e l’oppressione dei cristiani, in particolare sui Monti Nuba, nonché l’applicazione della sharia, la cui conferma da parte del Consiglio militare di transizione ha posto fine alla speranza che la caduta del presidente Omar al-Bashir nell’aprile 2019 potesse significare la fine delle persecuzioni anticristiane.

In Eritrea tra il giugno e il luglio 2019 il regime ha chiuso e confiscato i 22 ospedali cattolici presenti nel Paese. Nel settembre dello stesso anno la stretta del regime ai danni delle Chiesa cattolica si è inasprita con la chiusura e l’occupazione da parte dell’esercito di quattro scuole cattoliche.

Presentando il rapporto il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha evidenziato il luogo in cui è stato presentato il rapporto: “Questo luogo, la Basilica di San Bartolomeo all’Isola, è testimonianza di una attenzione costante a questa dimensione dell’oggi della Chiesa, protetti come siamo dall’icona dei nuovi martiri, davanti a voi, e circondati dagli innumerevoli segni, provenienti dai vari continenti, di uomini e donne che hanno dato la loro vita per il Signore Gesù.

Essi ci rendono certi che la passione del Cristo continua nei figli della Chiesa, come Lui ci dice nel Vangelo ‘Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi’, ma ci chiedono anche di purificare il nostro cuore e i nostri sguardi, imparando a vivere nella fede tutte queste esperienze.

Penso ad esempio ai Martiri di Algeria, beatificati poco meno di un anno fa, l’8 dicembre, ed all’espressione di una di loro, la beata suor Ester Paniagua, apostola della carità tra i malati, che a chi le chiedeva se avesse paura della situazione del Paese rispondeva ‘Nessuno può prenderci la vita, perché l’abbiamo già donata’. E parole analoghe troviamo sulle labbra dei monaci di Tibhirine”.

Ed ha accennato al rapporto: “Il rapporto che abbiamo tra le mani, insieme a quello sulla Libertà Religiosa, è quindi uno strumento prezioso che fotografa alcune situazioni e si affianca al lavoro capillare di solidarietà: essa è resa possibile grazie ad alcuni grandi benefattori, ma soprattutto per le migliaia di piccoli donatori, che costantemente offrono qualcosa, come l’obolo della vedova nel Vangelo, perché i nostri fratelli e sorelle non siano soli nella lotta quotidiana per la sopravvivenza in contesti limite.

Come potete vedere, su 20 Paesi esaminati, Egitto, Eritrea, India, Iran, Iraq, Siria fanno riferimento alla competenza del nostro Dicastero, senza dimenticare l’Arabia Saudita dove pure sono presenti diverse centinaia di migliaia di fedeli delle Chiese Siro-malabarese e Siro-Malankarese, oltre a molti altri della Chiesa latina.

Il rapporto non ha paura di esporre alcune situazioni problematiche passate per lo più sotto silenzio. Penso anzitutto alla cara Eritrea, con la confisca delle scuole e degli ospedali appartenenti a diverse confessioni religiose: in questi giorni ho indirizzato una lettera in cui esprimo il sostegno e la solidarietà del Dicastero ai Vescovi cattolici, che in modo preciso e puntuale, ma soprattutto costruttivo, sono intervenuti pubblicamente per denunciare i soprusi subiti. Ma forse, gli interessi degli attori internazionali che hanno sulle coste del Paese le loro basi navali prevalgono sulla ricerca della giustizia”.

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