Prof.ssa Casella: sinodo panamazzonico intuizione profetica

Condividi su...

All’apertura del sinodo in svolgimento in Vaticano sul tema: ‘sul tema ‘Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale’ papa Francesco ha ‘dettato’ ai padri sinodali il motivo della convocazione: “Dobbiamo avvicinarci ai popoli dell’Amazzonia sulla punta dei piedi, rispettando la loro storia, le loro culture, il loro stile del buon vivere, nel senso etimologico della parola non nel senso sociale come facciamo spesso. Perché i popoli possiedono entità proprie, una saggezza, una coscienza di sé…

Veniamo per contemplare, per comprendere, per servire i popoli e lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, non con tavole rotonde, non con dibattiti ma in Sinodo, che non è un Parlamento, non è luogo per dimostrare chi ha più potere sui mezzi, nella rete per imporre idee e piani: questo presupporrebbe una Chiesa congressista”.

Partendo da questo ‘incipit’ papale abbiamo chiesto alla prof.ssa Anna Casella, docente di Antropologia Culturale ed Etnologia Facoltà di Scienze della Formazione Università Cattolica del Sacro Cuore Brescia/Milano, di spiegarci il motivo, per cui la Chiesa dedica un Sinodo sull’Amazzonia:

“Non è il primo sinodo convocato per una particolare area del mondo. Ci sono stati quelli per l’Europa nel 1991 e nel 1999; per l’Africa nel 1994 e nel 2009; per il Libano nel 1995; per l’America nel 1997; per l’Asia e l’Oceania nel 1998; per il Medio Oriente nel 2010. Per l’Amazzonia ci sono i Vescovi di sette regioni pastorali della Panamazzonia (Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana Francese), i rappresentanti della ‘Rete ecclesiale Panamazzonica’ (Repam) nata nel 2014 in Brasile, operatori di pastorale, esperti di questioni specifiche dell’Amazzonia come l’acqua o l’etnobotanica. Ci sono poi alcuni rappresentanti delle congregazioni missionarie e della stampa cattolica (gesuiti del circolo ‘San Fedele’).

Oggi l’Amazzonia ha risalto mediatico e può sembrare che il Sinodo ne sia la risposta: in realtà si è trattato di una intuizione profetica molto precedente: stando al card. Hummes, presidente della Repam e relatore generale al Sinodo, il primo cenno alla necessità di guardare più da vicino i problemi dell’Amazzonia si ebbe già nel 2007 quando l’allora arcivescovo Bergoglio rimase impressionato del modo col quale i vescovi amazzonici parlavano della loro regione; poi nel 2013 a Rio de Janeiro egli parlò della necessità di pensare alla Amazzonia come ad un ‘banco di prova’ per la Chiesa cattolica. questo perchè si tratta di una area nella quale i problemi pastorali e sociali sono molto urgenti e drammatici”.

Quali sono i temi fondamentali al centro di questo Sinodo?
“Ci sono due temi: un tema ‘pastorale’ ed un tema ‘antropologico’, dato dalla considerazione che i popoli ‘della foresta’ sono in seria difficoltà, culturale, economica e sociale. il primo: come mettere in relazione spiritualità indigene e cristianesimo; come affrontare la minaccia di distruzione che incombe sulla foresta amazzonica soprattutto a causa della espansione della frontiera agricola e dei progetti di estrazione mineraria”.

Quale è il ‘volto’ della realtà amazzonica?
“L’Amazzonia, come dice il documento preparatorio al Sinodo, è ‘plurale’ e gli eco-sistemi che la formano non sono solo botanici ma umani: la bio-diversità è anche culturale. Quello che il documento preparatorio del Sinodo chiama il ‘popolo di Dio’ che vive in Amazzonia e che comprende anche gli ‘abitanti di comunità e zone rurali, di città grandi e metropoli’ e, ora, anche i migranti e i profughi.

Accanto ai popoli indigeni raccoglitori, ci stanno le economie collettive delle comunità nere quilombolas, i ribeirinhos che vivono sugli igarapés amazzonici tributari dei corsi d’acqua maggiori. Ci stanno i seringueiros, i contadini che coltivano nelle aree umide dei fiumi (l’agricoltura detta, di vazante). Oggi però l’Amazzonia ospita anche i profughi che fuggono da situazioni di crisi come quelle del Venezuela, e le comunità temporanee attorno ai grandi progetti o alle città. La maggioranza della popolazione amazzonica, in realtà, vive in città come Manaus o altre. Infine, i popoli indigeni spesso si trasferiscono alle periferie o, al contrario, scelgono di isolarsi e di interrompere i contatti con il mondo”.

Perchè l’Amazzonia è ‘fonte di vita’, come è scritto nel documento preparatorio?
“Scrive Viveiro de Castro, un antropologo brasiliano che per gli indios amazzonici domandarsi se gli europei appena arrivati avessero o no una anima (come avevano fatto gli europei a proposito degli indigeni) sarebbe stato un non senso dato che per loro anche il tucano, la scimmia, il bradipo, il serpente hanno un’anima. Anima non vuol dire, ovvio ‘coscienza’. Ma vuol dire anzitutto ‘vita’. E vita che si mette in relazione.

E’ difficile dire, ad esempio, che non ci sia una relazione tra l’uomo e gli animali domestici e che questa non abbia una certa ‘reciprocità’. In questo senso il concetto di natura dei popoli amazzonici è ben distante da quello che ha elaborato l’Occidente. Infine, l’Amazzonia è fonte di vita per le popolazioni che la abitano, la conoscono e la preservano, garantendone la sopravvivenza a vantaggio di tutto il pianeta”.

Quale cammino può indicare il Sinodo per un’ecologia integrale?
“Questo si vedrà alla conclusione dei lavori. Mi pare che ora siano illuminanti le affermazioni del documento di lavoro che, di fatto, riprendono quanto già scritto nella enciclica ‘Laudato sì’ dove l’ecologia integrale è intesa come difesa del diritto alla vita; del diritto delle popolazioni a vivere secondo un modo che per loro ha senso; conversione ecologica che significa pensare ad un ‘buon vivere’ che tenga insieme in armonia il rapporto con l’ambiente, quello con gli altri; quello con Dio”.

Perchè i popoli amazzonici sono vulnerabili?
“Basta scorrere il documento di lavoro per avere la risposta:i popoli amazzonici sono aggrediti da un modello di sviluppo che pensa al profitto e non alla vita. in particolare notiamo: l’appropriazione e la privatizzazione di beni naturali, inclusa l’acqua; Le concessioni a imprese di disboscamento legali e l’ingresso di imprese di disboscamento illegali; La caccia e la pesca predatorie, soprattutto nei fiumi; i megaprogetti infrastrutturali: idroelettrici, concessioni forestali, disboscamento per produrre monocolture, strade e ferrovie, progetti minerari e petroliferi; l’inquinamento provocato dall’intera industria estrattiva, che crea problemi e malattie, in particolare ai bambini/e e ai giovani; il narcotraffico e infine i problemi sociali che spesso si accompagnano a tali situazioni, come l’alcolismo, la violenza contro le donne, lo sfruttamento sessuale, il traffico di esseri umani, la perdita della cultura originaria e dell’identità (lingua, pratiche spirituali e costumi), e la condizione di povertà nel suo complesso, alla quale sono condannati i popoli dell’Amazzonia”.

In quale senso questo Sinodo può essere profetico?
“Credo che già l’aver posto questo tema alla riflessione sia profetico perchè è un modo per dire che questi popoli debbono essere ascoltati e apprezzati”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50