Papa Francesco: il Sinodo non è un call center

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‘Vi chiedo di accompagnare con la preghiera questo evento ecclesiale, affinché sia vissuto nella comunione fraterna e nella docilità allo Spirito Santo, che sempre mostra le vie per la testimonianza del Vangelo’: il tweet di papa Francesco ha modellato la giornata di apertura dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, sul tema: ‘Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale’.

Nel saluto ai padri sinodali il papa ha sottolineato il compito dei padri sinodali: “Il Sinodo è camminare uniti, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo, che è l’attore principale del Sinodo. Non lasciamolo per la strada! Pregare, riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà. Parlare con coraggio, con parresia. Discernere”.

Poi si è soffermato a spiegare il significato della parola sinodo: “Il Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è l’attore principale del Sinodo. Per favore, non buttiamolo fuori dalla stanza.

Sono state fatte consultazioni, discusse durante le conferenze episcopali, nel Consiglio pre sinodale, è stato elaborato l’Instrumentum Laboris, che come sapete è un testo martire destinato a essere distrutto, perché da lì è come punto di partenza per ciò che lo Spirito farà in noi. E ora camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo”.

Infine un avvertimento ai padri sinodali, esortandoli a non puntare sull’efficientismo: “Veniamo per contemplare, per comprendere, per servire i popoli e lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, non con tavole rotonde, non con dibattiti ma in Sinodo, che non è un Parlamento, non è luogo per dimostrare chi ha più potere sui mezzi, nella rete per imporre idee e piani: questo presupporrebbe una Chiesa congressista”.

La giornata, quindi, è stata aperta dalla relazione del card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi: “L’Assemblea sinodale, che oggi entra nel vivo della sua fase celebrativa, è anche una vera sfida per tutto il Popolo di Dio, Pastori e gregge, e in particolare per tutti noi che abbiamo ricevuto, come un dono della Providenza, la chiamata a parteciparvi…

Di conseguenza, non solo dobbiamo, in primo luogo, ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri, in quanto è lì che si fa sentire la voce dello Spirito che parla attraverso il Popolo di Dio in Amazzonia, ma anche dobbiamo rispondere con cuore di pastori alle loro problematiche attraverso opportune proposte e buoni suggerimenti al Santo Padre”.

Dopo aver ricordato ai partecipanti la ‘struttura’ del Sinodo, il card. Baldisseri ha sottolineato l’attenzione ad un’ecologia integrale attraverso alcuni segni particolari, quali il minor consumo di carta ed uso di materiali biodegradabili, chiedendo l’approvazione dei padri sinodali: “Si propone come segno caratterizzante di questo Sinodo che si realizzi un gesto simbolico dal punto di vista ecologico. Si vorrebbe che questo sia un ‘Sinodo ad impatto zero’.

Sulla base dei calcoli effettuati, s’intende compensare le emissioni di 572.809 kg di CO2 (438.373 kg per i viaggi aerei e 134.435 kg le altre attività) generate dai consumi di energia, di acqua, dall’allestimento, dalla mobilità dei partecipanti, dalla produzione di rifiuti e di materiali promozionali, con l’acquisto di titoli di forestazione per il rimboschimento di un’area di 50 ettari di foresta del bacino Amazzonico.

Si vuole significare l’attenzione al tema dell’ambiente, da parte del Santo Padre e di tutti coloro che partecipano al Sinodo, nel solco dell’enciclica ‘Laudato Sì’, che ha auspicato la riduzione delle emissioni di gas serra. Con questa iniziativa si vorrebbe non solo discutere di conversione ecologica, ma con coerenza proporre un gesto concreto”.

Ed ha messo il sinodo sotto la protezione della Madre di Dio e di san Francesco: “L’incarnazione del Verbo realizza la piena umanità, come ci insegna san Francesco d’Assisi. Insieme a lui, anche voi, di fronte alla bellezza della creazione, lodate il Signore con e attraverso le sue creature. Vi portiamo nel nostro cuore durante questi giorni sinodali e vi ricordiamo nella nostra preghiera.

Invochiamo, dunque la protezione della Santissima Vergine Maria (tanto venerata come Nossa Senhora da Amazônia e con diversi altri titoli in tutta l’area Panamazzonica) perché questa Assemblea Speciale possa offrire al Santo Padre proficui frutti in vista di una effettiva applicazione dell’ecologia integrale e per nuovi cammini ecclesiali che coinvolgano tutto il Popolo di Dio pellegrino in Amazzonia, fonte di vita esuberante, terra di bellezze nascoste, kairòs di grazia e benedizioni, luogo di dialogo tra fede e culture, terreno sempre fertile per accogliere il seme del Vangelo di Gesù Cristo”.

Nella relazione introduttiva il card. Cláudio Hummes, presidente della Commissione Episcopale per l’Amazzonia della Conferenza Nazionale die Vescovi del Brasile e Presidente della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), ha sottolineato la necessità di delineare nuovi cammini:

“Fin dall’inizio del suo ministero papale, papa Francesco ha sottolineato la necessità della Chiesa di camminare. Essa non può rimanere ferma in casa, occupandosi solo di sé stessa, racchiusa dentro mura protette. E ancor meno guardando indietro con la nostalgia dei tempi passati.

Essa ha bisogno di spalancare le porte, di abbattere le mura che la circondano e di costruire ponti, di uscire e mettersi in cammino nella storia, in questi tempi di cambiamenti epocali, camminando sempre al fianco di tutti, soprattutto di chi vive nelle periferie dell’umanità. Chiesa ‘in uscita’”.

E si è chiesto se sia necessaria una Chiesa in uscita: “Per accendere luci e riscaldare cuori che aiutino la gente, le comunità, i paesi e l’umanità intera a trovare il senso della vita e della storia. Queste luci sono soprattutto l’annuncio della persona di Gesù Cristo, morto e risorto e del suo regno, così come la pratica della misericordia, della carità e della solidarietà soprattutto verso i poveri, i sofferenti, i dimenticati e gli emarginati del mondo di oggi, i migranti e gli indigeni. Il camminare rende la Chiesa fedele alla vera tradizione”.

Inoltre ha evidenziato che la missione è il nucleo centrale del Sinodo panamazzonico: “La missione della Chiesa oggi in Amazzonia è il nodo centrale del sinodo. E’ un sinodo della Chiesa per la Chiesa. Non una Chiesa chiusa su se stessa, ma integrata nella storia e nella realtà del territorio attenta al grido di aiuto e alle aspirazioni della popolazione e della ‘casa comune’ (il creato), aperta al dialogo, soprattutto al dialogo interreligioso e interculturale, accogliente e desiderosa di condividere un cammino sinodale con le altre chiese, religioni, scienza, governi, istituzioni, popoli, comunità e persone, rispettando le differenze, con l’intento di difendere e promuovere la vita delle popolazioni dell’area, soprattutto dei popoli originari e preservare la biodiversità del territorio nella regione amazzonica”.

Quindi una Chiesa ‘semper reformanda’ e missionaria: “L’inculturazione della fede cristiana nelle diverse culture dei popoli si impone, come ha detto san Giovanni Paolo II: ‘Questa (l’inculturazione) costituisce un’esigenza che ha segnato tutto il cammino storico (della Chiesa), ma oggi è particolarmente acuta e urgente’.

Assieme all’inculturazione, l’evangelizzazione dei popoli amazzonici richiede anche particolare attenzione all’interculturalità, perché è lì che le culture sono molte e diversificate, sebbene mantengono alcune radici comuni.

Il compito dell’inculturazione e dell’interculturalità si svolge soprattutto nella liturgia, nel dialogo interreligioso ed ecumenico, nella pietà popolare, nella catechesi, nella convivenza dialogale quotidiana, con le popolazioni autoctone, nelle opere sociali e caritatevoli, nella vita consacrata, nella pastorale urbana”.

Ed ecco il bisogno di un’ecologia integrale per i popoli dell’Amazzonia: “L’enorme realtà urbana dell’Amazzonia, in parte conseguenza delle migrazioni interne, e la presenza della Chiesa nelle città è un altro tema centrale di questo sinodo, perché anche la Chiesa, nella città, deve sviluppare e consolidare il suo volto amazzonico.

Essa non può essere la riproduzione della Chiesa urbana di altre regioni. La sua missione in Amazzonia include la cura e la difesa della foresta amazzonica e dei suoi popoli: indigeni, caboclos, ribeirinhos, quilombolas, poveri di ogni specie, piccoli agricoltori, pescatori, seringueiros, spaccatrici di cocco e altri, secondo la regione.

Questa missione sicuramente non sarà un peso, ma una gioia come solo il Vangelo sa offrire. Oggi le migrazioni sono un fenomeno mondiale, segnano i tempi attuali della Panamazzonia, tra le migrazioni, in passato quella degli haitiani, oggi quella dei venezuelani, ma soprattutto degli stessi indigeni e altre porzioni di poveri dell’interno della regione.

La Chiesa ha fatto un grande sforzo di accoglienza. Ma bisogna porre l’accento sulla migrazione degli indigeni nelle città. Migliaia e migliaia. Hanno bisogno di un’attenzione efficace e misericordiosa per non soccombere culturalmente e umanamente in città, davanti alla miseria, all’abbandono, al disprezzo e al rifiuto, con un disperante vuoto interiore”.

Altro nodo a cui i padri sinodali sono chiamati a confrontarsi riguarda la mancanza di vocazioni: “La partecipazione nella celebrazione dell’Eucaristia, almeno la domenica, è fondamentale per lo sviluppo progressivo e pieno delle comunità cristiane e per la vera esperienza della Parola di Dio nella vita delle persone. Sarà necessario definire nuovi cammini per il futuro.

Nella fase di ascolto, le comunità indigene hanno chiesto che, pur confermando il grande valore del carisma del celibato nella Chiesa, di fronte all’impellente necessità della maggior parte delle comunità cattoliche in Amazzonia, si apra la strada all’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati residenti nelle comunità. Al tempo stesso, di fronte al gran numero di donne che oggi dirigono le comunità in Amazzonia, si riconosca questo servizio e si cerchi di consolidarlo con un ministero adatto alle donne dirigenti di comunità”.

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