Papa Francesco indica ai padri sinodali il ‘fuoco’ dello Spirito Santo

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“Per tre settimane i Padri sinodali, riuniti intorno al Successore di Pietro, rifletteranno sulla missione della Chiesa in Amazzonia, sull’evangelizzazione e sulla promozione di una ecologia integrale. Vi chiedo di accompagnare con la preghiera questo evento ecclesiale, affinché sia vissuto nella comunione fraterna e nella docilità allo Spirito Santo, che sempre mostra le vie per la testimonianza del Vangelo”: così ha detto al termine dell’Angelus papa Francesco ai fedeli radunati in piazza san Pietro, incentrando la riflessione sulla fede.

Infatti la sfida per il cristiano è quella di credere sempre più, ha riflettuto il papa: “Il gelso è un albero robusto, ben radicato nella terra e resistente ai venti. Gesù, dunque, vuole far capire che la fede, anche se piccola, può avere la forza di sradicare persino un gelso.

E poi di trapiantarlo nel mare, che è una cosa ancora più improbabile: ma nulla è impossibile a chi ha fede, perché non si affida alle proprie forze, ma a Dio, che può tutto. La fede paragonabile al granello di senape è una fede che non è superba e sicura di sé; non fa finta di essere quella di un grande credente facendo a volte delle figuracce!

E’ una fede che nella sua umiltà sente un grande bisogno di Dio e nella piccolezza si abbandona con piena fiducia a Lui. E’ la fede che ci dà la capacità di guardare con speranza le vicende alterne della vita, che ci aiuta ad accettare anche le sconfitte, le sofferenze, nella consapevolezza che il male non ha mai, non avrà mai, l’ultima parola”.

Prima dell’Angelus papa Francesco con una messa nella Basilica Vaticana aveva aperto il Sinodo speciale dei vescovi sul tema ‘Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale’ alla presenza di 200 presuli che da ogni parte del mondo discuteranno per tre settimane su quella che è una vera e propria emergenza non solo ambientale, ma anche umana per i risvolti drammatici che la situazione in Amazzonia sta procurando alle popolazioni che vivono in quella regione.

Iniziando l’omelia papa Francesco ha ricordato ai presenti cosa significa ‘sinodo’, secondo le parole di san Paolo: “Siamo vescovi perché abbiamo ricevuto un dono di Dio. Non abbiamo firmato un accordo, non abbiamo ricevuto un contratto di lavoro in mano, ma mani sul capo, per essere a nostra volta mani alzate che intercedono presso il Signore e mani protese verso i fratelli. Abbiamo ricevuto un dono per essere doni. Un dono non si compra, non si scambia, non si vende: si riceve e si regala.

Se ce ne appropriamo, se mettiamo noi al centro e non lasciamo al centro il dono, da Pastori diventiamo funzionari: facciamo del dono una funzione e sparisce la gratuità, e così finiamo per servire noi stessi e servirci della Chiesa. La nostra vita, invece, per il dono ricevuto, è per servire”.

Eppoi ha sottolineato che la Chiesa è alimentata dal ‘fuoco dello Spirito’: “Perché la Chiesa sempre è in cammino, sempre in uscita, mai chiusa in sé stessa. Gesù non è venuto a portare la brezza della sera, ma il fuoco sulla terra. Il fuoco che ravviva il dono è lo Spirito Santo, datore dei doni… Non uno spirito di timidezza, ma di prudenza”.

Ed ha sottolineato che la prudenza non è timidezza: “Qualcuno pensa che la prudenza è la virtù ‘dogana’, che ferma tutto per non sbagliare. No, la prudenza è virtù cristiana, è virtù di vita, anzi, la virtù del governo. E Dio ci ha dato questo spirito di prudenza. Paolo mette la prudenza all’opposto della timidezza…

La prudenza non è indecisione, non è un atteggiamento difensivo. E’ la virtù del Pastore, che, per servire con saggezza, sa discernere, sensibile alla novità dello Spirito. Allora ravvivare il dono nel fuoco dello Spirito è il contrario di lasciar andare avanti le cose senza far nulla. Ed essere fedeli alla novità dello Spirito è una grazia che dobbiamo chiedere nella preghiera”.

Infine ha sottolineato il significato del ‘fuoco’ dell’amore di Dio: “Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo. Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto”.

Appunto questo fuoco serve per ravvivare il ‘dono’: “Ravvivare il dono; accogliere la prudenza audace dello Spirito, fedeli alla sua novità; San Paolo… chiede di testimoniare il Vangelo, di soffrire per il Vangelo, in una parola di vivere per il Vangelo. L’annuncio del Vangelo è il criterio principe per la vita della Chiesa: è la sua missione, la sua identità…

Annunciare il Vangelo è vivere l’offerta, è testimoniare fino in fondo, è farsi tutto per tutti, è amare fino al martirio. Ringrazio Dio perché nel Collegio Cardinalizio ci sono alcuni fratelli Cardinali martiri, che hanno saggiato, nella vita, la croce del martirio”.

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