A Roma tutto pronto per il Sinodo panamazzonico

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Fra pochi giorni a Roma si aprirà il Sinodo Panamazzonico e dall’ultimo rapporto del CIMI (Consiglio indigenista missionario) emerge la denuncia di un’invasione per distruggere l’Amazzonia, come ha spiegato segretario esecutivo del Cimi, Antônio Eduardo Cerqueira de Oliveira:

“La motivazione principale delle incessanti invasioni è quella di rendere queste terre disponibili per lo sfruttamento da parte della filiera dell’agroalimentare, delle compagnie minerarie, dei responsabili del disboscamento… Gli invasori di solito entravano nel territorio e rubavano legname, minerali, attentavano alla biodiversità, ma a un certo punto si sapeva che sarebbero andati via. Ora, invece, in molte regioni, pretendono di ottenere la proprietà della terra calpestata, che hanno invaso allo scopo di rimanere. Persino i territori ancestrali vengono divisi in lotti e poi venduti”.

Per raggiungere questo obiettivo è praticata ‘una gamma molto diversificata di violazioni dei diritti e dei tipi di violenza’: accaparramento delle terre, furto di legname, estrazione dell’oro, invasioni e persino la creazione di lottizzazioni di terreni nei territori indigeni tradizionali.

Anche il presidente del Cimi, mons. Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho, ha sottolineato che i popoli indigeni sono stati “storicamente vittime dello Stato brasiliano perché, attraverso le istituzioni che esercitano poteri politici, amministrativi, legali e legislativi, si agisce quasi sempre con riferimento a interessi marcatamente economici, non a diritti, questioni collettive, culturali, sociali e ambientali. La gestione pubblica è parziale perché assume la proprietà privata come sua logica, in contrasto con la vita, il benessere e la dignità umana”.

Infatti il rapporto ha evidenziato che delle 1.290 terre indigene in Brasile, 821 (il 63%) hanno pendenze aperte con lo Stato, per esempio per il completamento del processo di demarcazione e la registrazione come territorio indigeno tradizionale presso la Segreteria del patrimonio dell’unione (Spu). Di queste 821 terre indigene, 528 non sono ancora state prese in carico dallo Stato.

Quindi presentando il cammino sinodale il card. Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha spiegato la formula di questa assemblea sinodale: “L’Assemblea Speciale è una tipologia di Sinodo convocata per ‘trattare materie che riguardano maggiormente una o più aree geografiche determinate’).

Ma anche se si focalizza l’attenzione su un territorio specifico, ogni Sinodo riguarda sempre e comunque la Chiesa universale. Per questo motivo la fase celebrativa viene tenuta a Roma, Sede del Successore di Pietro, e non in qualche luogo della Regione Panamazzonica. A questa Assemblea partecipano tutti i Vescovi Ordinari ed Ausiliari delle circoscrizioni ecclesiastiche amazzoniche o che hanno un territorio amazzonico ed i Presidenti delle Conferenze Episcopali interessate. Quindi, a differenza delle Assemblee Generali Ordinarie e Straordinarie, non si tratta di una rappresentanza parziale dei Vescovi. Sono convocati tutti i Presuli della Regione, facendo risaltare in questo modo la collegialità, caratteristica peculiare dell’istituzione sinodale”.

I Padri Sinodali sono 184: 136 di loro partecipano ex officio; tra questi, 113 provengono dalle diverse Circoscrizioni Ecclesiastiche Panamazzoniche. I Capi dei Dicasteri della Curia Romana sono 13. Nel numero complessivo rientrano anche i Membri del Consiglio pre-sinodale, 15 religiosi eletti dall’Unione dei Superiori Generali e 33 Membri di nomina pontificia.

Tra i Padri Sinodali figurano 28 Cardinali, 29 Arcivescovi, 62 Vescovi residenziali, 7 Ausiliari, 27 Vicari Apostolici e 10 Vescovi Prelati, 21 Membri non Vescovi, tra diocesani e religiosi. Inoltre tra i 113 Padri Sinodali delle Circoscrizioni Ecclesiastiche Panamazzoniche, 3 provengono dalle Antille, 6 dal Venezuela, 13 dalla Colombia, 7 dall’Ecuador, 57 dal Brasile, 11 dalla Bolivia, 10 dal Perù.

Ad esso partecipano 33 Membri di nomina pontificia, i quali provengono da altri Paesi e zone geografiche, come il bacino fluviale del Congo, che presentano le stesse problematiche ecologiche; a cui si aggiungono 6 Delegati Fraterni, in rappresentanza di altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti nel territorio amazzonico e 12 Invitati speciali, scelti per la loro competenza scientifica oppure in quanto membri di enti che svolgono attività di natura umanitaria o di salvaguardia dell’ambiente.

Integrano il numero dei partecipanti 25 esperti, designati a motivo di competenze specifiche in vari campi. Gli uditori e le uditrici sono 55: in questo gruppo ci sono 10 religiose presentate dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali (U.I.S.G.). Tra i partecipanti c’è la presenza di 17 rappresentanti di diversi popoli originari ed etnie indigene, tra i quali 9 donne. A tal proposito il numero delle donne che partecipano ai lavori sinodali è di 35.

Inoltre ha spiegato il nucleo centrale del Sinodo, che è l’evangelizzazione: “L’attenzione, quindi, si concentra sulla missione evangelizzatrice della Chiesa in Amazzonia, con al centro l’annuncio della salvezza in Gesù Cristo, e sulla tematica ecologica, data l’importanza che il territorio amazzonico riveste per tutto il pianeta.

Per quanto riguarda questo secondo aspetto, l’approccio parte dalla visione di un’ecologia che non si limiti a trattare le questioni guardando esclusivamente all’ambiente naturale, ma che ‘comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali’… Per questo motivo, la difesa della terra, la difesa delle culture e la difesa della vita sono inestricabilmente intrecciate… Le stesse modalità di annuncio del Vangelo non possono prescindere dal rapporto con la natura, le culture, le società in cui esso si attua”.

Da parte sua mons. Fabio Fabene, sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi, ha spiegato il funzionamento del Sinodo: “I lavori saranno introdotti da una Relazione del Segretario Generale che illustrerà il percorso sinodale. Ad essa seguirà la relazione del Relatore Generale, che presenterà i contenuti emersi durante la fase preparatoria e tratteggerà gli argomenti principali per la discussione in Aula e nei Circoli minori.

Non si seguirà la triplice divisione delle parti in vedere-giudicare-agire, ma questo metodo si ritroverà nei vari temi in discussione. Gli interventi in Aula dei Padri Sinodali, degli Uditori-Uditrici, dei Delegati fraterni e degli Invitati speciali avranno la durata di quattro minuti. Al termine delle giornate in cui si tengono le Congregazioni Generali ci sarà un tempo per gli interventi liberi dei Padri Sinodali.

I Circoli minori presenteranno i loro contributi che, insieme agli interventi in Aula, permetteranno al Relatore Generale coadiuvato dai Segretari Speciali di elaborare il primo progetto del Documento finale del Sinodo. Dopo che questo sarà sottoposto all’Aula, proporranno emendamenti per la stesura finale, che sarà votata dall’Assemblea”.

Invece il card. Claudio Hummes, presidente della Repam e relatore generale del Sinodo per l’Amazzonia ha sottolineato il ruolo delle donne: “Lo Spirito dice che dobbiamo essere attenti alla voce della Chiesa… Nella regione amazzonica il ruolo delle donne è grande, straordinario, ben fatto.

In tantissime comunità le dirigenti sono donne e loro chiedono che la Chiesa riconosca questo lavoro. Tante donne hanno perso la vita o sono state ammazzate per questo, come suor Dorothy. Chiedono che sia riconosciuto e istituzionalizzato il lavoro che fanno, per arrivare ad una forma più autorevole di lavorare. Noi siamo loro riconoscenti”.

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