Papa Francesco ai missionari: annunciare la bellezza

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Ad un giorno dall’inizio del mese missionario papa Francesco ha incontrato le delegazioni degli istituti missionari italiani, ricordando loro il grande impegno per la missione: “In un’epoca storica travagliata, da metà Ottocento a metà Novecento, la fondazione delle vostre Famiglie religiose, con la loro generosa apertura al mondo, è stata un segno di coraggio e di fiducia nel Signore. Quando tutto sembrava portare a conservare l’esistente, i vostri Fondatori (ma si potrebbero aggiungere altre figure, come ad esempio Santa Cabrini) al contrario sono stati protagonisti di un nuovo slancio verso l’altro e il lontano. Dalla conservazione allo slancio”.

Quindi ha subito ricordato in cosa consiste lo slancio missionario: “Il missionario vive il coraggio del Vangelo senza troppi calcoli, a volte andando anche oltre il buon senso comune perché spinto dalla fiducia riposta esclusivamente in Gesù. C’è una mistica della missione, una sete di comunione con Cristo attraverso la testimonianza, che i vostri Fondatori e le vostre Fondatrici hanno vissuto, e che li ha spinti a donarsi totalmente. E’ necessario riscoprire questa mistica in tutta la sua affascinante bellezza, perché essa conserva per ogni tempo la sua forza straordinaria”.

Ha sottolineato la consistenza della loro missionarietà, ‘ad gentes… ad extra… ad vitam’: “Con la consacrazione alla missione ad gentes, voi apportate il vostro contributo specifico all’impegno di evangelizzazione di tutta la Chiesa. Con la ricchezza dei carismi dei vostri Istituti (che vuol dire cuori, volti, storie e anche sangue di missionari e missionarie) voi interpretate il messaggio della ‘Evangelii nuntiandi’ di san Paolo VI, quello della ‘Redemptoris missio’ di san Giovanni Paolo II, e quello della ‘Evangelii gaudium’. E con questa ermeneutica incarnata nella vita vostra e delle vostre comunità voi arricchite il sentire e il camminare della Chiesa”.

La missione comporta l’annuncio di una Chiesa in ‘uscita’, sottolineato dalle tre esortazioni sopra citate: “Aiutate a tenere viva nel popolo di Dio la coscienza di essere costitutivamente ‘in uscita’, inviato a portare a tutte le genti la benedizione di Dio che è Gesù Cristo. E inoltre lo aiutate a ricordare che la missione non è opera individuale, di ‘campioni solitari’, ma è comunitaria, fraterna, condivisa. In questo senso, è un valore aggiunto la collaborazione tra i vostri Istituti: andate avanti così!”.

Quindi la missione è uno scambio, attraverso un ricordo personale: “Oggi la maggior parte delle vocazioni sacerdotali e religiose sorge in territori che in precedenza solo ricevevano missionari. Questo fatto, da una parte, aumenta in noi il senso di gratitudine verso i santi evangelizzatori che hanno seminato con grandi sacrifici in quelle terre; e d’altra parte costituisce una sfida per le Chiese e per gli Istituti: una sfida per la comunione e per la formazione.

Ma una sfida da accogliere senza paura, con fiducia nello Spirito Santo che è Maestro nell’armonizzare le diversità. Ricordo che nella nostra 32^ Congregazione generale (sto parlando del 1974) si parlava della Compagnia di Gesù in parecchi luoghi, e qualcuno diceva:
‘Forse avremo un superiore generale indiano, o africano…’… Anche noi oggi abbiamo un latinoamericano, come superiore generale. Si è rovesciata la cosa: quello che nel ’74 era un’utopia, oggi è la realtà”.

Quindi la missione ha il compito di annunciare la bellezza: “L’annuncio della bellezza, della gioia e della novità del Vangelo sia esplicito ed implicito, tocchi tutte le situazioni dell’avventura umana. Non abbiate timore di testimoniare Gesù anche laddove risulta scomodo o poco conveniente.

Testimoniarlo con tutta la vita, non con metodologie imprenditoriali che rispondono più a uno spirito di proselitismo che a una vera evangelizzazione. Non dimenticatevi che il protagonista dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo. Lui, il Signore, saprà trovare i modi per far attecchire quel piccolo seme che è il suo nome pronunciato nell’amore da un missionario o da una missionaria e trasformarlo a poco a poco in una pianta di fede solida alla cui ombra tanti potranno riposare”.

Ed anche la Chiesa italiana ha bisogno di missionari: “Anche la Chiesa Italiana ha bisogno di voi, della vostra testimonianza, del vostro entusiasmo e del vostro coraggio nel percorrere strade nuove per annunciare il Vangelo. Ha bisogno di rendersi conto che le gentes lontane ora sono venute ad abitare nei nostri paesi, sono gli sconosciuti della porta accanto. Anche gli italiani della porta accanto, i nostri concittadini. E’ necessario riscoprire l’affascinante avventura del farsi vicini, di diventare amici, di accogliersi e di aiutarsi”.

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