Verso il Sinodo Panamazzonico: p. Panichella spiega i motivi

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Il 15 ottobre, 2017, papa Francesco ha convocato un Sinodo Speciale per la regione panamazzonica, indicando che l’obiettivo principale è quello di “trovare nuove vie per l’evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta”.

La popolazione di questo vasto territorio è di circa 34.000.000 abitanti, di cui oltre 3.000.000 sono indigeni, appartenenti a più di 390 gruppi etnici. Popoli e culture di ogni tipo, alcuni di discendenza africana, contadini, coloni, che vivono in una relazione vitale con la foresta e le acque dei fiumi.

Quindi l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi, apertasi domenica 6 ottobre, continuerà fino a domenica 27 ottobre per riflettere sul tema ‘Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale’, secondo le indicazioni del Documento preparatorio: “Le riflessioni del Sinodo Speciale superano l’ambito strettamente ecclesiale amazzonico, protendendosi verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta.

Partiamo da un territorio specifico, per gettare a partire da esso un ponte verso altri biomi essenziali del mondo: il bacino del Congo, il corridoio biologico mesoamericano, i boschi tropicali del Pacifico asiatico, il bacino acquifero Guaranì, fra gli altri. Ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia, come primi interlocutori di questo Sinodo, è di vitale importanza anche per la Chiesa universale.

Per fare questo abbiamo bisogno di avvicinarci di più ad essi. Desideriamo sapere: come immaginano il ‘futuro sereno’ e il ‘buon vivere’ delle future generazioni? Come possiamo collaborare alla costruzione di un mondo capace di rompere con le strutture che uccidono la vita e con le mentalità di colonizzazione per costruire reti di solidarietà e di inter-culturalità?

E soprattutto, qual è la missione particolare della Chiesa oggi di fronte a questa realtà? Questi cammini di evangelizzazione devono essere pensati per e con il Popolo di Dio che abita in quella regione: abitanti di comunità e zone rurali, di città e grandi metropoli, popolazioni che vivono sulle rive dei fiumi, migranti e profughi e, specialmente, per e con i popoli indigeni”.

Per comprendere meglio la situazione su cui il Sinodo è chiamato a discernere abbiamo contattato il missionario maceratese, p. Alberto Panichella: “Mi trovo in Amazzonia, precisamente 1.300 km a Ovest de Manaus, ad Atalaia do Norte, fiume Javarì , sul confine con il Perù. Nell’interno del comune della missione, grande come l’Italia Centrale vivono nei villaggi, tra fiumi e foreste migliaia di indigeni, con le loro belle tradizioni di condivisione e rispetto per la natura.

La cittadina conta 13.000 abitanti, per lo più meticci, compresi un migliaio di indigeni e qualche centinaio di peruviani. Il comune é grandissimo, come tutto il Portogallo ed é il terzo più povero del Brasile. L’Amazzonia è circa la metà circa dell’America Latina, comprende 9 Stati e rappresenta la regione forestale più grande dell’America Latina e del mondo”.

Perché la Chiesa dedica un Sinodo sull’Amazzonia?
“I motivi principali sono quelli di combattere la distruzione dell’ Amazzonia da parte dei poteri economici- politici , dei popoli indigeni e tradizionali le cui terre sono invase e depredate, quello di analizzare il cammino della chiesa di qui nelle varie situazioni. Le finalità sono coerenti con le devastazioni in corso:

la Chiesa si impegni nella denunci profetica delle ingiustizie e dei crimini in atto, contribuisca all’ecologia integrale socio-ambientale, cioè si prenda cura della natura, degli indigeni, dei popoli dell’Amazzonia, con la loro cultura, autonomia e autodeterminazione e che sia una Chiesa con profilo culturale e reale amazzonico.

Per questo la Chiesa deve avanzare nel dialogo interreligioso, interculturale e nell’inculturazione dei contenuti, metodi, liturgia, simboli, riti, musiche, danze… Gli stessi indigeni e popoli dell’Amazzonia dovranno realizzarsi come soggetti la Chiesa e la loro inculturazione amazzonica. Di fatto, nei secoli la Chiesa in questa immensa regione ha praticato un colonialismo religioso”.

Quale è il ‘volto’ della Chiesa amazzonica?
“Dopo il Concilio Vaticano II è iniziato un processo lento di adattamento ed evangelizzazione più rispettosi. Da una quarantina di anni vescovi, missionari, religiosi e religiose, laici hanno iniziato un cammino di maggiore inculturazione. Questi passi avanti sono però insufficienti. Inoltre è cresciuta la denuncia dei crimini ambientali e sociali del grande capitale latinoamericano e mondiale.

Ci sono stati martiri, come suor Dhoroty, Chico Mendez, Benezinho, l’indio Marçal e tanti indigeni…Anche su questo l’azione di pressione politica e liberatrice della Chiesa è insufficiente, anche per quanto riguarda i poveri in generale. Infatti si sono addossati nelle periferie delle metropoli, come Iquitos, Manaus, Belem e altre città milioni di persone provenienti dall’ interno, dal Nordeste, dai villaggi indigeni, da città minori”.

In quale senso questo Sinodo può essere un tempo di grazia?
“L’Amazzonia di fatto è un paradigma ecosociale per tutto il mondo, anche perchè da essa, dalle sue foreste che producono tanto ossigeno dipende la sopravvivenza dell’umanità. Ci aspettiamo da questo evento novità e sorprese dello Spirito Santo, perchè il cristianesimo si incarni in questa realtà davvero, con tanti nuovi cammini e cambiamenti interni della chiesa ma anche di tutta la società e della realtà politica dei paesi dell’Amazzonia”.

Quanta ‘influenza’ può avere in questo Sinodo il documento di Aparecida?
“Le Conferenze Episcopali Latinoamericane, di cui l’ultima è quella di Aparecida, dove papa Francesco era segretario, hanno denunciato i misfatti contro l’Amazzonia e la necessità dell’impegno ecologico e della cura verso gli indigeni. Senz’altro il documento di Aparecida ha contribuito all’ideazione del Sinodo, come pure le encicliche di papa Francesco ‘Evangeli Gaudium’ e, naturalmente ‘Laudato sì’, che già contengono molte luci su questo argomento così importante”.

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