Papa Francesco: tecnologia a servizio del bene comune

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In Vaticano si sta svolgendo il seminario ‘Il bene comune nell’era digitale’, promosso dal Pontificio Consiglio per la Cultura e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Si tratta del primo di una serie di appuntamenti del ‘Center for Digital Culture’ che sta per nascere su iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura, con il coinvolgimento di OPTIC (Ordine dei predicatori per la tecnologia, l’informazione e la comunicazione), un network internazionale e interdisciplinare stabilito dai domenicani nel 2015 e dedicato allo studio della cultura digitale e dei media, con particolare attenzione all’impatto esercitato sulla società e sullo stile di vita.

Obiettivo del centro è quello di essere un punto di riferimento sui temi etici nell’uso della tecnologia che si interfaccia con grandi compagnia tecnologiche, governi e università, come ha sottolineato il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, richiamandosi al filosofo Ricoeur (‘viviamo in un’epoca in cui alla bulimia dei mezzi corrisponde l’atrofia dei fini’):

“Ora, è noto che il complesso livello dell’attuale ricerca scientifica, in particolare nel campo della cultura digitale, ha rivelato ridondanze di grande impatto in ambito etico e sociale… Trattandosi di un orizzonte ancora mobile e aperto, si vuole cercare, con rigore e concretezza, di elaborare interpretazioni e orientamenti più che risposte definitive e fattuali, proponendo soprattutto interrogativi e prospettive valoriali…

I temi affrontati nelle discussioni del nostro convegno aprono appunto dilemmi morali e socioculturali: dai sistemi digitali all’incidenza nel settore degli armamenti, dall’intelligenza artificiale al blockchain, dall’automazione fino allo sguardo sul panorama ancora futuro e ipotetico del transumanesimo. Il tutto ha avuto come stella polare il valore centrale del bene comune e della tutela della dignità della persona umana”.

Temi particolarmente impegnativi, ma che sono lo snodo necessario per affrontare in modo concreto la realtà, come ha sottolineato papa Francesco: “L’obiettivo principale che vi siete prefissati è alquanto ambizioso: raggiungere dei criteri e dei parametri etici di base, capaci di fornire orientamenti sulle riposte ai problemi etici sollevati dall’uso pervasivo delle tecnologie. Mi rendo conto di come per voi, che rappresentate nello stesso tempo la globalizzazione e la specializzazione del sapere, debba essere arduo definire alcuni principi essenziali in un linguaggio accettabile e condivisibile fra tutti.

Tuttavia, non vi siete lasciati perdere d’animo nel cercare di raggiungere tale scopo, inquadrando la valenza etica delle trasformazioni in corso anche nel contesto dei principi stabiliti dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite; infatti, le aree-chiave da voi esplorate hanno sicuramente impatti immediati e concreti sulla vita di milioni di persone”.

Il papa ha quindi sottolineato che di fronte ai problemi occorre trovare soluzioni necessarie per tutti: “Problemi nuovi richiedono soluzioni nuove: il rispetto dei principi e della tradizione, infatti, deve essere sempre vissuto in una forma di fedeltà creativa e non di imitazioni rigide o di riduzionismi obsoleti.

Quindi, ritengo lodevole che non abbiate avuto paura di declinare, a volte anche in modo preciso, dei principi morali sia teorici, sia pratici, e che le sfide etiche esaminate siano state affrontate proprio nel contesto del concetto di ‘bene comune’. Il bene comune è un bene a cui tutti gli uomini aspirano, e non esiste sistema etico degno di questo nome che non contempli tale bene come uno dei suoi punti di riferimento essenziali. Le problematiche che siete stati chiamati ad analizzare riguardano tutta l’umanità e richiedono soluzioni estendibili a tutta l’umanità”.

Ed ha elencato alcuni esempi di applicazione tecnologica, che necessitano però di discernimento: “Un buon esempio potrebbe essere la robotica nel mondo del lavoro. Da una parte, essa potrà mettere fine ad alcuni lavori usuranti, pericolosi e ripetitivi (si pensi a quelli emersi agli inizi della rivoluzione industriale dell’Ottocento), che causano spesso sofferenza, noia, abbruttimento. Dall’altra parte, però, la robotica potrebbe diventare uno strumento meramente efficientistico: utilizzato solo per aumentare profitti e rendimenti priverebbe migliaia di persone del loro lavoro, mettendo a rischio la loro dignità.

Un altro esempio sono i vantaggi e i rischi associati all’uso delle intelligenze artificiali nei dibattiti sulle grandi questioni sociali. Da una parte, si potrà favorire un più grande accesso alle informazioni attendibili e quindi garantire l’affermarsi di analisi corrette; dall’altra, sarà possibile, come mai prima d’ora, fare circolare opinioni tendenziose e dati falsi, ‘avvelenare’ i dibattiti pubblici e, persino, manipolare le opinioni di milioni di persone, al punto di mettere in pericolo le stesse istituzioni che garantiscono la pacifica convivenza civile. Per questo, lo sviluppo tecnologico di cui siamo tutti testimoni richiede da noi che ci riappropriamo e che reinterpretiamo i termini etici che altri ci hanno trasmesso”.

Ha quindi sottolineato che il vero progresso è annullare la diseguaglianza: “Se i progressi tecnologici fossero causa di disuguaglianze sempre più marcate, non potremmo considerarli progressi veri e propri. Il cosiddetto progresso tecnologico dell’umanità, se diventasse un nemico del bene comune, condurrebbe a una infelice regressione, a una forma di barbarie dettata dalla legge del più forte. Perciò, cari amici, vi ringrazio perché con i vostri lavori vi impegnate in uno sforzo di civiltà, che si misurerà anche sul traguardo di una diminuzione delle disuguaglianze economiche, educative, tecnologiche, sociali e culturali”.

Ed ha concluso con una raccomandazione: “Voi avete voluto gettare delle basi etiche di garanzia per difendere la dignità di ogni persona umana, convinti che il bene comune non può essere dissociato dal bene specifico di ogni individuo. Fino a quando una sola persona rimarrà vittima di un sistema, per quanto evoluto ed efficiente possa essere, che non riesce a valorizzare la dignità intrinseca e il contributo di ogni persona, il vostro lavoro non sarà terminato.

Un mondo migliore è possibile grazie al progresso tecnologico se questo è accompagnato da un’etica fondata su una visione del bene comune, un’etica di libertà, responsabilità e fraternità, capace di favorire il pieno sviluppo delle persone in relazione con gli altri e con il creato”.

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