‘Dalla parte dei bambini’: l’Oratorio si mette in ascolto

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“Siete invitati a vivere una diaconia che sappia ascoltare, donando il proprio cuore all’educando, ponendo attenzione e cura all’annuncio evangelico, comunicando una vita spirituale ad altissima temperatura”: questo è stato l’appello appassionato di mons. Gianrico Ruzza ai partecipanti al Seminario di Pastorale oratoriana organizzato dal Centro Oratori Romani per l’apertura del nuovo anno sul tema ‘Dalla parte dei bambini. L’oratorio in ascolto dei piccoli della città’, svoltosi sabato 28 settembre.

Alla mattinata di riflessione e formazione hanno partecipato animatori e catechisti insieme a sacerdoti e religiose di varie parrocchie romane accolti dal presidente del COR, David Lo Bascio, e dai soci dell’associazione laicale fondata dal Servo di Dio Arnaldo Canepa: “Il vostro essere animatori in oratorio non è un volontariato, che pure è cosa buona – ha sottolineato mons. Ruzza – ma un servizio, un ministero ecclesiale che vi viene consegnato dai vostri parroci e pastori quali educatori e testimoni che esercitano un ministero che incide nel cuore dei ragazzi a cui siete mandati. Papa Francesco ci ha chiesto di vivere l’ascolto del mondo in cui viviamo.

In Diocesi ci è stato chiesto un cambio di passo nelle attività e nel nostro atteggiamento. La sfida è impegnativa e noi dobbiamo porci in ascolto dei bambini, farci provocare da loro creando spazi di ascolto. La prima provocazione viene dal Vangelo che ci chiede di ‘diventare come bambini’, di porli al centro, di ascoltarli. Se non li ascoltiamo non ascoltiamo nemmeno il Maestro”.

Mons. Ruzza ha invitato i presenti, a prendere a modello la Vergine Maria che ha custodito tutto quanto ascoltava nel suo cuore: “Per ascoltare dobbiamo fare spazio dentro di noi a coloro che abbiamo davanti, ai bambini. E’ necessario fare un lavoro di ascesi, vivere un ascolto ricettivo accogliendo i doni che l’altro sa offrirci”.

Il vescovo ha sottolineato che l’oratorio non deve rappresentare una ‘stazione di servizio’, un erogatore di comodità per i genitori che vi sistemano i figli, ma un luogo dove le giovani generazioni possano percepire il grande amore gratuito del Padre attraverso la vita, le parole e le attitudini dell’educatore. Il tema del Seminario ha visto il contributo di due importanti relatori che da diversi punti di vista hanno presentato il tema dei diritti dell’infanzia agli educatori presenti.

La ‘Convenzione sui Diritti dell’infanzia e della adolescenza’, che proprio quest’anno festeggia i trenta anni dalla sua realizzazione è stata ampiamente illustrata dal prof. Giancarlo Pani, autore della rivista Civiltà Cattolica e di un recente e puntuale articolo su questo argomento: “Il bambino è il nostro presente, qualcuno che dobbiamo accogliere. Ha diritto di sbagliare, di protestare per le ingiustizie, di essere difeso, di pregare e vivere la sua esperienza religiosa. Le nostre città purtroppo non sono a dimensione dei bambini, loro non hanno diritti nemmeno per giocare, ma la Convenzione internazionale afferma che quando i diritti dei bambini sono in contraddizione con quelli degli adulti, devono prevalere quelli dei bambini”.

La prof.sa Maria Cinque della LUMSA, da parte sua, ha affrontato l’interessante tema delle ‘soft skills’, delle competenze personali che sono in grado di generare altre competenze: “Le predisposizioni personali esistono, ma l’educazione e l’impegno possono consentire di affrontare i propri limiti, le proprie paure e anche il fallimento che deve essere sempre considerato come una necessaria fonte di apprendimento”.

In chiusura, citando un verso del poeta Montale, il presidente del COR Lo Bascio ha sottolineato: “L’oratorio porta scritto ‘più in là’ se si ricorda qual è il suo sogno: accogliere tutti se esce fuori dai suoi steccati e abita ‘più in là’ il territorio in cui vive; se non aspetta il bambino sull’uscio, perché questo non basta, ma gli va incontro ‘più in là’ come il padre buono della parabola.

Se insomma comprende la sua missione ‘più in là’ degli orari stabiliti, delle attività programmate, dei linguaggi da sempre usati, dei destinatari finora considerati. L’oratorio porta scritto ‘più in là’ perché quello che la Chiesa di Roma oggi si propone – abitare con il cuore la città, ascoltando il suo grido – l’oratorio lo professa da sempre e oggi deve confermarsi all’altezza della sua chiamata”.

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