Da Madrid una pace senza confini

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Con un messaggio di papa Francesco a Madrid si è aperto l’incontro internazionale di preghiera per la pace, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema ‘Pace senza confini’: “E’ un pellegrinaggio che ha percorso paesi e città per dare ovunque testimonianza della forza di quello ‘spirito di Assisi’ che è preghiera a Dio e promozione della pace tra i popoli”.

Riprendendo il titolo il papa ha invitato a riflettere sull’Europa a 30 anni dalla caduta del ‘Muro’ di Berlino, grazie a ‘rivoluzioni’ pacifiche: “La mente vola al passato, quando 30 anni fa, nel cuore d’Europa, cadde il Muro di Berlino e si pose fine a quella lacerante divisione del continente che ha causato tanta sofferenza. Da Berlino a tutta l’Europa dell’Est si accesero quel giorno nuove speranze di pace, che si sono diffuse in tutto il mondo. Fu la preghiera per la pace di tanti figli e figlie di Dio che contribuì ad accelerare la caduta del muro.

Inoltre la storia biblica di Gerico ci ricorda che i muri cadono quando sono ‘assediati’ con la preghiera e non con le armi, con gli aneliti di pace e non di conquista, quando sogniamo un futuro buono per tutti. Per questo è necessario pregare sempre e dialogare nella prospettiva della pace: i frutti verranno! Non abbiamo paura, perché il Signore ascolta la preghiera del suo popolo fedele!”

Ricordando l’incontro di san Francesco con il Sultano il papa ha evidenziato che la preghiera è la ‘radice della pace’: “Chi la pratica è amico di Dio, come lo fu Abramo, modello di uomo di fede e speranza. La preghiera per la pace, in questo tempo segnato da tanti conflitti e violenza, ci unisce tutti ancor di più, al di là delle differenze, nel comune impegno per un mondo più fraterno.

Sappiamo bene che la fraternità tra i credenti, oltre ad essere una barriera per le inimicizie e le guerre, è fermento di fraternità tra i popoli. In questo senso ho firmato lo scorso febbraio, ad Abu Dhabi, insieme al Grande Imam di Al-Azhar, il ‘Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune’: un passaggio importante nel cammino verso la pace mondiale”.

Introducendo i lavori, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi, ha evidenziato il significato di frontiera in un mondo ‘aperto’: “E’ invece come vivere le frontiere in un mondo, grande e talvolta terribile. Spesso confini respingenti o impregnati di odio fanno a pezzi il mondo, creano un insidioso clima conflittuale.

Si parlerà, nelle tavole rotonde e nelle discussioni di questo convegno, di tanti aspetti della convivenza globale. La questione, che ci angustia, è la pace. Qualcuno dirà che, posta così, è generica, che va articolata in prospettive specialistiche. Sarà ingenuo, ma lasciatemi dire che la visione unitaria della pace è quella ereditata dalle religioni: una pace che abbraccia tutti e va dalla fine dei conflitti ai rapporti tra persone sino alla dimensione del cuore”.

E per un mondo senza confini un ruolo fondamentale è giocato dalle religioni: “Non bisogna essere rassegnati di fronte alla ragione pesante degli interessi di parte, come stanno diventando tanti grandi della terra. Spesso i poveri, nel loro bisogno, intuiscono la via. La via dello spirito apre strade, unisce, libera al dialogo. Ed è una vera forza.

Sì, nonostante la storia faticosa, il dialogo appartiene profondamente alle religioni, come a ogni cultura in cui prevale l’umanesimo. Le religioni infatti coltivano ‘l’origine trascendente del dialogo’.. I confini esistono, ma non possono diventare muri né disegnare il futuro. I credenti li superano con lo sguardo del cuore e con la parola del dialogo”.

Il prof. Jeffrey D. Sachs, consigliere speciale del Segretario generale dell’ONU, ha iniziato l’intervento, partendo da una frase di Kennedy (‘il mondo è oggi molto diverso’): “Noi abbiamo i mezzi, la ricchezza, la tecnologia, la conoscenza e la necessità di raggiungere tutti gli obiettivi e realizzare le promesse che abbiamo fatto.

Nel nome delle religioni, che tutte parlano per la nostra comune umanità, noi qui impegniamo la ragione che Dio ci ha dato per realizzare questi obiettivi e scacciare la cupidigia, l’arroganza e la cattiveria. Uniamo la fede e la ragione, teologi e scienziati, i membri del clero e i filosofi, i politici illuminati e i cittadini consapevoli, per un’etica del bene comune”.

Nella prolusione Faustin-Archange Touadéra, presidente della Repubblica Centrafricana, ha raccontato che la pace è possibile: “Consapevole delle svolte inaspettate della storia, ho il dovere di fare la mia parte, con senso di responsabilità e con tutta la determinazione che le grandi sfide richiedono.

Sono venuto qui a Madrid per affermare la mia totale convinzione che la guerra e la violenza non sono un destino inevitabile… Sono certo che le preghiere e le opere di uomini e donne di fede e di buona volontà riuniti a Madrid nello spirito di Assisi accompagneranno il cammino della pace e dello sviluppo della Repubblica centrafricana in futuro”.

Gli ultimi due interventi inaugurali sono stati riservati alle religioni. Il metropolita ortodosso del patriarcato di Mosca, Ilarion, ha sottolineato il valore dell’insegnamento di Serafino di Sarov: “La storia del cristianesimo ha offerto meravigliosi esempi di servizio alla pace: è l’esperienza di numerosi santi attraverso i quali ha agito lo Spirito di Dio.

Esempi di mitezza, di carità, di perdono, di lunga sopportazione: basti ricordare il nome di Serafino di Sarov, che riversava amore sia negli uomini che negli animali, e quello di Francesco di Assisi, che predicava la pace ai musulmani e con amore si rapportava a tutta la creazione. Lo Spirito Santo suscita anche oggi operai che lavorano per la pace, che offrono le proprie energie per far superare i pregiudizi, per cercare vie di dialogo, per creare comprensione reciproca tra religioni e popoli…

Solo il dialogo nel nome della pace aiuterà i popoli a elevarsi al di là degli interessi contingenti e a unirsi per opporsi alla violenza e al terrorismo, a portare una parola di pace e consolazione là dove già da anni imperversa la guerra. Ciò sarà possibile solo quando la pace regnerà nelle nostre anime, quando la predicazione della pace sarà testimoniata in ogni momento della vita e incarnata in opere concrete ogni giorno”.

Il momento inaugurale è stato chiuso dall’intervento del rettore dell’università egiziana di Al-Azhar, Mohammad Al-Mahrasawi, che ha affermato che la pace è radicata nelle fedi: “In questa sede, posso affermare che la pace, come un affetto universale che accomuna i cuori estromettendo l’odio dalle anime e dalle persone, è radicata in tutte le religioni monoteiste, compresa la religione islamica.

Vorrei affermare ancora una volta che, nella storia umana, nessuna religione, nessun principio o nessun pensiero ha concepito a pieno il concetto della ‘pace illimitata’, come la religione islamica. Gli insegnamenti della religione islamica sono giusti e pii al massimo grado, ma spetta agli uomini riconoscere questo e trasformarlo in realtà. Quando essi non lo riconoscono, ricorrono a slogan appariscenti e filosofie che limitano il contenuto di ‘pace illimitata’. Nel Corano, la parola ‘pace’ e i suoi derivati sono stati menzionati 140 volte”.

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