Benedetta Bianchi Porro è beata: la croce di Cristo è salvezza per tutti

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Circa 2000 persone per la cerimonia di beatificazione di Benedetta Bianchi Porro presieduta dal card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, concelebrata da oltre 100 sacerdoti, tra cui il vescovo, mons. Livio Corazza, e l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi.

Nell’omelia il card. Becciu ha ricordato che la beatificazione di Benedetta Bianchi Porro si svolge proprio nella festa dell’esaltazione della croce: “Il sacrificio della croce è tutto avvolto dall’amore, e dall’amore trae il suo senso più profondo. La croce ci mostra un Dio che ci ama, che non è rimasto impassibile e distante da noi, ma è venuto in mezzo a noi, ha condiviso le nostre sofferenze e ha sacrificato se stesso per la nostra redenzione. In tale croce si congiunge la nostra infinita tensione a voler conquistare il cielo, con l’infinita umiltà di Dio che scende fino al nostro niente per solo amore”.

La croce di Cristo è salvezza per l’uomo, come ha testimoniato Benedetta Bianchi Porro: “La croce di Cristo continua ancora oggi a testimoniare l’inarrestabile amore di Dio che, con la sua potenza di misericordia e di perdono, vince la prepotenza dell’odio e del male.
Solo l’amore di Dio è in grado di liberarci dalle incoerenze e riscattarci dalla schiavitù del peccato e della morte.

E’ naturale che il linguaggio della croce appaia duro e talora susciti paura, ma l’esperienza dei Santi ci conferma che l’abbraccio con Cristo crocifisso è sorgente di luce, di pace e di intima gioia. Oggi in questa celebrazione non abbiamo bisogno di tante parole per illustrare cosa può e deve essere la croce per noi cristiani. Di essa ci parla Benedetta Bianchi Porro che è stata appena proclamata Beata”.

Lei ha portato questa croce: “Lei ha immolato la propria vita sull’esempio di Gesù e in unione a Lui. Ci troviamo dinnanzi ad una esistenza affascinante: la grandezza umana e spirituale di una giovane straordinariamente dotata, che è riuscita a superare coraggiosamente e a tradurre in chiave evangelica le condizioni più negative che possono accompagnare un individuo.

Ragazza di bell’aspetto, dotata di intelligenza e ricca di personalità, ben presto verrà trasformata da patologie debilitanti e dal dolore insistente e incalzante, che ne deturperà il fisico. Tutto il suo corpo alla fine era diventato un crocifisso vivente: sordità, cecità, paralisi, insensibilità, privazione dell’olfatto e dell’odorato, afonia, quasi l’annullamento di comunicazioni con le persone e l’ambiente.

Ma questa sequenza di sofferenze e di distruzioni fisiche, porterà Benedetta ad una unione profonda con Dio nella preghiera e quindi ad una grande eroicità nell’esercizio di tutte le virtù. Se la sua vita fu tutta sotto il crescente segno della sofferenza, fu anche sotto il crescente segno della santità, di cui si accorsero le persone che l’accostavano e ricevevano da lei mirabili insegnamenti di fede e di carità”.

Traendo spunto dai suoi pensieri il card. Becciu ha sottolineato il valore della sua vita: “Il suo spirito è davvero rimasto sempre vivo tra i suoi familiari, tra gli amici, i conoscenti, come dimostra la fama di santità che dal momento della morte si è sviluppata e consolidata in larga parte del popolo di Dio.

Proclamandola Beata, la Chiesa vuole perpetuarne la figura spirituale, che contiene un messaggio nobile e particolarmente attuale… Attraverso la sapienza della Croce ha aperto gioiosamente la Chiesa a tutti, specialmente ai sofferenti… La vicenda di Benedetta, intrecciata di amore alla vita e di prove sempre più dolorose, indica a tutti noi la permanente centralità del Crocifisso nell’esperienza cristiana e fa riscoprire il carattere salvifico del dolore umano quando è vissuto come Gesù sulla croce.

L’umanesimo cristiano ha in questa giovane Beata una nuova testimone, proprio per la paradossale pienezza di vita vissuta in condizioni cruciali: la sofferenza umanamente insopportabile, quando è unita alla sofferenza di Gesù, viene trasformata in autentica esperienza mistica e in eccezionale apostolato, compiendo quello che manca alla passione di Cristo”.

Eppoi ha sottolineato che una sua frase (‘I santi sono una perenne rivelazione di Dio’) fa comprendere l’essenza del cristianesimo: “E’ proprio questa la realtà che ci trasmette la vita della nostra Beata. Una giovane laica che si presenta come modello eccelso per la Chiesa di oggi, soprattutto per i giovani e per gli ammalati: apparentemente inoperosa, svolse un fecondo apostolato tra i giovani ed i sofferenti, così da trasformare l’intera sua vita in abbandono ed in sconfinata fiducia nell’aiuto di Dio”.

Questa è la più grande testimonianza che la beata ha tramandato: “Grazie a Benedetta noi capiamo qualcosa in più della sapienza della Croce e le siamo profondamente grati per averci condotto alla comprensione della sofferenza che abbracciata nella croce spalanca le porte del cielo e diventa veicolo di luce che rischiara quanto di assurdo e incomprensibile può esserci nell’esistenza umana”.

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