Papa Francesco alla polizia penitenziaria: grazie per il servizio

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Papa Francesco ha ricevuto in piazza san Pietro il Personale dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia minorile e di comunità, che ha visto riuniti operatori e volontari, insieme ai loro familiari, in una comunione che crea relazioni, come ha ricordato il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini nel suo saluto:

“Abbiamo bisogno, Santità, del Suo conforto e delle Sue esortazioni a essere migliori, a guardare all’altro come nostro fratello e a sforzarci perché ogni giorno sia un giorno nuovo per il cambiamento, per rendere questo mondo in cui viviamo, lacerato da conflitti e ingiustizie, un posto dove ci sia spazio per tutti, dignità e rispetto dei diritti umani.

Nelle nostre carceri tocchiamo con mano la sofferenza, la povertà, la solitudine. La società ci chiede di garantire sicurezza, di proteggere i cittadini e tutelare le vittime. Una pena che rispetta i diritti umani, che non toglie la speranza ai colpevoli, che tende la mano agli invisibili è già una risposta al legittimo bisogno di sicurezza”.

Ed ha spiegato in cosa consiste il ‘lavoro’: “L’uomo e la donna che hanno commesso il reato non sono il reato e, dopo il giudizio che ne ha stabilito la pena, a noi spetta prendere in carico la persona, condurla su territori che offrono nuove opportunità forse mai sperimentate prima, per vivere nella legalità e nel rispetto delle regole. Fuori dal carcere, al termine della pena, il nostro lavoro ha termine e allora il cambiamento reale può realizzarsi, se la società tutta si assume le proprie responsabilità e guarda al carcere come parte integrante della società civile, e ai detenuti come cittadini”.

A queste parole il papa ha rivolto un ringraziamento: “Grazie per tutte le volte che vivete il vostro servizio non solo come una vigilanza necessaria, ma come un sostegno a chi è debole. So che non è facile ma quando, oltre a essere custodi della sicurezza siete presenza vicina per chi è caduto nelle reti del male, diventate costruttori di futuro: ponete le basi per una convivenza più rispettosa e dunque per una società più sicura. Grazie perché, così facendo, diventate giorno dopo giorno tessitori di giustizia e di speranza…

Non dimenticatevi, per favore, del bene che potete fare ogni giorno. Il vostro comportamento, i vostri atteggiamenti, i vostri sguardi sono preziosi. Siete persone che, poste di fronte a un’umanità ferita e spesso devastata, ne riconoscono, a nome dello Stato e della società, l’insopprimibile dignità.

Vi ringrazio dunque di non essere solo vigilanti, ma soprattutto custodi di persone che a voi sono affidate perché, nel prendere coscienza del male compiuto, accolgano prospettive di rinascita per il bene di tutti. Siete così chiamati a essere ponti tra il carcere e la società civile: col vostro servizio, esercitando una retta compassione, potete scavalcare le paure reciproche e il dramma dell’indifferenza”.

Poi ha ringraziato anche i religiosi ed i volontari che lavorano nel carcere: “Una seconda parola è per i Cappellani, le religiose, i religiosi e i volontari: siete i portatori del Vangelo tra le mura delle carceri. Vorrei dirvi: avanti. Avanti, quando vi addentrate nelle situazioni più difficili con la sola forza del sorriso e di un cuore che ascolta: la saggezza di ascoltare, avanti, con il cuore che ascolta. Avanti quando vi caricate dei pesi altrui e li portate nella preghiera.

Avanti quando, a contatto con le povertà che incontrate, vedete le vostre stesse povertà. E’ un bene, perché è essenziale riconoscersi prima di tutto bisognosi di perdono. Allora le proprie miserie diventano ricettacoli della misericordia di Dio; allora, da perdonati, si diventa testimoni credibili del perdono di Dio”.

Ed infine anche una parola per i detenuti: “E’ la parola coraggio. Gesù stesso la dice a voi: ‘Coraggio’. Questa parola deriva da cuore. Coraggio, perché siete nel cuore di Dio, siete preziosi ai suoi occhi e, anche se vi sentite smarriti e indegni, non perdetevi d’animo. Voi che siete detenuti siete importanti per Dio, che vuole compiere meraviglie in voi…

Non lasciatevi mai imprigionare nella cella buia di un cuore senza speranza, non cedete alla rassegnazione. Dio è più grande di ogni problema e vi attende per amarvi. Mettetevi davanti al Crocifisso, allo sguardo di Gesù: davanti a Lui, con semplicità, con sincerità…
Coraggio, non soffocate mai la fiammella della speranza. Sempre guardando l’orizzonte del futuro: sempre c’è un futuro di speranza, sempre”.

In conclusione ha sottolineato il dovere di alimentare la speranza: “Sta ad ogni società alimentarla, fare in modo che la pena non comprometta il diritto alla speranza, che siano garantite prospettive di riconciliazione e di reinserimento. Mentre si rimedia agli sbagli del passato, non si può cancellare la speranza nel futuro. L’ergastolo non è la soluzione dei problemi, ma un problema da risolvere”.

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