Acli: in Italia c’è poca mobilità sociale

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“Buon lavoro alle Acli per queste giornate che sviluppano un dibattito su temi importanti e fondamentali come quello della mobilità sociale”: così si è espresso il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, nel videomessaggio inaugurale inviato alle Acli che a Bologna hanno iniziato i lavori per il 52° Incontro nazionale di studi.

Nel video messaggio il presidente della Camera dei deputati ha sottolineato il valore dell’associazionismo con l’augurio di incontrare presto le Acli: “Sono convinto che l’associazionismo è uno dei modi migliori per collaborare e per poter sviluppare dibattiti importanti all’interno della società. Le istituzioni devono poter ricevere le vostre proposte e ascoltare, il Parlamento poi deve mettere al centro anche il dibattito che proviene dal mondo delle associazioni Spero quindi di vedervi presto di persona, per collaborare attivamente in un’altra occasione, e intanto vi ringrazio per il lavoro che svolgete ogni giorno e vi rinnovo gli auguri per queste giornate”.

Per questo le Acli hanno scelto la mobilità sociale e la democrazia come tema del 52° Incontro nazionale di studi, svoltosi a Bologna, ed è stato anche l’occasione per la presentazione dell’Agenda sociale delle Acli con alcune proposte di legge in tema di formazione e lavoro, previdenza, fisco.

Nel discorso conclusivo Roberto Rossini, Presidente nazionale delle Acli, ha ribadito la ‘stagnazione’ italiana: “In un Paese bloccato, dove rimani quello che nasci, si rischia di perdere la speranza e di indurre negli italiani solo paure e rancori. Come abbiamo compreso in questi tre giorni di studio occorre compiere due azioni: impegnarsi per rispondere ai bisogni dei cittadini grazie alle nostre competenze e ai nostri servizi, imprese e associazioni e poi contribuire a cambiare il sentimento negativo.

Vogliamo costruire sentimenti positivi come la speranza e la fiducia perché noi crediamo che la politica sia ancora leva di cambiamento… Abbiamo fatto leva su tutta la nostra passione popolare perché a partire dal valore del lavoro si potesse contribuire ad animare la città, a ricostruire assieme a tanti altri le ragioni di una civitas veramente umana.

Questo è il senso profondo del nostro movimento, del sentirsi in continuo movimento ed è ciò che chiediamo a tutti, fare civitas nei comuni, nelle province e nelle regioni. La ‘città’ è il nostro orizzonte. In essa condividiamo la realtà che c’è e in essa cogliamo i segni di ciò che sarà”.

Quindi tre giorni di lavori intensi ma anche di incontri e di dibattiti che hanno coinvolto 450 aclisti provenienti da tutta Italia oltre agli ospiti del mondo dell’associazionismo, della politica, del mondo accademico, dei mass media, iniziati all’insegna dello sport con i ciclisti del Bike tour Italia (organizzato dalle UsAcli) arrivati a Bologna per “contagiare tutti i partecipanti trasmettendo il grande entusiasmo dello sport insieme alla gioia della fatica, la leva che permette le grandi conquisti sportive”.

Un convegno apertosi con l’illustrazione della storica dell’arte, prof.ssa Giovanna Brambilla, di alcune opere in cui gli artisti, al contrario dei politici, hanno messo l’accento sui temi del lavoro e dell’immobilità sociale. Inoltre due ricercatori dell’Iref, Gianfranco Zucca e Federica Volpi, hanno illustrato la ricerca che per analizzare la mobilità sociale ha confrontato la posizione nella scala occupazionale di una persona con quella dei suoi genitori.

Metà del campione ha mantenuto la propria origine familiare, mentre l’altra metà si è mossa. Per quasi un italiano su dieci l’esito del percorso di mobilità ha segnato un declassamento. La seconda sessione di lavori si è aperta con l’esposizione della ricerca sulle periferie da parte di Danilo Catania: “abbiamo condotto la ricerca sulle periferie come si faceva un tempo, incontrando le persone, vivendo quello che vivono loro”.

La sessione conclusiva dell’Incontro nazionale di Studi ha aperto un focus sulle conseguenze dell’immobilità sociale, come ha affermato Nando Pagnoncelli, ad di Ipsos: “Ci troviamo in un paese distopico, dove contano più le percezioni che la realtà dei fatti, ma non dobbiamo mai perdere la speranza per il futuro perché la mobilità sociale si può sbloccare”. E lo storico Alberto Melloni ha affermato che “oggi la Chiesa cattolica è l’unica realtà presente ovunque nel nostro Paese, da nord a sud, e in una società lacerata come la nostra può avere un ruolo fondamentale di coesione, che va ben al di là della politica”.

Aprendo il convegno il presidente delle Acli aveva invitato a riflettere sul valore della mobilità sociale: “Eppure siamo convinti che proprio ora, proprio qui, sia possibile progettare assieme un nuovo modello di sviluppo, dove l’attenzione all’ambiente, alla tecnologia, alla persona e alla comunità siano i capisaldi tanto quanto la produzione e il profitto.

Il modello dell’economia civile rimane il nostro riferimento assoluto, anche solo per dichiarare che non ci sarà salvezza se l’idea di sviluppo sarà ancora l’espansione continua e illimitata, con lo scopo di premiare solo gli azionisti. Oramai non ci crede più nessuno: neanche loro. Serve un modello di sviluppo giusto, che offra l’opportunità a ciascuno di muoversi, di crescere, di usare i talenti, uno o più di quelli, che ci sono stati misteriosamente affidati”.

Poi aveva sottolineato che la mobilità sociale è collegata alla libertà delle persone per creare situazioni nuove, come è avvenuto nel secondo dopoguerra italiano: “Noi staremo ‘in piazza’ e ‘nei palazzi’ con gli occhi e le orecchie aperti e con la volontà di contribuire ad aprire una nuova stagione politica, mite e forte, attenta e disinteressata, di visione e di concretezza…

Abbiamo fatto leva su tutta la nostra passione popolare perché a partire dal valore del lavoro si potesse contribuire ad animare la città, a ricostruire assieme a tanti altri le ragioni di una civitas veramente umana. Questo è il senso profondo del nostro movimento, del sentirsi in continuo movimento ed è ciò che chiediamo a tutti, fare civitas nei comuni, nelle province e nelle regioni”.

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