Il papa ai giornalisti: dico le stesse cose di san Giovanni Paolo II

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Come consuetudine, non appena rientrato in Italia, anche in quest’occasione dal quarto viaggio in Africa, papa Francesco è recato direttamente dall’aeroporto di Ciampino alla Basilica Santa Maria Maggiore, portando un omaggio floreale nella cappella Paolina e raccogliendosi in preghiera presso l’icona della ‘Salus populi romani’.

Nel viaggio di ritorno papa Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti su molti temi: dialogo interreligioso, annuncio e testimonianza, la gioia del popolo per le strade la speranza della pace, i bambini, la difesa dell’ambiente, il rischio della xenofobia anche in Africa come le critiche e il rischio di scismi.

E proprio la prima domanda ha riguardato la possibilità di uno scisma, a cui papa Francesco ha risposto che le critiche aiutano a crescere, partendo dal libro ‘Come l’America vuole cambiare il papa: “Le critiche non sono soltanto degli americani, sono un pò dappertutto, anche in Curia: quelli che le dicono hanno almeno il pregio dell’onestà, e a me piace questo; a me non piace quando le critiche stanno sotto il tavolo, fanno un sorriso e poi ti danno una pugnalata alle spalle, questo non è leale, non è umano…

Quando si dice: ‘Questo del Papa non mi piace’, faccio la critica e aspetto la risposta, vado da lui e parlo e scrivo un articolo e gli chiedo di rispondere. Questo è leale, questo è amare la Chiesa. Fare una critica senza voler sentire la risposta e senza dialogare è non volere bene alla Chiesa, è andare dietro a un’idea fissa: cambiare papa, cambiare stile, o fare uno scisma. Sempre una critica leale è ben ricevuta, almeno da me”.

Ed ha precisato che nella Chiesa ci sono stati tanti scismi: “Sempre c’è l‘azione scismatica nella Chiesa. E’ una delle azioni che il Signore lascia sempre alla libertà umana. Non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano, perché c’è di mezzo la salute spirituale di tanta gente, che ci sia il dialogo, che ci sia la correzione se c’è qualche sbaglio, ma il cammino nello scisma non è cristiano”.

Inoltre ha sottolineato che prega affinché non ci siano scismi, però segue il magistero tracciato da papa Giovanni Paolo II per quanto riguarda la Dottrina Sociale: “Uno scisma è sempre è una situazione elitaria, un’ideologia staccata dalla dottrina. Per questo io prego che non ci siano gli scismi. Ma non ho paura. Comunque io parlo delle cose sociali. Le cose sociali che io dico sono le stesse che ha detto Giovanni Paolo II, le stesse, io copio lui…

L’ideologia è la primazia di una morale asettica, sulla morale del popolo di Dio. La morale dell’ideologia ti porta alla rigidità, e oggi abbiamo tante scuole di rigidità dentro la Chiesa, che non sono scisma, ma sono vie cristiane pseudo-scismatiche che finiranno male: quando voi vedrete cristiani, vescovi, sacerdoti rigidi, dietro di loro ci sono dei problemi, non c’è la sanità del Vangelo”.

Precisato ciò il papa si è soffermato a lungo sull’educazione dei giovani in Africa, rilevando che il problema è invece la denatalità europea: “Ho trovato in Africa un gesto che avevo trovato nelle Filippine e in Colombia: le persone che mi mostravano i bambini. Dicevano: questo è il mio tesoro, questa è la mia vittoria. Lo stesso gesto l’ho visto in Europa orientale con una nonna che faceva vedere il bambino e diceva: ‘Questo è il mio trionfo’. Voi avete la sfida di educare questi giovani. L’educazione in questo momento è prioritaria nel tuo Paese, è prioritaria.

Il primo ministro di Mauritius mi diceva che ha in mente di far crescere un sistema educativo per tutti, la gratuità del sistema educativo è importante perché ci sono centri di educazione di alto livello ma a pagamento. Ce ne sono ma occorre moltiplicarli perché l’educazione arrivi a tutti. Le leggi su salute ed educazione sono decisive lì”.

Poi ha affrontato il problema della protezione dell’ambiente: “Il punto più forte di questo sfruttamento, non solamente in Africa ma dappertutto nel mondo, è l’ambiente naturale. L’ambiente naturale… la deforestazione, la distruzione della biodiversità. In Vaticano abbiamo proibito la plastica. La plastica sta devastando i mari.

Nelle intenzioni di preghiera del papa di questo mese c’è proprio la protezione degli oceani, che ci danno anche l’ossigeno. Poi ci sono i grandi polmoni dell’umanità. Uno in centro Africa, uno in Brasile, in tutta la zona amazzonica. Bisogna difendere l’ecologia, la biodiversità che è la nostra vita, difendere l’ossigeno. La lotta più grande è quella per la biodiversità…

Pensiamo a tanti operai sfruttati nelle nostre società. Il caporalato non lo hanno inventato gli africani! Li abbiamo in Europa. La domestica pagata un terzo di quello che si deve non l’hanno inventata gli africani. Le donne ingannate e sfruttate con la prostituzione nel centro delle nostre città non l’hanno inventato gli africani, anche da noi, da tutti, anche da noi c’è questo sfruttamento non solo ambientale ma anche umano. E questo è per corruzione”.

Una domanda specifica ha riguardato la pace in Mozambico: “Il trionfo è la pace, non abbiamo diritto a essere trionfalisti perché la pace ancora è fragile nel tuo Paese, come nel mondo, è fragile e la si deve trattare come si trattano le cose ‘a pennellate’, come fanno i bambini, con molta tenerezza, delicatezza, perdono, pazienza, per farla crescere e che sia robusta. Ma è il trionfo del Paese, la pace è la vittoria del Paese. E questo vale per tutti i Paesi che si distruggono con la guerra, le guerre distruggono, fanno perdere tutto. Ho a cuore il tema della pace”.

Ed anche ad una domanda riguardante la famiglia ha specificato che essa è ‘è la chiave di tutto’: “Lo Stato deve prendersi cura della famiglia! E dei giovani. Questo, è un dovere dello Stato! E poi, ripeto: per una famiglia avere un figlio è un tesoro e voi avete questa coscienza! Avete la coscienza del tesoro. Ma adesso è necessario che tutta la società abbia la coscienza di far crescere questo tesoro, perché fa crescere il paese, la patria, i valori che daranno sovranità alla patria”.

Ha concluso il dialogo con i giornalisti con una riflessione sull’evangelizzare con la testimonianza: “L’annuncio viene dopo la testimonianza. Prima vivi come un cristiano e se ti domandano fallo. La testimonianza è il primo passo e il primo passo dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo che porta i cristiani e i missionari a dare testimonianza. Poi verranno le domande.

Ma la testimonianza di vita è il primo passo. E’ importante per evitare il proselitismo. Quando voi vedete proposte religiose che vanno per il cammino del proselitismo non sono cristiane. Cercano dei proseliti, non adoratori di Dio e verità… Invece quando i gruppi o persone si staccano da quel senso popolare della gioia, perdono la gioia. E’ uno dei primi segnali, la tristezza dei soli.

La tristezza di coloro che hanno dimenticato le loro radici culturali. Il popolo. Avere coscienza di essere un popolo è avere coscienza di una identità, di avere un modo di capire la realtà. Questo accomuna la gente. Ma il segnale che tu sei nel popolo e non in una élite è la gioia. La gioia comune”.

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