Il Sinodo ucraino: una strada per camminare in comunione

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La parrocchia cattolica ucraina di san Michele Arcangelo a Firenze con il sostegno dell’arcidiocesi di Firenze e con il patrocinio del comune di Firenze, in collaborazione con la fondazione ‘Giorgio La Pira’ ed associazione Ucraina-Firenze ‘Lilea’ onlus, sta organizzando un evento straordinario per la Chiesa e per Firenze.

A conclusione del Sinodo Santo di tutti i vescovi del mondo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina a Roma sul tema ‘Comunione nella vita e nella testimonianza della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina’ i vescovi ucraini, insieme a Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, si recheranno nel fine settimana in pellegrinaggio al duomo di Firenze per venerare la reliquia di san Giovanni Crisostomo, la cui festa cade il 14 settembre.

Però oltre la memoria di san Giovanni Crisostomo, la cui reliquia si custodisce nella cattedrale, durante il pellegrinaggio si ricorderanno altri due significativi eventi: il 580° anniversario del Concilio di Firenze (6 luglio 1439), che vide la significativa partecipazione del card. Isodoro, metropolita di Kiev, ed il 55° anniversario della visita a Firenze del martire della fede, card. Josyf Slipyj (24-26 gennaio 1964).

Il card. Slipyi era il Metropolita di Lviv degli ucraini, capo della chiesa greco-cattolica ucraina (1944-1984) ed era stato incarcerato dalle autorità sovietiche e fu liberato e lasciato partire per Roma agli inizi del 1963, dove restò in esilio. Fu creato cardinale da Paolo VI nel 1965 e morì a Roma nel 1984.

E durante il Sinodo il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha ricordato la presenza della comunità ucraina in Italia: “Non possiamo dimenticare che dalla fine del regime totalitario, centinaia di migliaia di persone hanno dovuto lasciare il Paese per emigrare all’estero a cercare lavoro e sostentamento”.

All’inizio del suo intervento il card. Bassetti ha ricordato il suo viaggio in Ucraina nel luglio dello scorso anno, e in particolare la sua partecipazione al pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Zarvanytsia, la visita alla “storica residenza di Leopoli, legata indissolubilmente a gran parte della storia della Chiesa greco-cattolica ucraina, anche nei suoi risvolti più tragici”, la preghiera sulla tomba del card. Josip Slipyi nella cattedrale di san Giorgio, che fu “un intrepido testimone della fede e protagonista di uno dei periodi più bui per la vostra Chiesa e per la fede in Cristo in quei territori”.

Infine ha concluso con un augurio: “Noi vescovi italiani guardiamo a voi e alla vostra Chiesa con grande ammirazione e rispetto, scorgendo nel vostro zelo pastorale tutto l’amore che portate per le vostre comunità. Le sofferenze del passato e quelle del presente siano sorgente di forza e di vita nuova: noi vi accompagniamo con la preghiera e la vicinanza personale. Chiediamo al Signore che illumini le vostre menti e ricolmi i vostri cuori perché anche dai lavori di questo Santo Sinodo sboccino decisioni giuste e coraggiose. La Chiesa che è in Italia vuole essere Chiesa sorella che accoglie, aiuta e cammina al fianco, sollevando i pesi e promuovendo ovunque la carità di Cristo”.

Il Sinodo si era aperto con un’udienza con papa Francesco, durante il quale Sua Beatitudine, Sviatoslav Shevchuk, aveva descritto una Chiesa che non si limita ad avere un Sinodo, ma che è Sinodo, e che vive una conversione pastorale, vivendo la sua ricca tradizione che ha le sue radici nella Chiesa della Rus’ di Kiev ponendo al centro di tutto la possibilità di incontro con il Cristo vivente:

“Siamo venuti proprio per questo! Ogni vescovo e rappresentante delle nostre comunità locali ha fatto il suo cammino a Roma per portare in sé i dolori e le speranze del popolo di Dio affidato alla nostra cura pastorale. Vogliamo essere Sinodo non solo durante le nostre sedute, ma anche quando torneremo alle nostre comunità! Infatti, non si può camminare stando seduti!”

Per il Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina occorre “vivere questa tradizione nel modo autentico ed essere capaci di trasmettere all’uomo d’oggi il centro, il cuore di questa Tradizione Apostolica: la possibilità d’incontro personale con il Cristo vivente, che anche oggi è presente, per opera della Spirito Santo, nella sua Chiesa e cammina insieme a noi per le strade del mondo moderno”.

Nel salutare i vescovi all’apertura del Sinodo, papa Francesco ha ricordato il valore del Sinodo, che non è un Parlamento: “Si devono dire le cose, discutere come si fa normalmente, ma non è un Parlamento. Sinodo non è un mettersi d’accordo come nella politica: io ti do questo, tu mi dai questo… No.

Sinodo non è fare inchieste sociologiche, come qualcuno crede… Voi certo dovete sapere cosa pensano i vostri laici, ma non è un’inchiesta, è un’altra cosa. Se non c’è lo Spirito Santo, non c’è Sinodo. Se non è presente lo Spirito Santo, non c’è sinodalità. Anzi, se non c’è la Chiesa, l’identità della Chiesa. E qual è l’identità della Chiesa? San Paolo VI l’ha detto chiaramente: la vocazione della Chiesa è evangelizzare, anzi: la sua identità è evangelizzare. Entrate in questo vostro Sinodo con questo spirito, con lo Spirito Santo”.

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