Papa Francesco saluta il popolo malgascio nella gioia missionaria

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“Akamasoa, ‘Città dell’amicizia’ è l’espressione della presenza di Dio che ha deciso di vivere e rimanere sempre in mezzo al suo popolo. Vedendo questi volti radiosi, rendo grazie al Signore che ha ascoltato il grido dei poveri”: questo nuovo tweet ha suggellato la visita di papa Francesco in Madagascar, diretto verso le Isole Mauritius.

Akamasoa è stata fondata da p. Pedro Pablo Opeka e l’opera è riconosciuta dallo Stato come progetto di pubblica utilità, come ha sottolineato il papa: “Ogni angolo di questi quartieri, ogni scuola o dispensario è un canto di speranza che smentisce e mette a tacere ogni fatalità. Diciamolo con forza: la povertà non è una fatalità. Questo villaggio, infatti, porta in sé una lunga storia di coraggio e di aiuto reciproco. Questa gente è il risultato di molti anni di duro lavoro. Alla base troviamo una fede viva che si è tradotta in azioni concrete capaci di ‘spostare le montagne’.

Una fede che ha permesso di vedere possibilità là dove si vedeva solo precarietà, di vedere speranza dove si vedeva solo fatalità, di vedere vita dove tanti annunciavano morte e distruzione… Un’educazione ai valori grazie alla quale quelle prime famiglie che iniziarono l’avventura con padre Opeka hanno potuto trasmettere l’enorme tesoro di impegno, disciplina, onestà, rispetto di sé stessi e degli altri. E avete potuto capire che il sogno di Dio non è solo il progresso personale ma soprattutto quello comunitario; che non c’è peggior schiavitù, come ci ha ricordato p. Pedro, di vivere ognuno solo per sé”.

Poi visita il cantiere di Mahatazana, gestito da Akamasoa, e davanti ad una statua del Sacro Cuore di Gesù che campeggia sul cantiere dal 2008 recita una preghiera per i lavoratori del cantiere, che è uno dei capolavori del missionario argentino: “Sappiano le nostre famiglie che la gioia di guadagnare il pane è perfetta quando questo pane è condiviso. Che i nostri bambini non siano costretti a lavorare, possano andare a scuola e proseguire i loro studi, e i loro professori consacrino tempo a questo compito, senza aver bisogno di altre attività per la sussistenza quotidiana.

Dio di giustizia, tocca il cuore di imprenditori e dirigenti: provvedano a tutto ciò che è necessario per assicurare a quanti lavorano un salario dignitoso e condizioni rispettose della loro dignità di persone umane. Prenditi cura con la tua paterna misericordia di coloro che sono senza lavoro, e fa’ che la disoccupazione (causa di tante miserie) sparisca dalle nostre società. Ognuno conosca la gioia e la dignità di guadagnarsi il pane per portarlo a casa e mantenere i suoi cari”.

Ha concluso la visita con la preghiera dell’affidamento dei lavoratori a san Giuseppe: “Affido a lui tutti coloro che lavorano qui, ad Akamasoa, e tutti i lavoratori del Madagascar, specialmente quelli che conducono una vita precaria e difficile. Egli li custodisca nell’amore del tuo Figlio e li sostenga nella loro vita e nella loro speranza”.

Prima di partire verso le Isole Mauritius ha incontrato i religiosi e le religiose, ricordando che la Chiesa deve essere vicina al popolo: “Una Chiesa, che cerca ogni giorno di essere più vicina al popolo: non staccarsi dal popolo, sempre camminare con il popolo di Dio! Questa realtà è un invito a fare memoria riconoscente di tutti coloro che non hanno avuto paura e hanno saputo scommettere su Gesù Cristo e il suo Regno; e voi oggi partecipate alla loro eredità.

Prima di voi, ci sono le radici: le radici dell’evangelizzazione, qui. Voi siete l’eredità. E anche voi lascerete un’eredità agli altri… Questo ci invita a ricordare il nostro Battesimo, quale primo e grande Sacramento grazie al quale abbiamo ricevuto il sigillo di figli di Dio. Tutto il resto è espressione e manifestazione di quell’amore iniziale che siamo sempre invitati a rinnovare”.

Li ha invitati a combattere contro Satana: “Ed è interessante notare che Gesù riassume l’operato dei suoi discepoli parlando della vittoria sul potere di Satana, un potere che non potremo mai vincere con le nostre sole forze, ma certo lo potremo nel nome di Gesù. Ognuno di noi può dare testimonianza di quelle battaglie… e anche di alcune sconfitte. Quando voi menzionate gli innumerevoli campi in cui svolgete la vostra azione evangelizzatrice, state sostenendo quella lotta nel nome di Gesù.

Nel suo nome, sconfiggete il male quando insegnate a lodare il Padre celeste e quando insegnate con semplicità il Vangelo e il catechismo. Quando visitate e assistete un malato o portate il conforto della riconciliazione. Nel suo nome, voi vincete dando da mangiare a un bambino, salvando una madre dalla disperazione di essere sola a fare tutto, o procurando un lavoro a un padre di famiglia…

E’ una lotta, una lotta vincente quella che si combatte contro l’ignoranza fornendo educazione; è portare la presenza di Dio anche quando qualcuno aiuta a far rispettare, nel loro ordine e nella loro perfezione, tutte le creature evitando che siano usate o sfruttate; e sono segni della vostra vittoria anche piantare un albero o far arrivare l’acqua potabile a una famiglia. Che segno di sconfitta del male è quando vi impegnate perché migliaia di persone recuperino la salute!”

Ed ha chiesto loro di non lasciarsi sfuggire la ‘gioia missionaria’: “Cari fratelli e sorelle, Gesù loda il Padre perché ha rivelato queste cose ai ‘piccoli’. Siamo piccoli perché la nostra gioia, la nostra felicità, è proprio questa rivelazione che Lui ci ha dato; il semplice ‘vedi e ascolta’ ciò che né saggi, né profeti, né re possono vedere e ascoltare: cioè la presenza di Dio nei malati e negli afflitti, in coloro che hanno fame e sete di giustizia, nei misericordiosi. Beati voi, beata Chiesa dei poveri e per i poveri, perché vive impregnata del profumo del suo Signore, vive gioiosa annunciando la Buona Notizia agli scartati della terra, a quelli che sono i favoriti di Dio”.

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