Pierre e Mohamed: dal Meeting di Rimini un successo in tournèe per l’Italia

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Un monologo teatrale con accompagnamento musicale ispirato alla vicenda di Pierre Claverie, il vescovo di Orano beatificato da papa Francesco, e dell’amico musulmano Mohamed Bouchikhi, assassinati insieme in Algeria il 1° agosto 1996 dallo stesso terrorismo islamista che colpì anche i monaci di Tibhirine.

Ispirato al testo di Adrien Candiard ‘Pierre e Mohamed’ è stato presentato con successo di pubblico al Meeting dell’Amicizia tra i popoli in prima nazionale. Con la regia e le musiche di Francesco Agnello e l’interpretazione di Lorenzo Bassotto, lo spettacolo ha commosso anche Rimini, dopo Parigi e la Francia e arriva in Italia dopo oltre 1500 repliche in 7 nazioni.

Nell’incontro con il pubblico, che ha affollato la fiera riminese, il regista Agnello, introdotto dal direttore della EMI (Editrice Missionaria Italiana), Lorenzo Fazzini, ha raccontato l’antefatto della sua realizzazione: “Avuta la proposta di scrivere di Pierre Claverie, mi misi a cercare di lui su internet e vidi il servizio televisivo dove parlava della situazione dell’Algeria, con un tale carisma, una presenza di una forza, che mi sono detto ‘non posso rimanere insensibile a quest’uomo’.

Mi sono messo in contatto con Adrien Candiard, che ha sistemato il copione tratto da omelie di Pierre Claverie, e dal quaderno di Mohamed contenente il suo testamento. Dalle prime rappresentazioni a Parigi ha funzionato poi un grande passaparola del pubblico. Ora anche teatri pubblici lo richiedono, e molte carceri. Pierre aveva fatto del dialogo con l’Islam lo scopo della sua vita, e le letture delle sue omelie inserite nel monologo sono un assaggio della sua profondità teologica”.

E proprio al direttore, Lorenzo Fazzini, abbiamo chiesto di narrarci la genesi dello spettacolo: “Lo spettacolo nasce dall’idea del suo autore, il domenicano Adrien Candiard, che nel 2011 lo propose al Festival di Avignone, uno degli appuntamenti teatrali più importanti di Francia. L’idea nasce dalla frequentazione intellettuale della figura di Pierre Claverie, vescovo in terra islamica.

Adrien Candiard, infatti, era stato mandato a Il Cairo per studi sull’islam e ha trovato negli scritti di Claverie una guida forte e autorevole per capire e orientarsi nel suo confronto culturale ed esistenziale con il mondo islamico. Da lì l’idea di estendere questo rapporto vivo a molte più persone attraverso uno spettacolo teatrale. In seguito, dopo le repliche ad Avignone, lo spettacolo fu ‘adottato’ dal regista e musicista Francesco Agnello, che lo ha portato in giro per il mondo”.

A cosa è dovuto il successo teatrale avuto nel mondo con oltre 1500 repliche?
“Penso che derivi dall’universalità fortissima presente in questo testo. ‘Pierre e Mohamed’ parla dell’amicizia, del rapporto di stima e fiducia che può nascere tra persone di fedi diverse, parla di Dio e della verità, parla della paura della morte e della voglia di vivere che ciascuno di noi ha e sente nel profondo.

Sono numerose le testimonianze che attestano come questo spettacolo abbia fatto tanto del bene e abbia toccato nel profondo le persone. A Lille, due sorelle, una cattolica e una diventata musulmana, non si sono parlate per anni. Solo dopo aver visto ‘Pierre e Mohamed’ hanno trovato la forza di raccontarsi le loro scelte e sono state in piedi tutta la notte per discuterne”.

In quale modo l’amicizia può vincere la morte?
“La vicenda del vescovo Pierre e del giovane Mohamed ci racconta appunto che due amici, due amici realmente tali, non hanno paura di morire insieme. «Forte come la morte è l’amore» dice il Cantico dei cantici. E l’amicizia è una forma di amore, perché lega due persone che si sentono veramente in comunione. Pierre e Mohamed sapevano, ciascuno, di essere in pericolo. E ciononostante hanno deciso di restare amici.

Questo fatto è ancora più eloquente in un periodo come questo, in cui continuamente viene in messa in discussione l’umanità comune di ciascuno (ci sono i regolari e gli irregolari, i clandestini e i «nostri», gli extracomunitari e gli italiani). Lo spettacolo ci parla del fatto che siamo tutti persone, tutti fratelli”.

In quale modo le arti possono incidere nel dialogo tra le fedi?
“Il loro può essere un contributo molto importante. Basti pensare che a Marsiglia, dopo la rappresentazione dello spettacolo, da quello che mi è stato riferito, gli spettatori si sono fermati informalmente sul sagrato della chiesa dove si era tenuta la rappresentazione.

E da quei crocicchi di persone sono nati dei gruppi di discussione e di carità islamo-cristiani, persone che si sono dette l’un l’altro: ‘Dopo aver visto e ascoltato qualcosa del genere, non possiamo più ignorarci gli uni gli altri’. Queste persone, cristiani e musulmani, da anni ora fanno i volontari insieme distribuendo alimenti a poveri e senza tetto”.

Dopo il Meeting dove si potrà assistere allo spettacolo?
“Abbiamo già diverse richieste e altre stanno arrivando. Il 20 settembre lo spettacolo sarà a Milano, nella chiesa di san Nazaro, alla presenza dell’arcivescovo, mons. Delpini, su invito del responsabile delle Sale di Comunità, don Gianluca Bernardini.

In seguito saremo nel Vicentino (18 settembre a Noventa Vicentina, 19 a Vicenza, 20 a San Bonifacio), il 25 ottobre a Cesano Boscone, il 30 ottobre al Forum missionario della CEI a Sacrofano (Roma), il 9 dicembre a Modena. Tutti gli aggiornamenti disponibili su www.emi.it”.

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