Palazzo dei Normanni: dalla cultura arabo-normanna una lezione di civiltà

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Gli slogan ‘porti chiusi’ e ‘stop all’invasione’ campeggiano nelle nostre bacheche social, nei notiziari, nei discorsi politici… Nonostante le statistiche dimostrino che buona parte dei discorsi dei nostri governanti si fondino su dati distorti o falsi, il senso di paura invade il buon cittadino, terrorizzato di dover fare i conti con qualche miliziano dell’Isis o con un troglodita della savana.

Di fronte alla xenofobia, sembra che non si possa reagire… Stavolta, invece dei soliti discorsi, tacciati di buonismo o di ingenuità, propongo un tour in Sicilia. Già, l’isola a tre punte non vuol dire soltanto cibo di qualità e mare: essendo stato la porta d’Europa, in una posizione strategica nel Mediterraneo, ha accolto le invasioni – stavolta reali e non virtuali – di Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Angioini, Aragonesi, nonché dei Piemontesi sabaudi.

Tanti domini, che hanno contribuito ad una stratificazione culturale irripetibile, capace di forgiare l’identità composita e ospitale dei siciliani. E’ impossibile trasfondere in un articolo tutti i tesori che quest’isola offre, pertanto, mi limiterò a segnalare la mostra ‘Castrum Superius’, presso il Palazzo dei Normanni a Palermo fino al 10 gennaio 2020.

Il Palazzo Reale è il simbolo delle molteplici dominazioni, ma, nella fretta della visita, questa consapevolezza potrebbe essere oscurata dalle meraviglie che custodisce. Dunque, per prendere coscienza di come la Sicilia abbia rappresentato il laboratorio di convivenza tra popoli, ‘Castrum Superius’ mette in luce la filigrana architettonica e artistica, il substrato arabo-normanno del complesso monumentale.

Nelle decorazioni e negli ori della Cappella Palatina, nelle colonne e nelle volte, nei soffitti, in ogni angolo del Palazzo si può scorgere la fusione dell’opera delle maestranze latine, bizantine, ebraiche e arabe, poste al servizio dei regnanti normanni. Le differenze religiose, di riti, di lingua, di visione del mondo non sono state di ostacolo alla comunicazione, anzi, è proprio nella differenza che si è costruita la meraviglia.

Visitare una mostra non sarà la soluzione politico-sociale ai mali del nostro tempo, ma certamente un modo per rendere fruttuoso il proprio tempo estivo. Se dalla coabitazione imposta dalle logiche di potere del tempo è nato uno dei più riusciti esperimenti artistici e sociali, ancora ammirabile, oggi una scelta coraggiosa di intercultura sarebbe l’occasione per una rinascita culturale in un Paese sempre più ignaro delle proprie origini e sempre più curvo sulle proprie miserie.

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