Il Meeting 2020 si apre alla meraviglia

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‘Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime’: la frase del rabbino e filosofo polacco Braham Joshua Heschel sarà il tema della prossima edizione del Meeting di Rimini, che si terrà dal 18 al 23 agosto 2020. Nella conferenza stampa finale gli organizzatori hanno sottolineato che il Meeting ha indagato il contesto sociale dell’Italia, secondo le indicazioni del papa:

“Il nome, l’identità del Meeting in questi giorni sono nati e sono cresciuti da uno sguardo limpido e desideroso di imparare dalla realtà. Ci ha indicato per primo la strada papa Francesco, con gli esempi di Zaccheo, della Veronica e dell’Innominato manzoniano… Dal Meeting è nato anzitutto uno sguardo al contesto sociale del nostro paese, comprese le incertezze sulla sua guida. Non sono emerse formule di governo o suggerimenti al manovratore, ma esempi di amministrazione della cosa pubblica che ha a cuore il bene di tutti”.

Infatti dalle aree tematiche del Meeting i protagonisti del mondo sociale ed economico hanno raccontato la straordinaria vitalità dell’Italia, nella riflessione sulle città con le loro potenzialità enormi, così come negli approfondimenti sulla salute, sul lavoro, sull’innovazione, su un’economia che ha senso solo in un quadro di sostenibilità di ampio respiro, che ridà protagonismo alla persona e ai suoi talenti.

Un altro filone è stato il dialogo tra persone di fedi e culture diverse, nel grande quadro della libertà religiosa: “Abbiamo guardato all’ecumenismo delle relazioni di papa Francesco e del compianto card. Jean-Louis Tauran, ma anche ad esperienze come la Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale. Sono risuonate le più autorevoli voci del mondo islamico, da Al-Azhar alla Lega Musulmana Mondiale con il suo segretario generale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, ma anche del mondo ebraico.

Nell’auditorium della Fiera abbiamo ascoltato i racconti drammatici di uomini di religioni diverse che collaborano per arginare i danni enormi della guerra, come nel caso della Siria, nella testimonianza delle autorità religiose cristiane e musulmane di Aleppo. Icona di questo filone è stata la grande mostra ‘Francesco e il Sultano 1219-2019. L’incontro sull’altra riva’ che ha evidenziato l’intima relazione che intercorre tra dialogo e identità”.

Eppoi non è mancato un paragone con le mostre, sempre in movimento: “Il Meeting è come la mostra ‘Now Now’, che ci ha mostrato sette giovani artisti mentre realizzavano dal vivo le loro opere: una manifestazione che cresce guardando ad esperienze nel loro nascere, fiorire e svilupparsi. Come il miglior esempio è stata una mostra dal titolo strano, che a qualcuno potrà avere ricordato i titoli dei Meeting di un tempo.

‘Bolle, pionieri e la ragazza di Hong Kong’ ci ha raccontato le aspirazioni, le esitazioni e i timori di una generazione di giovani americani con rispetto e curiosità di fronte alle loro domande, senza l’ansia di incollare una risposta posticcia ma con il desiderio di accompagnarne il percorso, in un incontro tra persone che può aiutare ognuno ad uscire dal bozzolo. Il pubblico del Meeting è attento, curioso e desideroso di imparare, ha affollato gli incontri dedicati all’intelligenza artificiale, così come le testimonianze della cooperazione internazionale che aiuta sul serio le persone a casa loro”.

Però il Meeting è anche fatto di numeri in crescita rispetto alla scorsa manifestazione: 179 incontri con 625 relatori, 25 spettacoli, 20 mostre, 35 manifestazioni sportive ospitati in un’area di 130.000 metri quadrati hanno attirato un numero di presenze superiore al 2018, con € 23.000.000 dell’indotto sull’economia locale calcolato dall’Osservatorio sul turismo regionale.

Ma se si vuole comprendere ciò che è stato il Meeting non resta che citare la riflessione centrale della prof.ssa Guadalupe Arbona Abascal, docente di Letteratura Comparata e coordinatrice Master in Scrittura Creativa all’Università Complutense di Madrid, sul titolo di questa edizione:

“La nostra ricerca dell’identità si svolge tra pixel, tra vere e proprie foreste di pixel. Ed è questo il lato appassionante del momento che stiamo vivendo: che ormai nessuno può dare per scontato chi è. Si cerca e ricerca nelle molteplici possibilità. Ma, allora, si può sperare che sia un pixel, un punto di colore, brillante, luminoso, a permetterci di rinascere, a riportarci alla nostra origine?..

Rivolgiamo il nostro sguardo alla storia per cercare di trovare questo Pixel. Sì, nella storia c’è un uomo che ha calcato questa terra che ha detto ai suoi amici: ‘Rallegratevi, i vostri nomi sono scritti nel cielo’. Lo ha detto sulla terra, e pronunciando il nome di ciascuno dei suoi amici allo stesso tempo annunciava un permanere nel cielo.

Questa frase ha importanza più in là del dove e quando fu proferita? Può dire a noi qualcosa il fatto che i nostri nomi siano scritti in cielo? A me, personalmente, lo dice se mi sono sentita chiamata sulla terra con una intensità propria del cielo. Torniamo a colui che ha promesso che il nome sarà scritto nel cielo: Gesù di Nazaret. Lo ha promesso soltanto perché ha pronunciato il nome di alcuni uomini e donne mentre camminava in Palestina”.

Alla riflessione sul nome si può affiancare l’incontro, prima della festa finale, in cui il vice direttore del Corriere della Sera, Antonio Polito, ha presentato il libro del prof. Salvatore Abbruzzese, docente di Sociologia della Religione all’Università degli Studi di Trento, che ha spiegato il successo del ‘caso alternativo’ per i 40 anni della manifestazione riminese:

“L’estate è il luogo della totale libertà dagli impegni: competere in pienezza di vita con tutto quello che c’è qui è forse uno dei motivi della scelta. Questa non è l’anti-Rimini ma una proposta che lancia un’alternativa. Tutto questo è testimoniato dai volontari, gente che fa fatica e affronta dei costi, eppure vuole ritornare l’anno dopo. Guardate fino in fondo quella feritoia: i volontari sono lo specchio che apre la porta sull’infinito”.

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